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Omelia 3^ Dom. di Pasqua - 22.4.2012



Il Risorto è lo stesso che fu crocifisso!


nº 1120
Omelia 3^ Dom. di Pasqua
(22.04.12)
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista

 

Gli diedero da mangiare del pesce

Sono Io!

Dopo la Risurrezione Gesù passò 40 giorni con i suoi discepoli. E’ stato un tempo pieno della sua presenza. Con ciò ha dimostrato di essere vivo dopo la sua crocifissione e morte. Il realismo della sua incarnazione continua nel realismo della sua risurrezione e nella manifestazione ai discepoli. Davanti al dubbio dei discepoli se fosse un fantasma, Gesù chiese qualcosa da mangiare, poichè un fantasma non mangia: “gli offrirono una porzione di pesce arrostito, Egli lo prese e lo mangiò davanti a loro” (Lc 24, 42-43). Si manifesta con i sensi di una persona: può essere visto, ha carne e ossa, può essere toccato, parla, mangia davanti a loro, mostra le mani e i piedi con i segni lasciati dai chiodi. Il Risorto è lo stesso che fu crocifisso. E’ lo stesso Gesù nella sua umanità. La differenza tra il tempo della sua vita con loro ed ora, sta nel fatto di essere risorto che è un’altra dimensione. Appare e scompare, senza bisogno che le porte si aprano. Lui ha aperto, invece, la loro intelligenza mostrando loro anche che con questo si compivano le Scritture. Esse possono essere comprese solo a partire da Lui. La sua missione continua ora nei suoi discepoli che devono annunciarLo al mondo ed essere testimoni che Gesù è vivo. L’annuncio fondamentale è che in Gesù si realizzano le promesse: “ voi avete ucciso l’autore della vita, ma Dio lo ha risuscitato dai morti  e di questo noi siamo testimoni”... “Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire” (At. 3, 15.18).

 

Custodite la Parola

 

Dopo la Risurrezione Gesù ha aperto l’intelligenza dei discepoli affinchè comprendessero che la Parola di Dio si realizza in Lui. Essi cominciano, così, a comprendere il senso delle Sacre Scritture (Lc 24,32). Giovanni nella sua prima lettera, dice che conosce Dio colui che osserva i comandamenti. In coloro, poi, che osservano la sua parola, l’amore di Dio è veramente perfetto (1 Gv 24, 5^). L’amore di Dio si rivela nell’averci dato il Figlio che ci ha portato la salvezza. L’amore di Dio si realizza nel suo Figlio. Per questo, cedere in Gesù è avere in noi l’amore di Dio che salva. La salvezza che Dio ci ha dato nel Suo Figlio  si realizza in noi.  Noi ora portiamo avanti l’amore di Dio come testimonianza che Gesù è vivo. Essere testimonianza è proclamare la sua risurrezione che è garanzia della sua divinità.

 

Pentitevi

Continuiamo chiedendo a Dio: “Risplenda su di noi Signore la luce del tuo volto” (S. 4). Non ha senso usare il nome di Cristo, aggrapparsi alla sua immagine, usare le sue parole, se non c’è il pentimento e la conversione. Dall’inizio della sua predicazione, Egli insiste sulla conversione. Questa sarà l’insistenza permanente dei discepoli. Gesù è venuto per il perdono e per introdurci così nella Vita. Egli è la vittima di espiazione per i nostri peccati. Per questo, aspettiamo con fiducia il giorno della Risurrezione (Orazione). Egli muore e risorge non solo per noi, ma per i peccati del mondo intero (1 Gv 2,2). La Pasqua settimanale, in ogni domenica, è il momento per approfondire la fede e di promuovere la vita con il dono della Parola e del suo Corpo vivo affinchè viviamo in Lui, di Lui e per Lui. In ogni celebrazione facciamo memoria della salvezza che ci ha dato la Vita.

 

Letture: Atti 3,13-15.17-19; S. 4; 1 Gv. 21, 5^;
Vangelo di Luca 25, 35-48

 


 
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