La pratica religiosa deve camminare unita alla giustizia e alla rettitudine
nº 1376 Omelia 27^ Dom. T.O.
(05.10.14)
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
Affinchè portino frutto
Storia di una delusione
La vigna era parte della vita del popolo e un’immagine molto usata dai profeti per dire che il popolo era la vigna di Dio che Lui curava con affetto. Isaia afferma che “la vigna del Signore è la casa d’Israele” (Is 5,7). E i peccati del popolo significavano la mancanza di corrispondenza. Il profeta afferma che, nonostante la cura, la vigna non aveva prodotto buoni frutti. Ora il pascolo cambia, Dio aveva curato molto il popolo come sua vigna. Ma questo non ha dato frutti: “Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi” (id). Gesù applica questo testo del profeta facendone una parabola. È in dialogo con i capi religiosi, i sommi sacerdoti e gli anziani. Usa l’immagine della vigna e accusa i capi di non dare a Dio i frutti della vigna. Essi se ne fecero dono e, peggio ancora: uccisero i servitori venuti a prendere i frutti, cioè i profeti. E ancora desiderarono uccidere il Figlio Gesù. Uccisero il figlio fuori della vigna e Gesù fuori della città. Ora cosa succederà? La vigna sarà tolta a loro e donata ad altri. Gli altri di questa parabola sono i pagani convertiti rifiutati dai giudei perché credevano in Gesù. La vigna ora è il Regno di Dio. Fu dato ai pagani che porteranno frutti a Dio. Per questo Gesù si colloca come la pietra rigettata dai costruttori che è divenuta però pietra angolare, sostegno di tutta la costruzione. Questa parabola è applicabile oggi tanto ai responsabili del popolo di Dio, ai vescovi e ai religiosi come per i laici e i proprietari della società. Chissà che l’allontanamento di tanta gente dalla fede, dalle Chiese non sia la stessa situazione? Ce ne siamo appropriati e non abbiamo lasciato il popolo produrre. Abbiamo fatto una Chiesa a modo nostro e non abbiamo seguito il progetto di Gesù. Questa parabola si dirige alle autorità della Chiesa. Sarebbe buono un esame di coscienza!
Dio aspetta i frutti
“Il Regno vi sarà tolto e dato a un popolo che lo farà fruttificare” (Mt 21,43). Vediamo che in molti paesi cattolici si diventa atei, risultato: Dio passerà la vigna ad altri che gli diano i frutti. Paesi distanti registrano una grande crescita nella fede. Questo rischio, corrono tutti i gruppi cristiani: cattolici, protestanti e ortodossi. I frutti che Dio chiede sono l’accoglimento del Regno di giustizia e le opere di bontà, il Vangelo della carità. La pratica religiosa deve camminare unita alla giustizia e alla rettitudine. È stata questa la predicazione dei profeti. Gesù la continua insistendo che Lui è il Figlio che darà al Padre i frutti della vigna. “Pietra rigettata dai costruttori è diventata pietra angolare” (Is 28,16/Mt 21,42). Il popolo d’Israele è la vigna che Dio ha curato con affetto. I dirigenti ne presero possesso, negando a Dio i suoi frutti. Qui possiamo ricordare il testo ben conosciuto “Dare a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” (Mt 22, 15-22). A Dio appartiene la sovranità.
Praticate ciò che avete appreso
Paolo nell’epistola ai Filippesi insiste che traducano in pratica le virtù apprese. Il popolo, come la vigna, deve produrre frutti, sotto l’orientamento dei dirigenti. Centrare il pensiero e la vita in ciò che è più importante e cioè nell’apertura al Regno. Da questo apprenderemo ciò che dobbiamo fare per dare i frutti a Dio. Gesù insiste su questo durante l’ultima Cena: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15,16). Paolo scrive: “fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri” (Fil 4,8). Nell’Eucaristia impariamo a centrare la vita in Cristo, pietra angolare. É così che diamo a Dio i frutti che lui desidera.
Letture: Isaia 5,1-7; Salmo 79;Fil.4,6-9; Matteo 21,33-43.
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