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Omelia Ventisettesima Domenica Tempo Ordinario- Anno C - 3.10.2010
 

Fede è adesione d’amore, di fiducia irremovibile

 

n. 960
Omelia 27^ Domenica Tempo Ordinario
3.10.2010
P. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista

 

Forti nella debolezza

Il giusto vivrà della sua fede

 La fede, “è garanzia delle cose sperate, prova delle realtà che non si vedono” (Eb 11,1), è il nostro fondamento e ragione della nostra vita. Noi come i discepoli, preghiamo Gesù: “Aumenta la nostra fede!” (Lc 17,5). Perché questa richiesta? Anche noi viviamo l’insicurezza riguardo la nostra fede. E’ ciò che dice il profeta Abacuc: “fino a quando Signore implorerò aiuto e non ascolti?” (Ab 1,2). Il profeta vive in un mondo di violenza senza soluzione. In questa situazione “il giusto vive della sua  fede”. Chi non ha fede non reggerà (Ab 2,4).  La lettera agli Ebrei (11, 1-40) ci mostra come i patriarchi del popolo di Dio, hanno vissuto a partire dalla fede,  non in cerca di un insegnamento o di pratiche religiose.  Essi guardando al futuro,  fiduciosi di restare saldi in Dio avendo certezza nella realizzazione delle sue promesse: Abramo “partì senza sapere dove andava” (8); Mosè “resistette come se vedesse l’invisibile” (27). La risposta della fede è gratuita, non per avere miracoli, come trasportare montagne. Ma è avere la certezza che essa, anche piccola come il granello di senape, ha dentro di se la forza di arrivare a essere un albero immenso.  Con essa possiamo rimuovere le montagne che impediscono al Regno di Dio di agire. Per il disconoscimento di quello che è la fede, rimaniamo a bussare e a cercare altri mezzi che diano la certezza che solo la fede può dare. La fede non è garantita dalle sicurezze umane. La fede è rispondere e aderire con amore a Dio che chiama a Se e indirizza ai fratelli. Ora possiamo comprendere la parabola del servo che lavora nel campo. Quando torna deve continuare a servire il padrone e dire ancora: “siamo servi inutili, abbiamo fatto ciò che dovevamo fare” (Lc 17,10).  Fede non è scambio di favori. Lavorare per Dio è già una ricompensa. Fede non è comandare a Dio, ma aver forza di ascoltare quello che Dio vuole. Ciascuno faccia tanto quanto Abramo e Mosè. Anche nella difficoltà è necessario continuare ad aver fiducia.

 

Custodire il deposito della fede

 Paolo scrive a Timoteo, il suo amato figlio nella fede e suo collaboratore, insistendo” “Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso, della fede, che ti è stato affidato.” E anche chiede: “Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù” (13). Il grande miracolo della fede è la fiducia e la perseveranza. Fede è adesione d’amore, di fiducia irremovibile, che aspetta con pazienza le realtà del Regno manifestarsi e compiersi nelle situazioni limite della vita. Ci sono anche cristiani che usano la fede per il profitto proprio. Non percepiamo la capacità di far crescere la fede nel mondo. Qualsiasi vento contrario affonda la barca della fede.

 

Soffiare sulla brace

 Paolo raccomanda al suo collaboratore di ravvivare l’ardore del dono che ha ricevuto. Il testo originale usa il verbo “soffiare sulla brace”. Gli antichi coprivano le braci con la cenere e al mattino seguente le soffiavano e il fuoco si riaccendeva. Il fuoco dello Spirito che ci è stato dato ha bisogno di essere ravvivato dalla nostra collaborazione, mantenendo ferma la fede che ci è stata data e che trasmettiamo. La fede sarà sempre piccola. Il nostro impegno di viverla e trasmetterla sarà il miracolo di trasportare le montagne. E questo sarà per noi il premio. Siamo servi inutili, sempre pronti a dare tutto ciò che abbiamo per la fede. Nella liturgia professiamo la fede  per trasmetterla con maggior vigore. Lodiamo Dio per la fede che ci hanno trasmesso i nostri padri e le nostre comunità. Non perdiamo la speranza, come gli antichi, quando tutto sembra distruggersi.

 

Letture: Abacuc 1, 2-3;2,2-4; Salmo 94; 2^ Timoteo 1,6-8.13-14;
Vangelo di Luca: 17, 5-10

 

 

 
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