Gesù invita a seguirLo nella totalità senza altri attaccamenti: Distaccarsi e prendere la croce non è oppressione o rinuncia, ma capacità di amare meglio, è per la libertà e per l’eredità eterna. La Sapienza ci insegna e fortifica per camminare secondo i piani di Dio
nº 1576
Omelia 23^ Dom. T.O.
(04.09.16)
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
Discepolo missionario del Signore
Quando perdere significa vincere
La Parola di Dio ci presenta Gesù che invita a seguirLo. Per capire la sua proposta, teniamo in conto la nostra fragilità. Con la sapienza di Dio i suoi disegni diventano possibili. È quello che vediamo in Paolo che si relaziona con i suoi amici con semplicità e rispetto, anche nelle situazioni che possono sembrare complicate. Essere discepolo di Gesù ha esigenze che possono spaventare: “se qualcuno viene a me, ma non odia suo padre e sua madre, sua moglie e i suoi fratelli e le sue sorelle e anche la propria vita, non può essere mio discepolo” (Gv 14,26). L’esigenza è totale. Dio non chiede troppo, ma esige esclusività. Per comprendere queste parole non possiamo partire dai nostri sentimenti, ma dalla vita di Gesù. Quando insegna che dobbiamo lasciare padre e madre, non sta dicendo opposizione, ma preferenza di un bene maggiore. Questa proposta di Gesù se viene intesa male può significare disobbedienza al comandamento dell’amore: “Amare padre e madre”. Distaccandosi significa dare il giusto valore a ciò che è fondamentale, lascando a lato attaccamenti inutili e secondari. Il tutto che lasciamo sarà più utile sotto la luce del distacco. Chi segue Gesù come il primo e come punto di partenza per tutto nella vita, amerà molto di più padre, fratelli, le bellezze della vita e i piaceri che la vita offre. Gesù racconta due parabole per dire che dobbiamo pensare bene prima di prendere la decisione di servirLo, perché al contrario, dopo, si vede che non eravamo certi. Per questo la sapienza ci sazia con il suo amore e ci insegna a scegliere
Chi non si carica della sua croce
C’è un altro punto di conflitto ed è la Croce. Non si tratta di scegliere il dolore, la penitenza e la mancanza di libertà. Croce non è oppressione, ma chiave per la piena libertà come preghiamo nella preghiera di oggi: “Concedi a chi crede nel Cristo la vera libertà e l’eredità eterna”. Né seguiamo Gesù perché soffre, ma perché si impegna ad amare. Vediamo in Gesù una persona sempre felice, allega e pieno di vitalità anche in mezzo alle sofferenze. Gesù non vuole la sofferenza di nessuno, infatti ci promette resurrezione e vita eterna. Conoscere il piano di Dio vuol dire per noi seguire il Cristo nel suo cammino di Passione per arrivare alla Risurrezione, ci porta a pregare: “Insegnaci a contare i nostri giorni e apprenderemo la sapienza del cuore … saziaci dal mattino con il tuo amore ed esulteremo di gioia” (S 89). La vita cristiana è un continuo apprendistato di vivere come Gesù che camminava decisamente verso Gerusalemme per compiere il disegno del Padre.
Il corpo pesa l’anima
Siamo fragili e peccatori. Non sempre ce ne rendiamo conto. Ma la Sapienza ci fortifica e orienta. Non possiamo aver paura della nostra fragilità. Siamo fango che nelle mani di Dio prende forma. È bene essere fragili, così l’orgoglio non ci attacca. Paolo mostra la semplicità quando chiede a Filemone che il suo schiavo, fuggito e ora convertito a Cristo, resti presso di lui ad aiutarlo nella predicazione. Egli poteva imporsi, ma preferì agire con la sapienza di Dio. In questo modo distacchiamoci da quello che schiavizza e il corpo e l’anima, viviamo nella piena libertà di crescere in corpo e spirito. Se trovassimo delle difficoltà per conoscere e seguire Gesù è perché lasciamo che ciò che è corruttibile prenda possesso della nostra vita. In ogni Eucaristia possiamo ascoltare la Parola che orienta la nostra intelligenza e ci stimola a seguire Gesù.
Letture: Sap.9,13-18; Salmo 89 / Filemone 9b-10.12-17; Luca 14,25-33
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