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Omelia Trentesima Domenica Tempo Ordinario - 24.10.2010 - Anno C
 
 la preghiera deve partire dal cuore umile
 

n. 966
Omelia Trentesima Domenica
Tempo Ordinario
24.10.2010
p. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista

 

 

Chi si umilia sarà esaltato

 

Cuori in alto

Umiltà non è debolezza o ignoranza. E’ la condizione della persona cresciuta in Cristo. Gesù sta facendo ancora il paragone tra i farisei orgogliosi e i poveri che sono umili. Essere fariseo non significa essere male. C’era gente buona anche tra di loro. Paolo stesso era fariseo. Il male dei farisei era giudicarsi migliori degli altri e disprezzare i poveri e i peccatori. La loro preghiera è uno scambio di favori con Dio. La preghiera del fariseo non era cattiva, ma lo era la loro posizione di discriminazione. Per questo Gesù si scontra con loro. Il testo non si riferisce a un fariseo concreto, ma a tutta una mentalità di rigorismo nella pratica della legge, cosa che i poveri non potevano fare e  per questo erano esclusi  in quanto non  puri. Il pubblicano era odiato  e considerato peccatore perché stava al servizio dell’impero romano. Per questo erano impuri. Nella parabola precedente Gesù ha detto che Dio ascolta la preghiera insistente. Ora dice che questa preghiera deve partire dal cuore umile, come quello del pubblicano. Questa sola arriva al cielo, come leggiamo nella prima lettura (Eccl. 35,20). La preghiera che si eleva dall’umiltà è unita alla Risurrezione di Gesù che ha subito l’estrema umiliazione con la morte e  la sepoltura. Per questo Dio  lo ha esaltato. L’esaltazione dell’umile non è un processo sociale di cambiamento di una posizione, come intendiamo, erroneamente, nel Magnificat di Maria. Si tratta di una questione di unione a Cristo alla sua umiliazione e risurrezione. Unione che è pasquale. È necessario pensare a Dio. Paolo scrive: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo” (Fil 2,5) e racconta  come avviene questo processo di umiltà in Gesù.  Si trasformano così i criteri di santità che non sono apparenza, ma dimorano nel cuore.

 

Il cuore umile

 Il povero grida e Dio lo ascolta. L’umiltà nasce dal riconoscimento della grandezza di Dio rivelata in Gesù, perché Egli si è fatto piccolo per mostrare l’immensità dell’amore del Padre. Non si tratta di svalutazione della persona ma della sua esaltazione partecipando della sua grandezza. Gli umili saranno esaltati, perché sono completamenti aperti a Dio. L’orgoglio  si chiude e  fa decomporre. Gesù accoglie tutti, meno coloro che non lo vogliono. La preghiera dell’umile è ascoltata. Attraversa le nuvole e va al di là della nostra semplice natura perché si identifica con la preghiera di Gesù. Egli si è fatto servo umile fino alla morte di Croce. Per questo Dio lo ha esaltato. L’orgoglio è il peccato fondamentale dell’uomo,  e per questo la sua preghiera non ha accesso a Dio. Continuando la riflessione delle domeniche precedenti, si sottolinea la misericordia di Dio per tutti. Questo è anche il criterio per la missione, dobbiamo avere la stessa misericordia di percepire il cuore delle persone.

 

Combattere il buon combattimento

Dio ascolta, ma occorre anche una lotta personale nella quale però Dio non ci abbandona ma ci sta sempre accanto . È quello che leggiamo nella lettera di Paolo a Timoteo: “ Ho combattuto il buon combattimento, ho completato la corsa, ho conservato la fede…il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza” (2 Tim, 4,7). Il cuore umile vale come una battaglia feroce contro ogni tipo di orgoglio. Essendo questi i giorni della missione, la nostra prima evangelizzazione è mostrare nella nostra vita le capacità di Gesù, nel cuore e  senza falsità, come scrive Paolo: “E fui in mezzo a voi nella debolezza e con molto timore e tremore” (1 cor 2,3).

 

Letture: Ecclesiastico 35, 15; Salmo 33; 2^ Tim. 4,6-8.16-18;

Vangelo: Luca 18, 9-14

 

 

 

 
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