Il Cielo è la nostra cassaforte. È con la fede che si conquista il tesoro. I beni che possediamo ci servono per fare molto bene, così si conquista sia l’equilibrio interiore che l’equilibrio del mondo. Solo l’amore moltiplica!
nº 1256 Omelia 19^ Dom. T.O. (11.08.13) pe. Luiz Carlos de Oliveira Redentorista
un tesoro nei Cieli
che per fede già possediamo
Nel cammino della vita cerchiamo a lungo la felicità, ma nel cammino della fede riceviamo invece la certezza di un premio celeste: la speranza che “è come un’ancora della nostra vita, sicura e salda, la quale penetra fino nell’interno del velo del Santuario, dove Gesù è entrato per noi come precursore …” (Eb 6, 19-20). Sappiamo, infatti, a chi abbiamo creduto (2 Tim 1,12). La fede è la stella polare che ci conduce fino alla grotta del tesoro promesso da Gesù: “Dov’è il vostro tesoro, li starà anche il vostro cuore”. Il tesoro che cerchiamo è il possesso del Regno. È in esso che si raccolgono le ricchezze che accumuliamo con i beni che possediamo. Mettiamo lì il nostro cuore. La fede è già possedere ciò che si spera. La mentalità del mondo è accumulare beni per il presente. Questi beni sono vittime di tanti mali: ladri che rubano, economia che ingoia (già conosciamo questo film), svalutazione programmata per arricchire altri nonché il loro cattivo uso. Questi mali però non arrivano dov’è il tesoro dei Cieli. Per questo Gesù invita a fare come dei sacchetti che non si rovinano. Gesù conforta il piccolo gregge con la sua speranza: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo Regno” (Lc 12,32). La lettera agli ebrei parla della fede degli antichi, come Abramo, Sara ed altri, che cercavano la realizzazione della promessa ma come da lontano. Abramo partì per una terra che doveva ricevere in eredità, e partì, senza sapere dove andava (Eb 11,8). Mosè camminava come se vedesse l’invisibile (Eb 11,27). La testimonianza della fede degli antichi e quella della prima comunità ci aiuta a comprendere che c’è qualcosa che vale più di tutto, più di ogni cosa materiale. Dio desidera che tutti siano nel benessere. Il termometro per sapere se siamo distaccati è quando sentiamo nel nostro cuore il bisogno degli altri, ciò che manca loro. L’acquisto dei beni spirituali si avrà quando avremo acquisito comportamenti concreti. Alle volte ci accontentiamo di un po’ di spiritualità vuota e senza contenuto. Senza la carità, la Chiesa non è annunciatrice del Regno.
Salidali nei beni e nei pericoli
La solidarietà è una ricchezza che ci da un grande tesoro nel cielo. Tuttavia la fede che possiede un tesoro nei Cieli, alla lunga, non elimina la responsabilità sul mondo. La forza del popolo è stata la solidarietà: “I figli santi dei giusti offrivano sacrifici in segreto e si imposero, concordi, questa legge divina: i santi avrebbero partecipato ugualmente ai beni e ai pericoli, intonando prima i canti di lode dei padri.” (Sap. 18,9). La solidarietà è il primo segnale della Pasqua che gli ebrei celebrarono in Egitto. Nella fede cristiana, il primo tesoro è la fraternità e la cura dei più deboli. Cerchiamo, quindi, di dedicarci ai bisognosi.
Responsabilità nel servizio
Infine chiediamo : « Padre, fa' crescere in noi lo spirito di figli adottivi, perché possiamo entrare nell'eredità che ci hai promesso” (colletta). La vigilanza che la parola di Dio ci chiede non è per la paura di restare senza qualcosa, ma di essere responsabili per quello che ci è stato affidato del Regno. Che il Signore, al suo ritorno ci trovi al nostro posto. All’amministratore, conviene restare fedele. Nel ricevere la responsabilità, riceviamo un grande dono del quale dobbiamo rendere conto: “A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più” (Lc 12,48). Chi ha ricevuto molto deve rendere conti maggiori. Siamo responsabili davanti a Dio per i beni immensi, tanto materiali quanto spirituali che abbiamo ricevuto. In ogni Eucaristia possiamo rivedere la nostra vita con la Parola di Dio.
Letture: Sap. 18, 6-9; S. 32; Eb. 11, 1-2.8-12; Luca 12, 32-48
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