Omelia 24^ Dom. T.O - 14.9.2014


La festa dell’Esaltazione della Croce è in relazione alla costruzione della Basilica che Sant’Elena fece costruire sulla grotta della Risurrezione e Calvario. Questo ci ricorda non un Dio morto ma il grande amore di Dio che salva. Gesù crocifisso diventa segno affinché tutti possano credere nell’amore del Padre che consegna il Figlio affinché tutti siano curati dai loro mali e peccati.

nº 1370
Omelia della Esaltazione della Croce

(14.09.14)

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

Amore di redenzione

Segni dall’Alto

La festa dell’Esaltazione della Santa Croce è unita alla edificazione della Basilica della risurrezione costruita sulla tomba di Gesù e sul Calvario. Si narra una tradizione che sant’Elena, andata in Terra Santa per edificare delle basiliche sui luoghi della vita di Gesù, ritrovò la Croce attraverso un miracolo. La venerazione della Croce, da Gerusalemme si estese a tutta la Chiesa di tutti i riti. Con la  croce e la Risurrezione Gesù ha realizzato l’opera della Redenzione  per il Dono dello Spirito, ha inaugurato il regno del Padre. Noi lo celebriamo nel Banchetto Eucaristico, memoriale permanente dell’economia della Redenzione. La Croce è il segno supremo della risurrezione del Signore. È stato lasciato a nostra memoria, venerazione e segno della bontà che il Padre ha usato con noi con la Redenzione. Preghiamo nel prefazio: “Nell'albero della Croce tu hai stabilito la salvezza dell'uomo, perché donde sorgeva la morte di là risorgesse la vita, e chi dell'albero traeva vittoria, dall'albero venisse sconfitto, per Cristo nostro Signore”. Gesù nel dialogo con Nicodemo insegna che dobbiamo nascere di nuovo. Se Dio, per il peccato dell’umanità, restò fuori dal pensiero degli uomini, Gesù con l’incarnazione apre le porte del Paradiso. Alzato sulla Croce diventa il segno affinché tutti credano nell’amore del Padre che consegna il Figlio. Per questo la Croce  non ricorda il dolore, ma l’amore  irradiato da Dio nei nostri cuori e per il quale ci riconciliò quando ancora eravamo peccatori (Rm 5, 5.8). Gesù usa come esempio il serpente di bronzo che curava nel deserto.

Annichilì se stesso

L’amore è il contenuto del processo della Redenzione. Gesù annichilì se stesso assumendo la forma di servo. Cristo ha assunto la condizione dell’Adamo  che cadde nel Paradiso ingannato dal serpente. Si è fatto uomo. Ha assunto la carne dominata dal peccato e destinata alla morte. Si fece obbediente fino alla morte e alla morte di croce, vergognosa, maledetta. Rifiutare la croce è lasciarsi irretire dalle trame del disobbediente satana. Nella morte  di Croce presta l’obbedienza al Padre che gli dà il NOME. Il nome di Gesù vuole dire salvezza.  L’Uomo Gesù è il Signore Dio. È la grande rivelazione che ci fa mostrando chi è il Padre. Per la Gloria di Dio Padre. L’Esaltazione di Cristo viene dalla sua obbedienza al totale annichilimento fino alla morte e alla sepoltura. Annichilire se non è distruggersi, ma accettare la condizione umana con la vita nell’obbedienza al Padre. Obbedienza è accogliere l’amore del padre che dà il Figlio. E vivere in questo amore.

Frutti della Redenzione

L’amore di Dio consegna il Figlio alla Croce affinchè tutti fossero curati dai loro mali. Dio vuole salvare sempre, per questo ha inviato Gesù. Il serpente, simbolo del peccato,  inchiodato al palo, diventa salvezza per coloro che ricevettero il suo veleno e furono morsi. Gesù sull’albero della croce è il simbolo della vita per tutti. Coloro che Lo cercano, troveranno salvezza. I giudei, vedendo il serpente, contemplavano il proprio peccato. In Gesù, che ha assunto il nostro peccato (2 Cor 2,21), ricordiamo che lui si fece peccato per noi, cioè assunse i nostri peccati. Eravamo condannati. Egli strappò dalla croce il documento della nostra condanna. Ricevendo la salvezza siamo chiamati a vivere la Salvezza come Gesù l’ha vissuta.

Letture: Num. 21,4b-9;Salmo 77; Fil. 2,6-11; Giovanni 3,13-17



 
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