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Ventottesima Domenica Tempo Ordinario - Anno C 10.10.2010
 
 
Ringraziare produce la guarigione del cuore

 

n. 962
Omelia 28^ Domenica Tempo Ordinario
10.10.2010
P. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista

Signore Ti ringrazio

Uno è ritornato a ringraziare

 Molti chiedevano a Gesù di essere guariti. Egli donava la Salvezza: “alzati e vai! La tua fede ti ha salvato” (Lc 17,19). La guarigione corporale è segno di quella interiore. I testi della liturgia di questa domenica sono centrati sul ringraziamento. Naaman, il generale siro, era lebbroso ed Eliseo lo guarì. Egli promise che per tutta la vita avrebbe reso grazie a Dio che lo aveva sanato. Gesù ha guarito dieci lebbrosi. Uno solo ritornò per ringraziare. Gesù domandò perché soltanto uno straniero fosse ritornato per ringraziare. “E gli altri nove, dove stanno?” disse. Perché questa denuncia, visto che Gesù si era mostrato disgustato soltanto dai farisei che erano orgogliosi? Ringraziare produce la guarigione del cuore. Per questo Gesù dice: “Vai, la tua fede ti ha salvato”. Ma anche gli altri restarono guariti. Gesù non gli ritira la guarigione. Ma non ricevettero l’inclusione della fede, soltanto  l’inclusione sociale. Lebbra: è la malattia più antica del mondo. La situazione del lebbroso è sempre stata triste. Il Libro del levitico dedica il 13° e 14° capitolo alla legislazione sulla lebbra. Sono leggi di esclusione sociale. Dovevano vivere fuori dai luoghi abitati e gridare, quando arrivava qualcuno: Impuro! Impuro! Erano esclusi anche dal culto. Gesù ha compassione di loro e li cura, inviandoli ai sacerdoti che erano i controllori di questa malattie che davano, quando erano guariti, l’attestato della reintegrazione. Il comportamento del samaritano, per il fatto di essere straniero, è veramente grande, poiché mostra la dimensione spirituale nella quale vive: “Ritornò ringraziando Dio” (15). Naaman fa la professione di fede  nel Dio unico e vero. La Parola ci conduce al ringraziamento nella professione di fede in Gesù. Il Brasile non ha sradicato la lebbra ed è il secondo più grande paese con questa malattia. E tanti altri, a causa della mancanza di una politica adeguata.

Restituire dignità

 Ci sono molti esclusioni sociali e religiose che hanno bisogno di essere superate. Per questo chiediamo a Gesù che abbia compassione. E Gesù risponde, come ha fatto durante la moltiplicazione dei pani: “Date loro, voi stessi da mangiare!” (Mt 14,15). Per la fede e l’amore di Gesù dobbiamo dare a tutti la possibilità di vivere una vita sociale e religiosa. La religione è per andare al Cielo, ma nessuno ci va solo. Vi andremo se saremo capaci di vivere con Gesù e con gli altri, come viveva Gesù. Non competono soltanto a noi le questioni sociali. Siamo però responsabili della guarigione del cuore. Gesù ed Eliseo hanno mostrato che la nostra fede deve essere aperta a tutti. L’esclusivismo è un segnale chiaro di falsità. La Parola di oggi è un insegnamento sulla fede: Credere in Gesù è essere salvi, purificati da ogni male e coinvolti nell’azione di grazie.

Ringraziare unisce al donatore

 Il ringraziamento fa parte della fede. Nel ringraziare riconosciamo la fonte del dono. In Cristo abbiamo tutti i doni. Ringraziando proclamiamo la nostra fede in Colui che ci dà la vita, purificandoci dalla lebbra della esclusione. Gesù è compassionevole. E’ questo il cuore che accoglie colui che è stato graziato e benedetto. Creiamo la cultura del ringraziamento, come diciamo “Dio lo ripaghi!”. Così vivremo ciò che Paolo proclama con fede: “Se con Lui moriamo, con Lui anche vivremo. Se con lui restiamo fermi, con Lui regneremo….Se gli restiamo fedeli, Egli rimane fedele, poiché non può rinnegare Se stesso” (2 Tim. 2,11). Ringraziare è continuare l’Eucaristia ringraziando con gratitudine per la salvezza ricevuta. L’inno di Paolo ci rafforza nel progetto della nostra fede: “Se  siamo fedeli, Egli resta fedele”

 

Letture: 2 Re 5, 14-17; Salmo 97; 2Timoteo 2, 8-13; Vangelo: Luca 17, 11-19

 

 
 
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