Se non aiutiamo il popolo a produrre frutti il Regno ci sarà tolto
nº 1690
Omelia 27^ Domenica T.O.
(08.10.17)
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
Non siamo i proprietari del Regno
La vigna del Signore
Leggiamo nel vangelo di Matteo la continuazione della parabola dei due figli che ci fa capire che solo chi risponde alla chiamata del Padre per lavorare nella vigna fa la sua volontà, anche se inizialmente aveva rifiutato l’invito per il Regno. Il testo di oggi continua la tematica del rifiuto anche con violenti atteggiamenti nei confronti di chi è venuto a cercare i diritti di Dio. La vigna era uno dei nomi del popolo di Dio: “La vigna del Signore è la casa d’Israele” (Is 5,7). Dia ha affidato la sua vigna ai capi del popolo affinché essa producesse frutti per il Signore. Era una vigna preziosa. Isaia scrive che essa, pur così ben preparata, ha prodotto solo uva selvatica. Cosa succederà con la vigna che non ha corrisposto? Diventerà pascolo. “Dio aspettava dal popolo frutti di giustizia – ed ecco l’ingiustizia, aspettava opere di bontà ed ecco l’iniquità” (Is 5,7). Per Isaia è la vigna che non ha corrisposto. Dio aveva preparato molto questo popolo con affetto e attenzione. Ma i frutti non sono venuti. Nel testo di Matteo abbiamo una nuova ottica: la vigna è buona, i lavoratori sono stati malvagi. Nella loro malvagità si sono appropriati della vigna. Gesù, così, descrive la storia del popolo. I suoi capi non hanno compiuto la loro missione e non hanno portato frutti a Dio. Dio ha avuto frutti di giustizia e di bontà attraverso i profeti. Questi furono rifiutati, battuti e uccisi. Dio allora arriva fino al punto di inviare suo figlio. E avvenne il peggio. Infatti i vignaioli (capi) vedendo il figlio dissero: “Questo è l’erede. Venite uccidiamolo e prendiamo possesso dell’eredità. Presero il figlio, lo portarono fuori dalla vigna e lo uccisero” (Mt 21, 27). Gesù è il Figlio inviato dal Padre.
Il Regno vi sarà tolto
Viene giudicato il comportamento degli agricoltori malvagi. Gesù domanda ai suoi interlocutori: “Cosa farà il proprietario della vigna ai vignaioli?” Risposero: “farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo” (Mt 21,40) Essi chiedono quale sia la loro missione come responsabili del popolo di Dio: “Consegnare i frutti a suo tempo”. E chiedono anche cosa sarà loro tolto. Gesù si colloca come il Figlio ed essi scartati dalla responsabilità del Regno. Ora è Lui che darà i frutti a Dio. Dice: “La pietra scartata dai costruttori è divenuta pietra angolare” (S 117,22). Qui entriamo nella concretezza della Chiesa e di tutti coloro che se ne dicono responsabili, pastori, vescovi e altri, anche laici. Dio affida il suo popolo a persone di sua fiducia per condurre il popolo a Dio. Qualche volta succede che vorremmo dire che siamo noi i proprietari del gregge di Dio. Stiamo rispettando i diritti che Dio ha sul suo popolo? Non stiamo distruggendo questo popolo a tal punto che impediamo ad esso di portare i frutti? Viviamo per il Signore o per noi?
Curare la Vigna
La cura della vigna o popolo di Dio, è per indurlo a essere fedele a Dio e portare frutti buoni come dice Isaia. Chissà se questo timore del popolo della fede non sia colpa nostra, di chi è responsabile. Non sarà colpa della Chiesa o delle Chiese? Ezechiele attira l’attenzione dei pastori che si appropriano del gregge, non hanno cura dei sofferenti e sfruttano chi è sano. È il momento di approfondire la nostra missione e portare il popolo a produrre frutti attesi da Dio. E frutti sani, non vuoti di vita. Cosa predichiamo? Siamo zelanti per la vigna per noi o per Dio? Cristo solo conduce a Dio. Paolo ci orienta: “Occupatevi di tutto ciò che è vero … che è virtuoso” (Fil 4,8).
Letture: Is.5,1-7; Salmo 79; Fil. 4,6-9;Matteo21,33-43
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