Il mare agitato simboleggia il mondo. L’angustia dei discepoli è la nostra fragilità nella condizione umana per seguire Gesù. La prsenza di Gesù ci dà sicurezza e ci permette di camminare sulle acque dalle onde tempestose delle nostre perturbazioni. Per calmare il mare delle perturbazioni della vita rivolto contro di noi occorre la brezza della fede
nº 1674
Omelia 19 ^ Dom T.O. (13.08.17)
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
Signore, salvami!
Non abbiate paura
Dopo la meravigliosa moltiplicazione dei pani, Gesù comanda ai discepoli di precederlo, nella barca, dall’altro lato del lago. Questo lago è quello di Genezareth che non è molto grande, ma ha lo stesso tempeste furiose che anche oggi sono pericolose. I discepoli entrano in una di queste e si disperano per la tempesta. La Parola di Dio di questa domenica ci narra di due tempeste. La tempesta del lago e la manifestazione di Dio a Elia. Appaiono fenomeni violenti prima del venticello leggero nel quale Dio parla a Elia. La vita di Elia è passata da momenti turbolenti di persecuzione. Gesù va incontro ai discepoli camminando sulle acque. Nell’oscurità i discepoli pensarono ad un fantasma. Gesù cerca di calmarli e dice: “Coraggio! Sono Io, non abbiate paura!” (Gv 14,27). Anche nella tempesta, Pietro chiede una conferma a Gesù: “Signore, se sei tu, comanda che io ti venga incontro camminando sulle acque”. “Vieni” rispose Gseù (Mt 14,28). Pietro comincia allora ad andare sulle acque. Con la paura del vento, comincia ad affondare. Pietro voleva lo spettacolo. Gesù gli mostra che il cammino è la fede. E gli dice: “Uomo di poca fede, perchè hai dubitato?” (Mt 14,31). Con essa non c’è di che temere. Non aver paura è avere forza di passare nelle difficoltà e sofferenze e avere la certezza della mano di Gesù. Inoltre anche per Elia l’esperienza di Dio sta nel mormorio delle brezza leggera (1 Re 19, 12-13ª). Le difficoltà della vita giocano in situazioni che ci procurano paura. Paura fa parte della natura umana. Avere paura della fede non fa parte della condizione spirituale umana. Per calmare il mare della vita rivolto contro di noi è necessaria la brezza della fede
Nel mormorio della brezza
La riflessione che comincia con la tempesta e continua nell’incontro con Dio. È una esperienza magnifica di incontrarsi con Dio. Per arrivare a questa esperienza Elia passa da tante sofferenze e persecuzioni. Pieno di zelo verso Dio, è ricompensato da un incontro che gli dona la missione di definire il furuto nella situazione in cui vive: unge re e profeta Eliseo. I discepoli hanno l’esperienza di Gesù che viene sulle onde, cioè, in mezzo al pericolo li invita a non avere paura. Nella relazione con Gesù nella fede, non c’è posto per la paura, per lo scoraggiamento e per il rifiuto come a dire che questo non ha niente a che vedere con me. Diciamo che quando le acque ci sommergono, noi corriamo a Dio. Anche se affoghiamo, continuamo sicuri in lui. Gesù è passato da questo nell’Orto degli Ulivi quando ha sofferto la grande tentazione. Il suo timore è arrivato fino a sudare sangue. Scoppiarono le piccole vene a causa della grande tensione. Egli sapeva . ma ha sentito lo stesso la sua natura umana sofferente dire: “Padre se è possibile che passi da me questo calice, ma sia fatto non come desidero io ma come vuoi tu” (Mt 26,39). È stato capace di andare al di sopra delle onde del mare che si rivoltava contro di lui durante la sua Passione e Morte.
Perdere per Gesù
In mezzo alle tempeste incontriamo un momento di pace e di serenità quando siamo capaci di intendere la nostra partecipazione nelle sofferenze di Cristo, non per la sofferenza, ma per il guadagno che abbiamo in Cristo. Questa assimilazione in Cristo c’è quando comprendiamo che perdere per Gesù è guadagnare. San Paolo, che era un giudeo fedele e devoto, sente il desiderio di essere separato da Cristo come quelli della sua razza separati da Cristo (Rm.9,1-5). È necessario perdere per conquistare. Chi vuole seguire Gesù deve perdere molte cose che non portano a Cristo. Anche delle cose buone. Nella fede questa perdita si trasforma in guadagno. È come camminare sulle onde tempestose. È sempre così l’incontro con Dio.
Letture: 1Re 19,9ª.11-13ª; Salmo 84; Rom. 9,1-5; Mateo 14,22-33
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