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Omelia Ventunesima Domenica Tempo Ordinario - Anno C - 22.8.2010

 

 

 

Gesù è l'unica porta per entrare nel cielo
è la porta della Misericordia di Dio

 

nº 946
Omelia Ventunesima Domenica
Tempo Ordinario
22.08.2010
P. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista

 

La porta stretta

 

Dio desidera tutti

 La porta stretta che Gesù propone ai suoi è invece molto larga, perchè è una porta aperta per tutti nella misericordia di Dio. Fecero a Gesù una domanda intrigante: “sono pochi quelli che si salvano?” (Lc 13,23). Il popolo ebreo viveva questa chiusura considerandosi dono di Dio. C’è una tendenza di chiudere la porta agli altri. Ci sono anche oggi religiosi e sette che si collocano come l’unica porta, quando la porta è Gesù che afferma di se stesso: “Io sono la porta” (Gv 10,7). Non c’è altra porta nel Cielo. Gesù è la porta e non le religioni, o le  ideologie o le filosofie. Entrare per la porta è praticare la giustizia. Molti busseranno ed egli dirà: Non so di dove siete, voi che avete praticato l’ingiustizia” (27), pur essendo stati familiari di Gesù, avendo mangiato con Lui e partecipato alla sua vita, resteranno fuori. Il profeta Isaia proclamava: “Verrò a radunare tutti i popoli e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria...e porteranno le loro offerte in vasi purificati per la casa del Signore...” e ancora più fortemente “Sceglierai tra loro alcuni per essere sacerdoti e leviti” (Is 66, 20 ss.), che era  quanto riservato alla famiglia di Aronne. Gesù completa questa profezia: “Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio” (Lc 13,29). “e voi cacciati fuori” (28). Il piano di Dio è  fare tutti i popoli fratelli.  Oggi corriamo il rischio di fare una porta con tutti i precetti che creiamo al di fuori del vangelo. C’è una tendenza di imporre un unico modo di essere Chiesa  alle persone del mondo. Esse possono offrire le immense ricchezze delle loro culture ( Ad Gentes 10,11,22). Questo peccato già l’abbiamo fatto e non ha dato buoni risultati. C’è un movimento di ritorno a questa attitudine. Il Concilio ha mostrato il cammino ecumenico che non  si fermerà nel cercare di conquistare le persona  con la Parola di Dio (Is 66,19). La salvezza è per tutti. E noi i suoi annunciatori.

 

Una fede mal praticata

Ciò che fa restare fuori e non essere riconosciuti dal proprietario della casa, è l’ingiustizia, il non vivere con coerenza  ciò che annunciamo con la Parola. Ciò che sporca l’uomo è il suo cuore. Non basta dire, come dicevano quelli che erano rimasti fuori, che  loro avevano una facciata buona di vita cristiana, che appartenevano a gruppi e movimenti e facevano anche molte pratiche religiose. Intanto chiedersi : perchè la Chiesa? Essa realizza la missione che  Gesù le ha assegnato che è quella di aprire e di portare alla salvezza tutti i popoli attraverso la Parola e la testimonianza della giustizia del Regno. Quelli che sono considerati ultimi, staranno ai primi posti perchè hanno praticato la giustizia. Noi altri potremmo  strare forse tra quelli di fuori. Esaminiamo la nostra coscienza: abbiamo portato le persone alla nostra chiesa  o a Gesù Cristo?

 

Necessaria correzione

 Affinchè ci sia questa giustizia c’è l’invito costante alla conversione che esige mutamento. Nel cammino del Vangelo attraverseremo molte sofferenze, come Gesù, questo comporta la vita.  Ma queste devono essere considerate come una correzione che il Signore  ci fa: “Il Signore corregge coloro che ama e castiga coloro che accetta come figli” (Pr 3,11). E’ per la vostra correzione (educazione) che voi soffrite! Dio vi tratta come figli... la correzione produce frutto...Raddrizzate le vie storte per  i vostri  passi perchè il piede zoppicante non abbia a storpiarsi ma a guarire” (Eb 12, 6,11,13). E’ il riconoscimento della fragilità che può essere rinvigorita. Dio non vuole la sofferenza, ma che attraverso di essa possiamo unirci a Gesù e alla sua missione.

Letture:

Isaia 66,18-21;Salmo 116;Ebrei 12,5-7.11-13; Luca 13, 22-30

 

 

 

 

 
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