Omelia 26^ Dom. T.O. - 28.9.2014


 

I peccatori che ritornano superano coloro che sono buoni solo a metà. Nella comunità non ci può essere competizione ma umiltà. Essa pone al servizio dei fratelli. Senza questo la nostra fede non cresce. Perdiamo la medaglia d’oro.

nº 1374
Omelia 26^ Dom. T.O

(28.09.14)

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

Vi precederanno nel Regno

Fare la volontà del Padre

La celebrazione della Parola di questa domenica è centrata nella obbedienza alla volontà del Padre nell’ accogliere il Regno. L’annuncio del Regno e la chiamata ad accogliere questa proposta del Padre  continuano ad essere la grande sfida di oggi. C’è sempre un invito alla conversione che è dire sì  e obbedire. Gesù racconta la parabola dei due figli chiamati a lavorare nella vigna del padre. Uno dice si e non va, l’altro dice no, ma pentito, va. Era la situazione che Gesù incontra nell’annunciare il Regno. I farisei dicevano si a Dio, ma non accolsero Gesù. I pagani, peccatori e prostitute che vivevano del no, accoglieranno la proposta. I giudei hanno ricevuto tutto, e hanno detto di si ma non hanno accettato il Regno di Dio manifestato in Gesù. I pagani, i peccatori e le prostitute dissero no, ma accoglieranno il Regno. Cambiarono la loro vita nell’accogliere Gesù. Adamo e Gesù ricordano questa parabola. Adamo  ricevette tutto e poi lo perse perchè non volle obbedire. Gesù nacque nella condizione umana, caricandosi delle nostre dissobbedienze e disse si al Padre. Gesù obbediente fa della sua vita una consegna permanente al Padre fino al punto di accettare la morte. Per questo il testo dei Filippesi invita ad avere gli stessi sentimenti di Cristo (Fil 2,5). Questo è il cammino dei veri adoratori che il Padre cerca (Gv 4,23). Il si deve essere dato a Dio e non ai nostri sentimenti o ai principi che ci fanno comodo o alle idee che ci chiudono nel nostro piccolo mondo spirituale. Ci sono molti che si credono santi, ma non hanno l’obbedienza al progetto del Regno. Una religiosità senza Gesù non salva. Abbiamo molti cristiani che sono buoni, ma negano ciò che è più importante che è l’accettazione di Gesù nella totalità della sua vita.  Come coloro che dicono io sono cattolico ma non praticante. Seguire il modello di Gesù cambia la nostra vita e porterà alla risurrezione. Non importa ciò che è stato  ma ciò che sono ora.

Responsabilità personale

Non possiamo gettare la colpa dei nostri errori sugli altri. Sempre ci può essere un’influenza, ma la decisione è personale. Il profeta ricorda che Dio non è ingiusto quando condanna uno che fece molte cose buone ma poi cambia il suo modo di agire. La risposta a Dio non si misura con la moltitudine dei nostri errori, ma per la certezza della nostra obbedienza al di sopra di tutti questi mali. È necessario l’impegno di formare la coscienza delle persone affinchè sappiano fare discernimento e acquisire abitudini coerenti. La missione di Gesù è continuata dai suoi seguaci che cercano di chiarire le coscienza sui benefici del Regno di Dio. Paolo ci mostra il cammino: avere gli stessi sentimenti di Cristo.

Mostraci il cammino

Preghiamo nel Salmo: “Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri” il perdono di Dio sana il nostro passato quando ritorniamo a Lui: “Ricordati Signore della tua misericordia e del tuo amore che è da sempre. I peccati della mia giovinezza e le mie ribellioni, non li rocordare, ricordati di me nella tua misericordia, per la tua bontà Signore” (S. 24). È un appello per noi a superare la nostra dissobbedienza e ritornare a dire si. Questa è la supplica che dobbiamo fare: “Un cuore umiliato, Signore, non disprezzare” (S. 50). Molti quando seguono ciò che interessa loro, superano i devoti e i fedeli, e rifiutano parti del Vangelo.

Letture: Ez 18,25-28; Sal 24; Fil 2,1-11; Mt 21,28-32




 
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