nº 1046
Omelia 19^ Domenica T.O.
(07.08.11)
p. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
“Coraggio, non abbiate paura!”
Mostraci la tua misericordia
Il ritornello del salmo rivela un desiderio profondo del nostro cuore: la sete di Dio. Nel salmo 42,3 preghiamo: “L’anima mia ha sete del Dio vivente, quando verrò a contemplare il volto di Dio”. Chiediamo che la bontà di Dio venga in aiuto alle nostre necessità ma, sfortunatamente, noi viviamo l’”immediatismo” spirituale. Ci rivolgiamo a Dio soltanto nel bisogno. Pensiamo molto a noi stessi ed a risolvere i nostri problemi. Quello che Dio desidera è che lo cerchiamo con tutto l’anelito del cuore. Egli ci rimprovera attraverso il profeta Geremia: “Due malvagità ha commesso il mio popolo: ha abbandonato me, sorgente di acqua viva, per scavarsi cisterne screpolate che non possono contenete l’acqua” (Ger. 2,13). La sete del cuore umano, che cerca le cose materiali o i miracoli, non è mai soddisfatta. Il popolo ha abbandonato Dio e il profeta Elia cerca di ricondurlo e viene perseguitato. Lo zelo che ha Dio per le sue cose è per Elia motivo di sofferenza, così fugge e cerca rifugio sul Monte Oreb , dove Dio parlerà con Mosè. Questo è un simbolo per animarci e andare incontro a Dio. Egli si renderà presente nella nostra vita. Anche noi abbiamo momenti di difficoltà, e passiamo per la stessa esperienza di Elia. Camminiamo incontro a Dio. Guardiamo nell’esperienza del profeta cosa succede. Elia non ha incontrato Dio nella confusione, ma nella brezza leggera. Stà a noi prestare attenzione al modo con cui incontrare Dio. In una situazione diversa, incontriamo Pietro che va incontro a Cristo in mezzo alle onde, camminando sull’acqua. Si incamminò ma ebbe paura, perchè la sua fede era debole. Ha mostrato la sua fragilità, ma non ha perso la mano di Gesù. Gesù gli rimprovera la mancanza di fede: “Uomo di poca fede, perchè hai dubitato? “(Mt 14, 31).
Andare incontro a Dio
Siamo chiamati ad andare incontro a Dio. Poichè è un mistero più grande dei nostri sensi Egli ci ha mandato Gesù che è la sua immagine visibile. L’apostolo Giovanni ne ha fatto l’esperienza: “Colui che abbiamo udito, colui che abbiamo visto con i nostri occhi e che le nostre mani hanno toccato, cioè il Verbo della Vita... noi ve lo annunciamo” (1 Gv. 1,1). Noi incontriamo Dio con la fede, nella Eucaristia, nella persona dell’altro, negli avvenimenti della vita. Gesù dice a Tommaso che aveva bisogno di toccare per credere: “Beati coloro che crederanno senza aver visto” (Gv. 20,28). Ogni celebrazione è un incontro con Dio. Senza questa esperienza non possiamo crescere nella fede. Viviamo, come Pietro, affondando in qualche circostanza, o come Elia, abbattuto nella sua fede e chiedendo la morte ( 1 Re 19,4). Dio si manifesta in tanti modi nelle nostre vite. Occorre prenderne coscienza e fare di quel momento un alimento per la vita. Paolo ha sofferto nell’allontanarsi dal suo popolo per seguire Cristo, ma ha saputo vincere.
Signore, salvami!
Gesù, camminando sulle acque fu scambiato per un fantasma. L’evangelista mette in guardia il cristiano nei momenti di disperazione. Pietro ha chiesto a Gesù che gli desse prova che fosse proprio lui, e che permettesse anche a lui di camminare sulle acque. Ed andò. “Ma vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: “Signore, salvami!” (Mt 14,30). La fede in Gesù non è per fare miracoli. Se quando è il momento di maturare nella fede si va invece in cerca di miracoli può accadere che si affondi nella tempesta, invece di mettere in Gesù tutta la propria speranza. I miracoli sono buoni ma la Fede è migliore.
Letture: 1 Re 19,9ª.11-13; Salmo 84; Rm. 9, 1-5;
Vangelo Matteo: 14, 22-33