Omelia 30 ^ Dom. T.O. - 25.10.2015



“Maesto che io veda!” – quante volte anche noi dobbiamo ripetere nella nostra vita questa preghiera. Con la luce della fede Gesù ci rimette in cammino

 

nº 1486

Omelia 30^¨ Domenica T.O. (25.10.15)

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

Seguiva Gesù lungo il cammino

Missioni di tutti

Terminando il mese missionario ascoltiamo le parole di Gesù a tutti coloro che stanno ai bordi del cammino e invocano una vita più degna. Il cieco, escluso dalla sofferenza e dal dolore, incontra in Gesù il cammino della guarigione. Grida “Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me!”. Professa la fede in Gesù che gli dice é cosa vuoi che ti faccia?” Il miracolo è una apertura alla visione completa, perchè dopo aver recuperato la vista segue Gesù che è il Cammino. La luce della fede gli consegna la luce. Vede Gesù con gli occhi dellq fede e Lo segue. Essendo nel mese missionario riflettiamo sulla missione di tutti. Qui abbiamo due attitudini. La prima è disconoscere il cmalore dei bisognosi, ripetendo il comportamento di coloro che seguivano Gesù: “ordinavano che tacesse”, poichè dava fastidio. La seconda è più positiva: animare coloro che ricevono la chiamata: “coraggio, alzati, Gesù ti chiama” . Il miracolo è una lezione per noi. La fede guarisce, ma non è un pronto soccorso. Aprire gli occhi è conoscere Gesù e seguirLo nel suo cammino. La fede è un dono che deve essere desiderato. Come ci mostra il profeta, è come il ritorno dall’esilio. È una grande trasformazione come preghiamo nel salmo: “meraviglia ha fatto per noi il Signore, esultiamo di gioia”. Gesù associo’ a se dei discepoli per continuare questa missione di accogliere, annunciare e riunire i seguaci lungo il cammino per seguire Gesù. Il ritorno dall’esilio è un rinnovamento totale. Le profezie non sono atti isolati e non si rifferiscono soltanto a coloro a cui erano diretti, ma possiamo leggere in esse anche la nostra vita. Siamo come quel cieco al bordo del cammino. Gesù passa sempre e possiamo sempre ripetere lapreghiera di quel cieco: “Maestro che io veda!” (Mc 10, 5). Abbiamo anche la missione di stimolare le persone ad andare a Gesù che chiama: “coraggio! Alzati, Gesù ti chiama” (49).

Rileggendo la nostra storia

I fatti meravigliosi di Dio nella nostra vita non succedono come una  pagina della storia passata. Quante meraviglie ha fatto per noi il Signore! “Esultiamo di gioia!”. Il popolo di Israele faceva memoria della sua storia ricordando le sofferenze passate e le liberazioni realizzate da Dio. Noi lo facciamo in ogni Eucaristia quando diciamo: “Celebrando la memoria della sua Morte e Risurrezione ...” La memoria rinnova i doni della salvezza che riceviamo. Molte volte abbiamo una memoria sofferta e custodiamo l’amarezza dei fatti dolorosi. È necessqrio curare la memoria, ricordando anche le meraviglie che Dio ha operato nella nostra vita. È la memoria grata. Facciamo memoria  di coloro che ci educarono alla fede e di coloro che ci hanno dato una mano. La Parola di Dio è anche per noi una costante opportunità di fare della nostra vita una storia di Salvezza. Riceviamo anche la missione di ricordare alla comunità e alle persone le meraviglie di Dio.

Gesù, l’intercessore

Cristo ha ascoltato la supplica  del cieco e continua ad ascoltare tutti coloro che gridano: “Gesù Figlio di David, abbi pietà di me”. Leggiamo nella lettera agli Ebrei che “ogni sommo sacerdote è preso in mezzo agli uomini e istituito in favore degli uomini nelle cose che si riferiscono a Dio” (Eb. 5,1).  Egli ascolta per sà avere compassione. Egli ha conosciuto la sofferenza e la debolezza. La missione di sacerdote non è realizzare riti, ma avere compassione. È farsi ascolto di coloro che gridano. È stimolare coloro che si dispongono a seguire Gesù e non a far tacere la voce della gente che soffre. Nelle sofferenze impariamo a dire come il cieco Bartimeo: “Gesù Figlio di David, abbi pietà di me”. Questa preghiera deve stare sempre sulle nostre labbra. La preghiera del nome di Gesù è unirsi alla sua persona per seguirlo nel cammino.

Letture: Ger 31, 7-9; S 125; Eb 5, 1-6; Marco 10, 46-52

 


 
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