Omelia - Festa di Tutti i Santi - Domenica 1 Novembre 2009 |
n. 862
Omelia della Solennità di Tutti i Santi Domenica 1 Novembre 2009 (31^ Dom. Tempo ordinario)
P. Luiz Carlos de Oliveira Redentorista
Tutti chiamati alla Santità
Nel desiderio di benedire Dio "Nei suoi Angeli e nei suoi Santi", la Chiesa ha un calendario dal quale prende i modelli significativi dei Santi delle diverse epoche: dai diversi cammini, dai diversi modelli e stati di santificazione. La festa di oggi vuole celebrare quella "numerosa moltitudine che nessuno poteva contare" (Ap. 7,9). Nella quale nessuna è dimenticato. Se c'è un Cielo aperto, significa che tutti siamo chiamati alla santità. E' un cammino accessibile a tutti. Il Documento di Aparecida ci presenta vari elementi che ci fanno comprendere quale santità possiamo vivere nel nostro continente. E' la stessa di sempre, con la faccia del nostro popolo. Richiama l'attenzione sugli esempi di santità del popolo latino-americano, a cominciare da Santa Rosa da Lima, fino ai nostri santi brasiliani. Non possiamo disconoscerli. Essi ci presentano l' esperienza di Dio vissuta nel popolo. Siamo chiamati a bere dalla ricca fonte della pietà popolare (D. Apda 258) che ha alimentato il popolo di Dio attraverso i secoli. Siamo un popolo di santi con la faccia di Indio, di Negro, di Meticcio, di Carioca, di Bianco. E' un bel mosaico di santi senza aureola e candele accese Parola di Dio
Le letture ci presentano la solenne assemblea del Paradiso nel quale sono radunati tutti i redenti che hanno lavato le loro vesti nel Sangue dell'Agnello (Ap 7,14). Nessuno può dire che solo il proprio cammino salva, perchè è Gesù che salva tutti. E chi non è amato da Dio? La santità del popolo è partecipazione alla santità di Dio attraverso il grande dono che ci è stato fatto: "Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!" (1 Gv 3,1). Nel frattempo viviamo questa realtà senza vedere la grandezza che abbiamo dentro di noi. Ma, " ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perchè lo vedremo così come egli è" (1 Gv 3,2). La speranza in Dio è la nostra purificazione, poichè viviamo la vita dei figli che ci è presentata dalle beatitudini. La bellezza del vangelo incanta quando apriamo la pagina delle beatitudini. Con quelle esigue e scarne parole, il nostro amato Redentore ci dà una sintesi della vita di Dio in noi. Essere poveri in spirito, mansueti, afflitti, affamati e assetati di giustizia, misericordiosi, puri di cuore, promotori di pace e perseguitati. Queste sono le tracce di santità di Dio che abbiamo e che costruiamo nel mondo in cui viviamo. Queste pillole di santità fanno di noi il sale della terra e la luce del mondo (Mt 5, 13-14). Vivere la santità I laici, sacerdoti e religiosi, discepoli e missionari, sono invitati a vivere la santità con i doni che vengono da Gesù e che crescono nella Chiesa. Tutti devono dare testimonianza di santità ed essere fermento nella massa. La Chiesa mette in guardia contro ogni santità individualista che fugge dall'impegno sociale e dalla missione nella vita del popolo. Per questo dobbiamo stare in guardia contro le spiritualità che vengono dagli altri paesi. Anche se sono buone, prendono le persone dalle comunità creando gruppi chiusi, dividendo la Chiesa. Non è un buon cammino. Ugualmente triste è uccidere l'anima popolare, come le sue sane tradizioni. Andiamo a bere dalla fonte primaria della nostra evangelizzazione. Dobbiamo creare la pastorale della santità, questo è usare i nostri mezzi per costruire la vita in Cristo, nella comunione con la Chiesa, soccorrendo le urgenze pastorali. Dobbiamo promuovere la santità che è il nostro dono primario. Letture: Apocalisse 7, 2-4.9-14; Salmo 23; 1 Giovanni 3, 1-3; Matteo 5, 1 - 12^
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