Occorre dare il tributo a Cesare ma occorre anche che “Cesare” riconosca l’immagine di Dio in ogni persona del popolo. Sulla fronte di ogni uomo Dio ha scritto il suo nome Divino.
nº 1694
Omelia 29^ Dom. T.O. (22.10.17)
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
Date a Dio quel che è di Dio
Io sono il Signore
Il testo del vangelo di Matteo (22, 15-21) è in comunione con altri due momenti nei quali Gesù è tentato dai suoi nemici. Questo tocca punti centrali della vita della gente: primo il tributo a Cesare, cioè, l’imposta che si pagava ai dominatori romani. Il secondo è la vita futura, con la risurrezione dei morti. Il terzo è il nucleo della fede. “Volevano vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi” (Mt 15,21). Qualsiasi risposta di Gesù sarebbe stata sbagliata e pertanto sarebbe stato un motivo di accusa. Era un dilemma. Come conclusione, Gesù fa una domanda, alla quale sarà difficile rispondere perché era un dilemma. La gente che considerava Dio come il Re, era invece dominata dai romani. Se negavano l’imposta, sarebbe stata una ribellione. Gli erodiani rappresentavano anch’essi dei collaboratori. Se avesse detto che si doveva pagare, avrebbe offeso il sentimento del popolo. Falsamente fanno elogi a Gesù chiamandolo maestro che insegna il cammino di Dio. Il dialogo è dunque ben chiaro. Egli prende una moneta e domanda di chi è l’immagine. Di Cesare, gli rispondono. Che si restituisca a Cesare quello che è di Cesare. Ma che si dia a Dio quello che è di Dio. Tutto è di Dio, perché Egli ha creato tutto. Ha creato anche Cesare e il suo denaro, la sua immagine, l’iscrizione e il tributo. Ma sulla fronte dell’uomo Dio ha scritto con il suo dito, che è lo Spirito Santo, il suo nome Divino. Tutto converge verso Cristo (ef 1,10). Dio è grande e degno di ogni lode: è più terribile e grande degli altri dei … (s. 95).
Dio si serve degli uomini
Dio dirige la storia. Accogliere il Regno di Dio è sapienza. Non possiamo interpretare il testo del vangelo a partire dalla tassa sul giogo o dai farisei o dagli erodiani o da un altro … Non si deve separare ciò che è Divino da ciò che è umano. Paolo insegna che “Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite, poiché non c’è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all’autorità si oppone all’ordine stabilito da Dio” (Rm 13, 1-2). “L’autorità non è autonoma ne autocratica, non da la legge per se, né si dà il potere per se. Bisogna mettere in conto Dio e gli uomini” (T. Federici 1047). L’interpretazione del testo deve essere data dalla prima lettura che usa il movimento politico-storico di Ciro che invadendo Babilonia dona la libertà agli esuli giudei nell’anno 538 a.C. Lo ha fatto per aver benevolenza dei popoli, ed è utilizzato come uno strumento nelle mani di Dio. E’ scelto da Dio e unto come suo inviato. Se leggiamo le vie di Dio possiamo capire che gli eventi sono un dono della sua grazia. Una autorità autorevole si colloca davanti a Dio e cerca di conoscere quale è la missione che Dio mi ha dato in questa posizione che occupo.
Forza del Vangelo
La forza del Vangelo nel mondo delle persone non è solo una “politica divina”. Paolo dice che “il vangelo non è arrivato a voi soltanto per mezzo della parola, ma anche mediante la forza dello Spirito Santo e questo in abbondanza” (1 Tess 1.5b) la forza di Dio è trasformatrice. Gesù ci invita a leggere i segni dei tempi. Questi realmente sono validi per noi. Dio non si preoccupa del mondo come un costruttore che segue tutta la sua costruzione. Ma ha messo le persone nelle condizioni di fare i cammini di Dio e la sua volontà a partire dalla scelta fondamentale che è: “Io sono il Signore non ne esiste un altro” (Is 45,6). Preghiamo: “Dacci di servirti con tutto il cuore”. Quello che si aspetta è che Cesare anche riconosca Dio e l’immagine di Dio in ogni persona. Vediamo che i mali del mondo aumentano perché non si tiene la direzione verso il suo Creatore.
Letture :Is.45,1.4-6;S 95; 1Tess.1,1-5b; Matteo 22,15- 21
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