Nè ricchi nè poveri, solo fratelli!
n. 956
Omelia 26^ Domenica
Tempo Ordinario
26.9.2010
P. Luiz Carlos de Oliveira
Il valore della ricchezza
La vera ricchezza
Continuando la riflessione sull’economia della fede, cerchiamo di inquadrare i beni materiali nella visione del Vangelo e della giustizia sociale . Luca ha una predilezione particolare per i poveri. Nel suo vangelo ha dieci testi nei quali si riferisce a questo tema. Ai poveri è annunciato il vangelo (Lc 4, 18); sono loro i beati (Lc 6, 20); la loro evangelizzazione è segno della presenza del Regno (7, 28); sono miracolati in vari momenti (14, 21; 18, 22; 19.8). La sua comunità era povera, come era povero Lazzaro in contrasto con il ricco. Amos e Luca presentano i ricchi che vivono senza preoccupazioni, nel lusso sfrenato, banchettando, senza preoccuparsi della sofferenza della gente. Nel mondo attuale, una piccola percentuale, 15%, di ricchi detiene il 70% della ricchezza, e l’85% vive con il restante 30%. Un miliardo di persone vive con meno di un dollaro al giorno. C’è un abisso che separa il popolo dallo stretto necessario per vivere, molto distante anche da un minimo di benessere. E’ lo stesso abisso che presenta la parabola, tra quello che Dio desidera e quello di chi è perduto per sempre, condannato per l’eternità. Questo non è terrorismo spirituale, ma una realtà che confina col terrore. Noi in Brasile, viviamo ancora in una buona situazione. La fame è una realtà che può essere peggiore della guerra. Sopra coloro che hanno potere e ricchezza pesa una grave ipoteca. Dio ci ha fatti eguali. Compete a noi creare opportunità per tutti. La parabola non è solo un avvertimento ma è anche un invito al cambiamento. Nella moltiplicazione dei pani, Gesù disse ai discepoli: “date loro voi stessi da mangiare” (Lc 9, 13). Non si tratta di dare le briciole, ma di mettere il popolo in condizione di recuperarsi e assumere la propria vita nelle mani. I ricchi di Samaria ebbero la loro svolta storica nel 722 a.C. quando furono portati prigionieri in Assiria. E nel mondo attuale, quando ci sarà la svolta? Le “torri gemelle” sono state un segnale. Ma c’è stata una conversione?
La fede è scelta
Nel cammino di fede, che è cammino di ascolto e obbedienza alla Parola di Dio, possiamo incontrare le soluzioni per il mondo. Soltanto la Parola di Dio può convertire: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro” (Lc 16, 30). Questo potrà salvare e cambiare il panorama di sofferenza del mondo. Non ci sarà un miracolo per cambiare la situazione. Il ricco chiede di salvare la sua famiglia chiedendo che un morto vada ad avvisare…i miracoli non curano questi mali. Elemosina, nella lingua ebraica deriva dalla parola giustizia . Paolo stimola Timoteo: “Tu, uomo di Dio, evita le cose perverse; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. (1 Tim. 6,11). Se la fede non si trasforma in una decisione politica e sociale di cambiamento, è vuota.
Né ricchi né poveri
Il testo mostra una svolta. Il ricco va all’Inferno e il povero và in Paradiso, detto “seno di Abramo”. Non si pretende che i ricchi siano poveri e i poveri diventino ricchi. Ma che tutti siano fratelli (D.Helder). La grande domanda che possiamo ascoltare da questi testi è : “Che cosa avete fatto con i beni che vi ho dato come fonte di vita e di abbondanza per voi e di generosità per gli altri? Il principio evangelico è per generare equilibrio. La terra è stata data a tutti. La Chiesa non benedice il male. Voillaume dice: “Fin quando la Chiesa non si allontanerà dai potenti, non potrà incontrare l’anima della gente”. Dio ha cura dei deboli, come recita il salmo 145. L’Eucaristia , come condivisione del pane, è una scuola sociale.
letture: Amos 6, 1^.4-7; Salmo 145; 1 Timoteo 6, 11-16;
Vangelo Luca 16, 1.9-31