Il
centro del Vangelo di Gesù è l’Amore. In Lui tutto parte dall’Amore e ad esso
tutto conduce.
nº
1226
Omelia 5^ Domenica di Pasqua
(28.04.13)
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
Resurrezione e
amore
Il comandamento di
Gesù
In Quaresima abbiamo
contemplato i passi della formazione del nuovo popolo di Dio attraverso
l’annuncio, il battesimo, l’attività degli apostoli e anche della persecuzione.
Nelle prossime domeniche rifletteremo sui capitoli da 13 a 17 del Vangelo di Giovanni,
nei quali Gesù mostra il nucleo del Vangelo. Lì sta il senso della Sua Vita, il
fine della Passione e della Risurrezione che culmineranno nell’Ascensione e
nella Glorificazione come Signore dell’Universo. Questo nucleo è l’Amore. Tutto
in Gesù partiva e conduceva all’amore, poichè Dio ha tanto amato il mondo che
ha inviato suo Figlio per il perdono dei nostri peccati, per vivere la Vita di comunione d’amore con
il Padre. Nel vangelo di Giovanni (13,31-35) ascoltiamo:”Figlioli, io vi do un
comandamento nuovo: amatevi gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così anche
voi amatevi gli uni gli altri. In questo conosceranno che siete miei discepoli
se avrete amore gli uni gli altri”. Ecco qui la direzione della vita cristiana:
amatevi. E insegna anche la maniera di amare: “Come Io vi ho amato”. È il suo
comandamento. Questo si verificherà
quando saremo uniti tra noi e con Lui (Gv 17,21). La Cena di Gesù sta sotto la
luce dell’amore. Gesù ha già manifestato il Suo amore e lo ha portato fino
all’estremo (Gv 13,1), e cioè fino alla Croce. Questo amore è Dono misterioso
che Gesù implora sui suoi. Il Dono è lo
Spirito che è l’Amore. L’amore di Cristo è il tema centrale della salvezza nel
Nuovo Testamento e anche sarà sviluppato nelle lettere di Paolo (Rm 8,37).
L’amore affinchè si amino. Esso sarà la garanzia della missione: “In questo
conosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni gli altri”. Sarà
questa la preoccupazione della Chiesa, delle comunità e degli individui. Il
comandamento nuovo è la sintesi di tutto l’insegnamento di Gesù. È la vita
della comunità. È la garanzia della vita eterna. Questo comandamento deve
essere la prima norma di vita della Chiesa.
Nuovo cielo e nuova
terra
Il libro dell’Apocalisse è
stato scritto per orientare la vita della comunità in mezzo alle persecuzioni.
In esso Giovanni mostra la comunità glorificata che è la comunità dei seguaci
che si riuniscono affinchè il Vangelo sia vissuto. La comunità è il primo
annuncio che si dà di Cristo. I nuovi cieli cominceranno qui in terra là dove
si vive l’amore. Avendo già la vita eterna, essa passa, come Gesù, attraverso
le sofferenze: “é necessario passare per molte sofferenze per entrare nel Regno
di Dio” (At 14,22), dice Paolo ai nuovi cristiani. La comunità, per realizzare
l’annuncio, invia Paolo e Barnaba in missione. Al loro ritorno, raccontano i
frutti della loro missione. La missione è di tutta la comunità e ad essa si deve rendere conto. Nessuno va a
proprio nome. La fede cristiana non è individualista.
La comunità dei
risorti
Gesù insegna il modo di amare
come ha amato Lui stesso, come Egli ha appreso da suo Padre, e come prega il
salmo 144: “Misericordia e pietà è il Signore. Egli è pazienza e compassione.
Il Signore è buono con tutti. Il Signore è molto buono con tutti, la sua
tenerezza abbraccia ogni creatura”. È un amore universale. L’amore si realizza
in concreto, come ci verrà chiesto nel Giudizio Finale (Mt 25, 31-46). Abbiamo
una direzione esatta: Come ha fatto Gesù! Amare i poveri, i sofferenti, gli
esclusi, i peccatori. Conservare la tradizione delle preghiere e riti che non
coinvolgono la vita, non corrisponde alla novità di Gesù. La comunità è il
nuovo cielo e la nuova terra. Essere spirituali non toglie il dovere di essere
concreti, come vediamo nella testimonianza di Papa Francesco. Celebrando
l’Eucaristia realizziamo la nostra comunione con Dio: “O Dio, che in questo
scambio di doni ci fai partecipare alla comunione con te, unico e sommo bene,
concedi che la luce della tua verità sia testimoniata dalla nostra vita”
(Offertorio)
Letture: At 14,
21-27; Sal 144; Ap 21, 1-5;
Gv 13, 31-33. 34-35