Omelia 27^ Dom. T.O. - 2.10.2011
 
 
 

Non sarà che stiamo mettendo ostacoli al piano di Dio con leggi, costumi, politiche religiose, filosofie che poco hanno a che vedere con il Vangelo?

 

 

nº 1062
Omelia 27^ Dom. T.O.
(02.10.11)

p. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista

Il Regno vi sarà tolto

 

Una storia in parabola 

L’Anno Liturgico è una grande scuola per conoscere Gesù, la sua missione e i cammini attraverso i quali corrispondere al Dio che si rivela. Le celebrazioni hanno un aspetto speculare, cioè, sono uno specchio in cui guardarci per risistemare i nostri cammini. I primi cristiani, specialmente quelli di origine giudaica, ed erano molti, si ponevano il problema: Se Dio ha scelto un popolo perchè sia il depositario delle promesse, delle Alleanze, perchè ora i pagani entrano con piena uguaglianza nella comunità cristiana? Gesù insegna che il Regno è aperto a tutti i popoli e ugualmente ai giudei. I quali non perdono il loro passato. Paolo è chiaro: “A essi appartiene l’adozione filiale, la gloria... e dai quali discende Cristo secondo la carne” (Rm 9,1-5). E dice anche: “Israele è rimasto indurito” (Rm 11,7). I giudei non sono stati rifiutati. Al tronco dell’olivo domestico è stato innestato l’olivo selvatico. Se questo ha fiorito, quanto più fiorirà il ramo naturale (16-36). L’insegnamento di Gesù non si dirige al popolo, ma ai capi che erano i responsabili a cui Dio aveva affidato il popolo. In questa parabola, coloro che hanno responsabilità sul popolo: sia religiosa che civile o sociale, possono fare un esame di coscienza, poichè è ad essi che essa si rivolge.

 

Dio cerca i frutti 

La profezia di Isaia mostra il disincanto di Dio per la mancanza di corrispondenza al suo piano. La parabola dice che il popolo è la vigna. Dio si è preso cura di essa con tanto affetto e, quando è venuto a cercare i frutti, ha trovato solo uva selvatica e cioè il sangue versato e l’ingiustizia. Il testo della parabola è una sintesi della storia del popolo e dei suoi continui rifiuti. E’ pensata per i capi del popolo che, avendo responsabilità su di esso non lo hanno portato a produrre frutti desiderati da Dio. I profeti  furono uccisi perchè ricercavano tali frutti. Dio mandò Gesù, il Figlio, che venne ad annunciare la volontà di Dio. Anch’Egli fu ucciso fuori della vigna, cioè, fuori delle porte della città. Colui che fu rifiutato, è divenuto la pietra angolare del nuovo edificio. E’ Lui che ha dato a Dio i risultati attesi dalla vigna. E il popolo ha prodotto i suoi frutti. La vigna non è devastata, ma ha un altro responsabile che le fa produrre i buoni frutti per Dio.

 

Il Regno vi sarà tolto 

Dio ha fatto molto per il suo popolo e ancora lo fa per noi che riceviamo l’eredità di Dio. Dio è fedele. Se noi siamo stati infedeli, Egli può consegnare ad altri la cura della sua piantagione. Dio si è compromesso nel fare la sua parte. Ma, se la Chiesa e la società, nella persona dei loro responsabili, a cui Dio ha affidato il suo popolo e il suo regno, ripeteranno quello che fecero i capi dei giudei, saremo tutti esclusi. Molte volte ci preoccupiamo della fuga di tanti dalla Chiesa. Ci sono le sette, l’ateismo, il laicismo e altri nomi...  Non sarà che stiamo mettendo ostacoli al piano di Dio con leggi, costumi, politiche religiose, filosofie che poco hanno a che vedere con il Vangelo? La vigna sarà data a altri che la faranno produrre come Dio desidera. Daremmo una testimonianza migliore se fossimo più coerenti. Cosa possiamo fare per corrispondere a ciò che Dio ha fatto per noi? Cosa ci chiede questa Parabola? Paolo ci esorta : “Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica.” (Fil. 4,9). Quando ci riuniamo, è necessario ascoltare quello che Dio ci dice. La celebrazione non è solo una orazione, ma una sfida e una missione.

 

Letture: Isaia 5, 1-7; S. 79; Fil. 4, 6-9; Vangelo di Mateo 21, 33-43

 

 

 

 

 
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