Omelia 33^ Dom. T.O. - 16.11.2014



La vigilanza chiede responsabilità sui doni che ci sono stati affidati

nº 1388
Omelia 33^ Dom. T.O.

(16.11.14)

Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

Felice chi teme il Signore

 Ci ha consegnato i suoi beni


Siamo al termine dell’anno liturgico. In questo periodo siamo chiamati alla vigilanza per andare incontro al Signore, Giudice dell’Universo. Con la prossima festa di Cristo Re ci viene presentata la direzione da prendere e il cammino da percorrere. Il cammino della vigilanza è il buon uso dei beni che riceviamo da Dio. Nel vangelo di oggi ascoltiamo la parabola dei talenti. Le ricchezze di Dio ci sono state consegnate perchè producano frutto. Dio non chiede che teniamo tutto, ma che facciamo produrre frutti dai doni ricevuti. Nessuno è meglio degli altri. Minimo è colui che non trae vantaggio dai doni che ha. Non è matematica nè economia, ma corrispondenza ai doni che ci sono stati affidati. La pigrizia spirituale è sinonimo di un corpo morto, inutile e nocivo. Quali sono i talenti che riceviamo? (Taleno equivaleva a 26 kg di oro o argento, 6000 giorni di lavoro, 5 talenti erano un valore altissimo). Un talento non era una monetina. Noi chiamiamo talenti i doni che riceviamo. Valgono più che il denaro. Al di là dei doni personali riceviamo le preziose ricchezze date da Dio in Cristo: la Sua Chiesa, i Sacramenti, la Parola di Dio , la vita della comunità, i ministeri, l’evangelizzazione, il mondo creato che ci è stato dato da curare e l’amore verso il prossimo, soprattutto verso i bisognosi.Non produrre significa morire. Non bastano preghierine per la salvezza. È necessario produrre frutti. Questa è la vigilanza che Gesù chiede: responsabilità su ciò che ci è stato affidato. Non si tratta di avere paura di un mondo che può finire da un’ora all’altra. Questo perchè ci sono alcuni che  non hanno alcuna cura dei doni che gli sono affidati. Il dono più grande è la cura dei poveri. La nostra missione  è di riscattare il tempo presente da ogni iniquità, perchè i giorni sono cattivi. L’educazione cristiana si è concentrata quasi solo nella pratica della preghiera e del rito e non fa conto della vita nel suo tutto.

ABC della donna di valore

Il testo della prima lettura è un poema alfabetico. Ogni frase comincia con una lettera dell’alfabeto. Ma il testo attuale è ridotto. Ogni frase è una virtù della donna che sa usare il talento della sua femminilità come sposa e madre nell’amministrazione della casa e nella educazione dei figli. Non c’erano negozi allora. Ella produceva da sola il filo per fare gli abiti. La vigilanza è essere operosi nel compimento del dovere e nell’uso dei propri talenti. Dobbiamo rendere conto a Dio del tempo perduto. La povertà spirituale e umana fa perdere tempo con tante cose non necessarie e inutili come la vanità, la distrazione vuota e i comportamenti inutili. Dio vuole gioia, entusiasmo, partecipazione e impegno nella vita sociale. Ma è necessario vigilare per arrivare a produrre opere nell’uso dei talenti. Il salmo invita: “felici coloro che temono il Signore”. La famiglia è il santuario del vivere nel timore del Signore.

Figli della luce

Paolo, rispondendo alle domande che gli ponevano i tessalonicesi, spiega come sarà la venuta del giorno del Signore. Non importa quando, ma che la vita sia operosa vivendo come figli della luce. E’ necessario togliere i segni di morte i sostituirli con i segni di vita, spogliarsi  dal sonno delle opere delle tenebre e vestirsi delle armi della luce. È camminare come in pieno giorno, senza orgie. Quali sono le tenebre che sono in noi? Dove siamo luce? Non possiamo aspettare  un Signore che verrà solo alla fine dei tempi,  ma andare incontro a Colui che viene nella persona dei poveri e  nella comprensione dei segni dei tempi.


Letture: Pro. 31,10-13.19-20.30-31; Salmo 127;1ª Tess. 5,1-6; Matteo  25,14-30



 
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