Omelia 31^ Dom. T.O. - 30.10.2011
 
 

Richiamo alla coerenza di vita
sia per  i sacerdoti che per  il loro gregge

 

nº 1070
Omelia 31^ Dom. T.O.
(30.10.2011)
Pe. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista

 

Chi si umilia sarà esaltato

 

I pastori del popolo

Ci sono giorni in cui dobbiamo prenderci cura del gregge e ci sono giorni in cui dobbiamo prenderci cura dei pastori. S. Alfonso scriveva: una pecora malata è un problema, un pastore malato è un disastro per il gregge. Oggi la celebrazione ci richiama l’attenzione alla coerenza di vita nella fede e nel ministero affidato ai sacerdoti. La comunità è chiamata a non lasciare che i suoi sacerdoti, responsabili del popolo di Dio, vivano una doppia vita, predicando una cosa e vivendone un’altra. Il profeta Malachia evidenzia una situazione grave dei sacerdoti del suo tempo. Lasciarono la gloria di Dio, abbandonarono la retta via, insegnando dottrine false e mettendo in pericolo il popolo e discriminando le persone nel servizio della legge. Gesù critica fortemente i farisei per la loro religiosità esteriore e senza coerenza di vita. Gesù non dice che insegnavano male, ma che vivevano male quello che insegnavano. L’evangelista riprende questo insegnamento per avvertire la comunità contro il culto esteriore e senza coerenza di vita. Corriamo il rischio di vivere la facciata. Abbiamo visto questi anni il male che ha fatto alle comunità cristiane tutta la problematica vissuta dai sacerdoti. Gesù non era così. Affinchè realizziamo un sacerdozio coerente, siamo invitati ad avere unione profonda con Dio e impegnarci nel dargli gloria, non solo a parole, ma vivendo il cammino e predicando sostanziosamente la Sua Parola. Perciò è importante la cura dei pastori del popolo di Dio ed è necessario che i responsabili della comunità siano coerenti e vivano quello che predicano.

 

Ricchezze di un ministero

Siamo invitati a vivere la Parola di Dio con semplicità e verità. Questo è il primo abito del sacerdote. Predicare la Parola e interpretarla con la vita sono le due pagine del Vangelo che  dobbiamo vivere.  C’è la tendenza a dare valore alle vesti tanto clericali quanto liturgiche. Bellissimo! Ma che questo non sia per nascondere la nostra verità o per darci un potere che Dio non ha mai insegnato. Il potere di Gesù era di servire e lavare i piedi dei discepoli. Che la nostra veste sia la trasparenza di Gesù che vive in noi e in noi continua a fare la volontà del Padre, dando la vita per i fratelli. Ringraziamo tanti vescovi, padri e servitori della Chiesa che hanno vissuto la povertà dedicandosi ai fratelli loro unica ricchezza, nell’affetto del popolo e nel sacrificio di se affinché il Redentore continuasse la sua presenza.

 

Paolo insegna la coerenza

Paolo descrive le sue fatiche per il vangelo e mostra il cammino per la vera evangelizzazione: “pur potendo essere di peso, come apostoli di Cristo, siamo stati al contrario affabili con voi: come una madre che cura premurosamente i suoi figli così noi, desiderandovi ardentemente, eravamo disposti a comunicarvi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, tanto ci eravate diventati cari” (1 Tess. 2, 7-8). Gesù è nel cuore del popolo di Dio perchè ha saputo servire con tutta la vita. Siamo invitati ad amare i nostri sacerdoti e vescovi. I cattolici hanno la mania di parlare male dei preti. Le altre religioni non fanno così. Ricordiamo la parola di Dio. “ non toccate i miei consacrati” (1 Cr. 16,22). Correggere si,  parlar male di loro, no. In ogni Eucaristia o nei Sacramenti siamo presieduti da un sacerdote. Aiutatelo a vivere bene il ministero che celebra. Si dice, di solito, che una parrocchia ha i sacerdoti che si merita. Non è certo. Se essa lo ama, invece, potrà farlo crescere e convertire.

 

Letture: Malachia 1, 14b-2,1-2.8-10; S. 130; 1 Tess. 2, 7b-9.13; Vangelo di Matteo 23, 1-12

 

 

 

 
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