nº 1125
Articolo
Pe. Luiz Carlos
de Oliveira
Redentorista
Ho desiderato
ardentemente
1104. Una cena differente
Il popolo ebreo, nei
suoi primi tempi, è andato in Egitto. Furono accolti dal figlio prediletto di
Giacobbe, quello che fu venduto, ma che ora era l’uomo più potente del paese.
Erano 70 persone ed erano pastori. Dopo 400 anni erano già una popolazione
grande e divennero schiavi del Faraone
per costruire le sue città. La loro sofferenza fu grande. Dio ha ascoltato il grido del suo popolo e
mandò Mosè per liberarlo. Nel momento cruciale della liberazione, dopo le
piaghe con le quali Dio ferì l’Egitto, ci fu la morte dei primogeniti egiziani.
In questa occasione, Dio comandò di fare una cena che sarebbe stata per sempre
un memoriale di questa liberazione, come leggiamo in Esodo capitolo 12. Questa
cena già era presente nella tradizione dei pastori, ma prese qui un nuovo
senso, perchè, con il sacrificio dell’agnello celebravano la prima Pasqua.
Questo pasto rituale divenne un memoriale che doveva essere celebrato sempre
affinchè ciascuno si sentisse liberato personalmente da Dio, nella persona dei
suoi antenati. Questa celebrazione prese forme nuove durante i secoli, ma
mantenne ciò che era fondamentale. Questo permane fino ad oggi con riti diversi.
Tra i riti c’è la carne dell’agnello, ricordando l’agnello sacrificato, il cui
sangue venne passato sugli stipiti delle porte, c'è anche il pane azzimo, pane
senza lievito appunto, poichè non c’era tempo per far lievitare la pasta. Era
il pane dell’amarezza. C’è anche una salsa agrodolce colore del mattone per
ricordare la durezza della vita che sopportarono. Si sono aggiunte le erbe
amare per ricordare l’amarezza che soffrirono. Durante la cena è raccontata la
storia del popolo. Così ciascuno si sente parte di essa e partecipa di questa
liberazione. Si cantavano cantici di lode a Dio per i tanti benefici ricevuti.
Questo rito mantiene l’unità del popolo e la sua sopravvivenza. Questa cena si
fa una volta l’anno ed è il punto centrale della loro vita e il segno della
speranza del futuro Messia
1105. Ciò che ha fatto Gesù
Gesù, come membro del
popolo che Lui amava tanto, perchè, questo popolo, fu scelto dal Padre per puro
amore, affinchè esso mantenesse vive le promesse, nell’attesa del giorno in cui quel popolo avrebbe dato al mondo il Salvatore. Gesù “cresceva e si fortificava
pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui” (Lc. 2,38). Era un ebreo
che viveva la fede e partecipava alla vita religiosa del suo popolo. Durante la
sua vita ha fatto tutti gli anni questa cena. Durante l’ultima cena, ha dato ad essa un nuovo senso: ora il pane non ricorda più la liberazione dall’Egitto, ma la
liberazione nel suo sangue, poichè è lui l’agnello il cui sangue libera dalla
morte. Fate questo in memoria di me e di tutto quello che ha fatto per
salvarci. La cena cristiana non è più la cena pasquale ebraica, ma questa resta
nello sfondo. Quando Paolo parla dell’Eucaristia, la cena cristiana già si era
distanziata da quella ebraica nel rito, perchè questo è celebrato solo dai giudei
1106.
Eucaristia è cena
Quando ci riuniamo per
l’Eucaristia facciamo una cena, molto simbolica, ma c’è un tavolo, la tovaglia,
il pane e il vino e diversi riti che ci uniscono alla Morte, Risurrezione,
Ascensione di Gesù e il dono dello Spirito. Per quanto sia sacrificio della
croce, non perde il carattere di cena, perchè il pane spezzato significa il
Cristo che si consegna nella croce per essere alimento redentore di tutti. In
questa cena ricordiamo tutti gli avvenimenti salvifici, nella parola proclamata
e nei riti celebrati noi diventiamo partecipi di tutto quello che lui ha fatto
per la nostra salvezza. E’ come se fisicamente fossimo lì. E' per la fede che siamo
presenti, perchè siamo stati liberati da Lui individualmente e come popolo.