Gesù avvisa “Io vi invio
in mezzo ai lupi”. E l’arma contro di loro è la semplicità, il distacco e l’annuncio della pace … Il
rifiuto dell’annuncio del Vangelo non è semplicemente umano, ma opera del
maligno.
n.
1246
Omelia 14^ domenica T.O.
7.7.2013
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
La pace sia in questa casa
Ha inviato i discepoli
Gesù è
in viaggio verso Gerusalemme dove si deve realizzare il disegno della volontà
Divina. Egli associa 72 discepoli alla sua missione di annunciare che il Regno di Dio è vicino. Preparano i luoghi dove Gesù andrà.
L’evangelizzatore prepara l’incontro personale con Gesù che con il suo Spirito
insegna a tutti. I discepoli vanno due a due. Ciò significa garanzia della testimonianza. La predicazione esige la
testimonianza della comunità. La predicazione non è un’opera individuale. La
comunità gode della presenza di Gesù. Egli insegna: “Quando due o tre sono
riuniti nel mio nome, io starò in mezzo a loro” (Mt 18,20). Questo testo
riflette la situazione della comunità. Tutti sono invitati alla
evangelizzazione, non solo gli apostoli.
Tutti siamo invitati a preparare la venuta di Gesù. L’evangelista
insiste su dei punti pratici: l’opera non è individuale, ma della comunità,
come vediamo quando Paolo e Barnaba sono inviati dalla comunità di
Antiochia e tornano per rendere conto.
Gesù insegna che non devono passare di casa in casa. Questo era il problema di
quel momento. Alcuni si dicevano apostoli e vivevano sulle spalle degli altri
come predicatori ambulanti. L’evangelizzazione non si fa per raccogliere benefici, al contrario è la comunità che deve sostenere
l’evangelizzazione, perché l’operaio ha diritto al suo salario (Lc 10,7).
Devono essere spogli e fermi nella
missione che, non è turismo! Restiamo un po’ scomodi con la frase: “non devono
salutare nessuno lungo la strada” non è una scortesia, ma si tratta di non coinvolgersi in conversazioni lunghe, come è
abitudine nell’ospitalità. Gesù avvisa che non sarà facile: “Io vi invio in
mezzo ai lupi” (3). E l’arma contro di loro è la semplicità, il distacco e l’annuncio della pace. Non
stanno facendo concorrenza, ma prendendo una posizione diversa davanti alle
proposte del mondo.
La pace sia in questa
casa
I
discepoli portano la pace che rappresenta la totalità dei beni. L’evangelizzazione,
come ci fa vedere il profeta Isaia (66,14c), è un annuncio di giubilo e di pace
come un fiume per Gerusalemme. Egli usa delle comparazioni simili al linguaggio
della tenerezza materna. Il rifiuto dell’annuncio del Vangelo non è semplicemente
umano, ma opera del maligno. L’opera missionaria è una continuazione dell’opera
di Gesù: vincere il male. Gesù dice loro che vedeva il demonio cadere dal cielo
come una folgore (18). L’annuncio del Regno è la distruzione di ogni potere del
male e delle sue strutture. La messe è grande e pochi sono i mietitori. È lo
stesso timore che abbiamo anche oggi. Perché dobbiamo temere di perdere gli
operai? È il Padre che convoca per una missione che è del Figlio. Il Padre
chiama sempre. Dobbiamo chiedere!
Portare i segni di Cristo
Soltanto
stampando in noi le stimmate della morte e risurrezione di Gesù saremo
veramente discepoli annunciatori. I segni del Cristo non sono stimmate
sanguinanti, ma la crocifissione e morte al mondo al quale non si adatta la
croce di Cristo. Soltanto in essa, invece, noi abbiamo le condizioni per fare
un annuncio coerente e consistente. L’evangelizzatore della fede dona la testimonianza di portare la pace nei
luoghi di sofferenza e marcati dal peccato, anche a costo di essere crocifissi
dal mondo. Il discepolo non è più grande del suo Maestro. Non smetteranno di
annunciare il Regno della pace. Essa distruggerà le forze del male. Chi rifiuta
resterà soltanto con la polvere. Tutto questo è buono, ma migliore è avere la
certezza di tenere il proprio nome scritto nei Cieli, dice Gesù (Lc 10,20)
LETTURE: Is 66, 10-14; Sal 65; Gal 6, 14-18; Lc 10,
1-12. 17-20
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