Non bastano le tradizioni per realizzare il culto, è necessaria la coerenza con la Parola di Dio. Le tradizioni sono interpretazioni della Parola, ma non gli sono superiori. Occorre capire che la felicità del mondo si realizza solo con il compimento della legge di Dio
nº 1470
Omelia 22^ Dom. T.O.
(30.08.15)
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
Autenticità di vita
Il cuore è lontano da me
Dopo aver meditato il capitolo sesto di s. Giovanni, ci rivolgiamo al vangelo di Marco. Gesù, nel dibattito con i farisei, mostra il valore della Parola di Dio, il senso della vera tradizione e del vero culto. Per loro erano importanti le tradizioni sulla purezza. Non si tratta di castità, ma di purificazione esteriore secondo le norme della legge ebrea. Troviamo queste prescrizioni nei capitoli 11-19 del libro del Levitico. Ci sono anche le interpretazioni fatte dagli antici ed esagerate poi dai farisei. Nel vangelo di oggi essi dicono che i discepoli di Gesù mangiano senza essersi lavate le mani. Non si tratta di igiene. Cito T. Federici: “interpretavano così: mangiare è un atto sacro. È stare davanti a Dio. Per questo dovevano purificarsi loro e gli utensili del cibo affinchè nessuna impurità perturbasse l’azione religiosa” (453). Accusavano di non seguire le tradizioni degli antichi. Queste sono le maniere di interpretare la legge fatte dai differenti gruppi religiosi. Le leggi orali e quelle scritte nella Parola hanno lo stesso valore. Gesù non è contro i riti poichè Egli stesso li realizzava. Invece accusa i farisei che le loro dottrine sono prescrizioni umane. Anche noi cristiani abbiamo assunto molto di questo modo di agire. Gesù insegna che l’assenza di questi riti non rende la persona impura per prestare culto a Dio. Ciò che rende impuro è quello che viene dal cuore e non quello che entra dalla bocca. Gesù insiste che il culto non deve essere solo quello delle labbra, ma quello del cuore. Il Profeta Isaia diceva: “il culto che mi rendono è un imparaticcio di usi umani” (Is 29,13). Gesù completa: “Voi abandonate i comandamenti di Dio per seguire tradizioni umane” (Mc 7,8). Poi presenta la lista di ciò che veramente rende l’uomo impuro: “immoralità, ruberie, assassini, adulteri, ambizioni sfrenate, malvagità, frodi, eccessi, invidia, calunnia, orgoglio, mancanza di giudizio. Tutte queste cose vengono da dentro e rendono impuro l’uomo” (21.23).
Mettere in pratica la Parola
Non bastano le tradizioni per realizzare il culto, è necessaria la coerenza con la Parola di Dio. Le tradizioni sono interpretazioni della Parola, ma non gli sono superiori. Il libro del Deuteronomio, interpretando la lettura di questo testo di Marco, mostra la necessità di custodire i comandamenti, leggi e decreti affinchè si viva nella terra promessa. Occorre capire che la felicità del mondo si realizza solo con il compimento della legge di Dio. Il Signore è vicino a noi e ha dato leggi e decreti tanto giusti (Dt 4, 1-8). Nulla si deve aggiungere e nulla togliere (Dt 4,1). Abbiamo udito dai cristiani: “Sono cattolico ma non sono praticante”. Intanto non è vero! Non è possibile credere in Dio e non seguire la sua Parola. In riferimento alla vita della Chiesa c’è molta dipendenza a certe tradizioni antiche e a pratiche che crediamo che siano più importanti dei comandamenti, soprattutto nelle celebrazioni e devozioni. È necessario invece essere coerenti. È necessario dare più valore all’essenziale.
Chi abiterà nella nostra casa?
San Giacomo è molto pratico (seconda lettura). Ciò che Gesù esige come purezza Giacomo lo presenta come carità: “Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: assistere gli organi e le vedove nelle loro tribolazioni e non lasciarsi contaminare dal mondo” (Gc 1,27). Siamo chiamati a superare le abitudini farisaiche di valorizzare ciò che è esteriore e invece a vivere la Parola nel nostro cuore e con essa purificare le modalità che soffocano la verità e la purezza interiore.
Letture: Dt 4,1-2.6-8;Salmo 14;Gc. 1,17-18.21b-22.27 ,
Marco 7,1-8.14-15.21.21-23
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