Gesù è la Vite noi i tralci, chi rimane
in lui ha la Vita. Si
rimane uniti se crediamo in Lui e amiamo i fratelli. Questi sono i frutti della
nostra unione con Lui e del nostro essere cristiani. La potatura è necessaria
per pulire e fortificare perchè i frutti siano più abbondanti e migliori. Rimanere è credere ed amare.
nº 1124
5^ Dom. Tempo Pasquale
(06.04.12)
Pe. Luiz Carlos de
Oliveira
Redentorista
Rimanete in me
Io sono la vite e
voi i tralci
Stiamo vivendo il Tempo
Pasquale, nel quale abbiamo imparato quello che ci ha dato la vittoria del
Cristo sulla morte. La Vita che ha vinto la morte ci invade e ci unisce a
Cristo in un modo sempre nuovo. Giovanni ci presenta questa riflessione a
partire dalla immagine della vite e dei tralci. La vite è una immagine forte
nell’AT. C’è una unità vitale tra Dio che è Vita e il ramo che rimane unito al
tronco. Gesù si definisce “la vera vite”.
Rimanere in Cristo è il linguaggio fondamentale per comprendere la vita
cristiana. Gesù usa la parabola molto semplice del ramo che dà frutto solo se
rimane unito al tronco. Rimanere significa che esiste una unione di vita,
poichè la vita del ramo è la stessa del tronco. Così nella fede, la vita del
cristiano è la stessa del Cristo al quale rimane unito. E’ una adesione di
natura spirituale ma anche di impegno spirituale perchè essa si concretizza
nella vita attraverso le buone opere. Chi non dà frutto è morto nella sua
unione col Cristo. Senza Cristo siamo rami sterili e secchi. Nel momento
attuale siamo convocati ad avere una maggiore coscienza della nostra unione al
Cristo assumendo la sua vita e la sua proposta. E’ quello di cui parla la prima
lettura di Paolo. Appena convertito diventa apostolo. Rimanere è credere ed
amare. Giovanni conferma nella sua lettera che dobbiamo custodire il
comandamento: “dobbiamo credere nel nome del suo Figlio Gesù Cristo e dobbiamo
amarci gli uni gli altri” (1 Gv 3,23). Non c’è cristianesimo senza Gesù e senza il suo modo. Questo è vivere ed
essere inseriti nella vita Trinitaria.
Potatura della vita
Continuando la parabola, Gesù
ci spiega la necessità della potatura al fine di produrre frutti abbondanti.
Esiste la potatura che taglia il ramo secco e la potatura positiva che pota i
rami buoni perchè diano maggior frutto. Bisogna vedere in questo la ricerca di
un fine migliore. Gesù pota attraverso la sua obbedienza al Padre, facendo la
sua volontà (Gv 6, 38) e soffrendo nella sua carne le consequenze del peccato
che si caricava sopra di se. Come il grano, Egli è stato molato per essere il
pane puro offerto a Dio nel sacrificio della Croce. Potare è “passare dalla
antica alla nuova vita” (dopo-comunione). Sappiamo che siamo nella verità solo
quando amiamo con le opere e nella verità (1 Gv 3,18). Potare è vivere
nell’amore e nella fede. Abbiamo così coscienza di essere uniti a Cristo e far
parte del popolo di Dio, la vite e i suoi rami. Se il nostro cuore non ci
accusa, possiamo restare tranquilli. E’ necessario crescere nella coscienza che
l’unione a Cristo è pasquale, perchè scaturisce dalla sua morte e risurrezione.
Paolo dà frutti
Nella lettura degli Atti
vediamo il vigore della predicazione di Paolo. La sua unione a Cristo produce
frutti. Dove Paolo ha imparato a vivere la fede in questo modo? Nella comunità,
perchè è rimasto tre anni in Arabia (Regione della Siria). Per essere in Cristo e amare veramente,
annuncia la Parola. I
frutti dell’amore e della fede vengono dalla forza del tronco che è Gesù. Senza
Cristo non possiamo fare nulla. Dio non vuole rami sterili buoni solo per il
fuoco, poichè la gloria di Dio è l’uomo vivente (Sant’Ireneo). Se vivessimo i
comandamenti potremmo avere ciò che desideriamo, perchè saremmo in accordo con
Dio. Ma più che dire è importante mostrare l’azione di Dio in noi. Siamo una
continuazione di Cristo. Glorificare Dio è produrre frutti. Noi preghiamo il
Padre perchè Egli veda in noi i frutti del suo Figlio
Letture: Atti 9, 26-31; S.
21; 1 Gv 3, 8-24;
Vangelo di Giovanni: 15, 1-8