Omelia 24^ dom. T.O. - 17.9.2017



Dio mette nelle nostre mani il modo con il quale perdonerà anche noi

nº 1684

Omelia 24^ Domenica T.O.

(17.09.17)

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

Un comandamento nuovo

Perdonare per essere perdonato

L’acclamazione al vangelo ci dà il senso di tutta la celebrazione di questa domenica: “io vi dò un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli altri come Io vi ho amato”. Una volta che si riflette sulla superiorità del perdono di Dio, apprendiamo  come vivere il perdono. Questo tema coglie il nucleo della rivelazione di Gesù che è quello della redenzione misericordiosa del Padre. La parabola del Vangelo di Matteo  è  messa nel discorso sulla Chiesa. La missione della Chiesa è di creare un mondo rinnovato che elimini l’odio, a cominciare dalla comunità, come perdona il Padre.  Chi non sa perdonare sempre, non partecipa della vita della Chiesa. Pietro fa una domanda: fino a quando dobbiamo perdonare, fino a 7 volte? E pensava che fosse già molto. Gesù utilizza un gioco di parole basato sul numero 7, come settanta volte 7 (Mt 18,22), cioè, sempre. Sette è il numero completo. Nella lettura del libro dell’Ecclesiastico vediamo quanto male fa il male.  Condiziona anche la relazione con Dio. Leggiamo alcuni testi: “ l’ira e il rancore sono cose orribili”. “chi si vendica subirà la vendetta del Signore, il quale tiene sempre presenti i suoi peccati”. Chi ha solo rabbia e nessuna compassione, come potrà chiedere perdono per i propri peccati? C’è grande vantaggio nel perdono delle ingiustizie: perchè quando preghi otterrai il perdono dei tuoi peccati. L’autore sacro presenta due consigli: “Ricordati della tua fine e smetti di odiare ... della dissoluzione e della  morte e resta fedele ai comandamenti ... pensa all’Alleanza con l’Altissimo e dimentica gli errori altrui” (Eccl. 27, 33 e28,9). Evitare l’odio è questione di intelligenza. Il bene che fai è sempre più grande dell’odio.

Il modello è Dio

Questa riflessione ha come sfondo il comandamento dell’amore messo in pratica. Gesù ha predicato e fatto miracoli, ma ciò che ci ha salvato è stato il dare la vita per la remissione dei nostri peccati e il metterci in comunione con Dio. Il perdono e la comunione fraterna costituiscono la base della vita cristiana. Impariamo da Dio come dobbiamo vivere,  e lo apprendiamo dal salmo. Egli perdona tutte le nostre colpe.  Non mantiene il suo rancore per sempre. Il suo perdono è immenso. Nel Vangelo dieci mila denari erano 164 tonnellate di oro. Cento denari erano trenta grammi di oro.  Questa è la comparazione tra il perdono di Dio e il nostro. E continua il salmo: “quanto il cielo è alto sulla terra, così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono; quanto dista l’oriente dall’occidente, così egli allontana da noi le nostre colpe” (Salmo 102). Dio mette nelle nostre mani il modo con il quale perdonerà anche noi. Per questo Gesù insegna a noi il Padre Nostro: “Perdona le nostre colpe come noi perdoniamo ai nostri debitori”. Normalmente non accettiamo il rimprovero sui nostri errori fatta da chi è responsabile della comunità. Ma desideriamo che Dio ci perdoni!

Nessuno vive per se

Vivere l’amore è uscire dalla prigione dell’odio. L’odio corrode il nostro cuore. Paolo riassume questa vita spirituale con le parole “nessuno vive per se stesso, o muore per se stesso: perchè se noi viviamo , viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore” (Rm 14, 7). Nella vita e nella morte siamo rivolti verso Cristo. In questo modo si modella la nostra vita nella costruzione di una fraternità matura che da frutti per il mondo e  si arrivi a conoscere Dio. Egli ci provoca sempre a una vita più piena di tutto quello che ci da. Egli è il Signore, perchè è morto e risorto per essere il Signore dei vivi e dei morti (Rm 14,9). La vita cristiana sarà completa solo  se avremo questa disposizione di perdono e di accoglienza. Il meglio  è di creare una cultura dove non sia necessario offendersi.

 

Letture: Ecl. 27,33-28-9; Salmo 102; Rom. 14,7-9; Matteo 18,21-35



 
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