Gesù mostra un cammino molto più redditizio dell’orgoglio quello dell’umiltà. Chi sta bene con se stesso sta bene ovunque. E sta bene con se stesso chi ascolta e vive la Parola di Gesù
nº 1574
Omelia 22^ Dom. T.O.(28.08.16)
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
La forza della semplicità
Alimentare ciò che è buono (la preghiera)
Il messaggio di questa domenica insegna a vivere uno degli insegnamenti fondamentali di Gesù. Umiltà e semplicità. Ciò che Gesù insegna è un ritratto del suo modo di vivere. Non si tratta di diminuirsi o abbassare se stessi, ma di essere un essere umano normale, senza bisogno di orgoglio e di vanità per imporsi. Se siamo completi, realizzati e coerenti, non abbiamo bisogno di disputarci posti e desiderare di apparire importanti, ciò che non siamo. L’ultimo posto è buono tanto quanto il primo. La mentalità che ci domina è di cercare vantaggi in tutto e cercarne sempre di più. Così si pensa di solito. Nessuno si disputa il primo posto per servire ed essere utile agli altri e cooperare. Gesù mostra un altro cammino che rende molto di più. In primo luogo dà un insegnamento di civiltà e buona educazione. Non è buona educazione voler apparire e voler sembrare molto importante. Per chi mette in pratica la Parola sta bene con se stesso e sta bene in qualsiasi posto. Il libro dell’Ecclesiastico insegna che si è potenti quanto più umili si è (Eccl. 3,20). Nel mondo c’è troppa lotta per il potere. L’importante è che Dio ci veda. E Dio certo vede chi è umile e ad esso Egli rivela i suoi misteri (Eccl. 3,22). L’orgoglio è un danno tanto grande che non ha rimedio. L’Ecclesiastico dice: “per la misera condizione del superbo non c’è rimedio, perché in lui è radicata la pianta del male” (Eccl. 3,30). La semplicità è meglio.
Invita poveri e storpi
Gesù ci dice che se viviamo nella vanità perdiamo molto. Nel riferirsi ai banchetti offerti ricorda che sempre questi presuppongono l’obbligo di ricambiare con doni dello stesso valore. E continua: “Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti”. (Lc 14, 12-14). Dio è colui che paga il conto dei poveri. Questo modo di vivere in verità non porta a nulla e impoverisce il cuore. La ricompensa che l’offerta fatta ai poveri ci porta sarà data nella risurrezione. Questa è la festa che dura per sempre dove il Padre è colui che paga. E retribuisce con abbondanza. Il banchetto che il Padre ci prepara in ricompensa di ciò che abbiamo fatto per i suoi cari, dura per l’eternità. La Chiesa anche è avvelenata dall’orgoglio, dalla vanità, dalla prepotenza e dalla lotta per i posti migliori . E’ necessaria la conversione.
Toccati dalla fede
Vivere gli insegnamenti di Gesù non è solo una scelta di vita, ma il risultato della nostra fede. La lettera agli Ebrei confronta questo momento all’incontro di Dio con il suo popolo nel Monte Sinai. Là era visibile. Ora sono le realtà spirituali e le cose del Cielo che ci toccano. In questo modo siamo invitati alla trasformazione della nostra vita. Cominciamo a vivere le esigenze della conversione secondo il nuovo modo di vita datoci dal Vangelo.
Capiremo questo sentimento di umiltà e semplicità quanto percepiremo che siamo in contatto con Dio che ci ha trattato con tanto affetto. La risurrezione finale è lontana, ma vicino è il nostro quotidiano in cui dobbiamo essere capaci di trasformare il nostro orgoglio in umiltà e la nostra vanità in servizio fraterno.
Letture:Ecl. 3,19-21.30-31;Salmo 67; Eb.12,18-19.22-24ª; Luca 14,1.7-14
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