n. 1558
Omelia Festa Santi Pietro e Paolo
29.6.2016
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Pilastri della Chiesa
Fede per evangelizzare
Dalla lettura degli Atti degli Apostoli e della seconda epistola a Timoteo leggiamo le sofferenze e la fortezza di Pietro e Paolo. Per essere discepoli di Gesù furono perseguitati. Nella loro fede incontriamo la forza e la certezza della presenza di Gesù. Paolo dice:” “Il Signore era al mio fianco e mi ha dato forza”’ (2 Tim 4,17). Pietro ha lo stesso sentimento “Ora sono veramente certo che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che si attendeva il popolo dei Giudei». (At 12,11). La fede é garante di questa certezza: “Tu sei il Messia, Figlio del Dio vivente”, dice Pietro (Mt 16,16). Paolo proclama: “Ho combattuto la buona battaglia , ho terminato la mia corsa, ho custodito la fede” (2 Tim 4,7). La missione dei due apostoli non é solo un’opera apostolica, ma frutto di una fede. Questa fede non é un comportamento soltanto umano ma viene dal Padre. Gesù afferma: “beato sei tu, Simone, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli.” (Mt16,17). Il fondamento della fede é il dono del Padre, dono accolto dall’uomo. Questo perché la fede suppone la condizione umana. Gesù afferma categoricamente: “Per questo io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edifichero’ la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (id 18). Qui c’è un gioco di parole tra Pietro e pietra. La fede risiede in una persona. Ricordiamo l’incarnazione di Gesù nell’ “umiltà” ed i sacramenti che hanno una funzione materiale, per esempio, il pane, il vino l’acqua... Per questo diciamo che la missione di Pietro è continuata dalla Chiesa che ha questi due apostoli come capi. Il modo di un Papa di essere tale varia secondo i tempi. Ogni Papa ci apre alla comprensione di un aspetto del Mistero. Nessun Papa è uguale ad un altro, ma tutti continuano la missione di Pietro di confermare nella fede (Lc22,32).
Un modo di vivere la Chiesa
Tra i tanti insegnamenti della festa dei due apostoli possiamo riflettere a partire dalla loro missione che è quella della unità nella fede in Cristo pur nella diversità. L’unità è fatta nella fede. La stessa fede in situazioni differenti porta uno modo diverso di essere Chiesa. Questa, dunque, non è stabilita nella forma ma nel dinamismo della fede. C’era una grande questione che scomodava le comunità: “i cristiani provenienti dal paganesimo dovevano praticare la legge giudaica?”. Fu definito dagli apostoli che i giudei convertiti seguissero la legge di Mosé e le tradizioni e credessero in Gesù come Messia. I gentili non avevano obbligo di seguire i precetti della tradizione giudaica, pur essendo cristiani. Sono due modi di essere Chiesa. Il modo giudeo duro’ un certo tempo. E’ importante per la Chiesa aprire le persone alla conoscenza di Gesù affinchè venga loro data la fede come fu data a Pietro. Ma bisogna stare attenti alle diversità delle culture perché la fede non si confonde con una cultura, come è invece avvenuto per secoli. Non si nega il valore della cultura romana, ma le culture dei popoli hano anch’esse un grande valore. Questo è l’insegnamento del Vativano II nel documento Ad Gentes (n. 10 e 22).
Vivere la fede nalla diversità
La liturgia di oggi ricorda un effetto della predicazione degli apostoli e nello stesso tempo indica come dobbiamo vivere: “Concedi, Signore, alla tua Chiesa, che hai nutrito alla mensa eucaristica, di perseverare nella frazione del pane e nella dottrina degli Apostoli, per formare nel vincolo della tua carità un cuor solo e un'anima sola” (dopocomunione).Vivere la fede esige che la vita di comunità sia completa fatta di accoglienza della Parola che forma la Comunità, unendosi nella preghiera e nella fraternità del giorno di festa. Non esiste una fede solo per se stessi; crediamo ed entriamo in un corpo che è la Chiesa.
Letture: At. 12.1-11;Salmo 33; 2 Tim. 4,6-8.17-18; Mt. 16,13-19
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