Omelia 20^ Dom. T.O. - 14.8.2011
 
Gesù è aperto ai pagani che hanno un cuore sincero e accettano la sua fede e il suo culto. Tutti sono invitati a glorificare Dio

nº 1048
Omilia 20^ Dom. T.O.
(14.08.11)

p. Luiz Carlos de Oliveira

Redentorista


Che i popoli ti glorifichino

Dio accetta il cuore sincero

Viviamo in un tempo di riconoscimento delle ricchezze delle persone, delle loro manifestazioni spirituali e culturali. C’è un dialogo ecumenico che riconosce quello che c’è di buono per costruire un mondo più fraterno. Ma da un altro lato, incontriamo anche i fondamentalismi dei gruppi mussulmani, evangelici e delle sette che, per insistere su poche idee, perdono la bellezza che Dio ha donato. Per questa realtà, Gesù si manifesta con un messaggio molto buono detto alla  cananea: “Donna, grande è la tua fede , avvenga per te come desideri” e da quel momento sua figlia fu guarita. Colei che implorava la  guarigione della figlia, non si offese per le parole dure di Gesù: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. Gesù  mise alla prova la sua fede. Il profeta Isaia mostra l’apertura alla fede nel dire: “Gli stranieri che hanno aderito al Signore ... li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. I loro olocausti saranno graditi... poichè la mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli” (Is 56, 1-7)- Questi due testi rivelano il grande cambiamento di mentalità dall’esclusivismo giudaico in riferimento alla salvezza. I pagani erano chiamati cani. I primi cristiani, provenendo dal giudaismo, hanno avuto difficoltà con la conversione dei cananei e degli altri popoli che vivevano in un basso paganesimo. Essi accettarono il vangelo e si convertirono. In essi non si deve guardare all’origine, ma alla disposizione della fede. Così saranno guariti dal loro paganesimo, simboleggiato dalla figlia sofferente, e vinte le loro malattie. Tutti sono invitati a glorificare il Signore, perché Dio accetta il cuore sincero

 

Mistero del rifiuto

I giudei rifiutavano i popoli pagani e, sull’istigazione dei capi, rifiutarono anche Gesù. Rigettando il Regno, si collocarono fuori di esso. Il popolo di Dio, anche dopo questa scelta, non ha perso i magnifici privilegi che gli furono concessi da Dio nella sua storia, come dice Paolo: “A essi appartiene la filiazione adottiva, l’alleanza, le promesse il culto, i patriarchi, ... da loro discende il Cristo...” Dio non ha abbandonato il suo popolo. Se non ci fosse stata l’apertura ai pagani, la fede cristiana si sarebbe identificata con una tradizione, ciò che Cristo ha invece rifiutato. La Fede è al di sopra della cultura. In questa questione la Chiesa ha avuto difficoltà per secoli ed anche ora. La Chiesa non è un prodotto del primo mondo e non deve avere come riferimento una classe sociale, o ideologica, ma essere aperta alle ricchezze dei popoli e delle culture. Non si tratta di rifiutare una storia, ma di permettere che la Fede si sviluppi come semente che produrrà i frutti che Dio offre.

 

Scuola di preghiera

Nel racconto evangelico di oggi impariamo anche un modo di pregare. Pregare non è leggere testi o recitare formule.  Talvolta questo può anche  esistere, dal momento che sono fondate su una realtà personale aperta a Dio. La donna cananea prega a partire dalla sua vita, rivolgendosi a Gesù, che la tratta con freddezza, per provare la sua fede. Ma ella grida, insistentemente: “Signore, Figlio di David, abbi pietà di me, mia figlià è gravemente tormentata da un demonio” (Mt 5,22). Gesù insegna che la preghiera è unita alla vita e deve essere insistente. Conosciamo la parabola dell’amico importuno che insiste nel chiedere il pane (Lc 11, 5-8). Insistere è avere fede. Pregare non è dire molte parole, ma dire molte volte la stessa cosa.

 

Letture: Isaia 56, 1.6-7; Salmo 66; Romani 11, 13-15.29-32;
Vangelo di Matteo 15,21-28

 

 
 
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