n. 858
Omelia 29 Domenica Tempo Ordinario
18.10.2009
P. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
"Venne per servire"
Una redenzione che è servizio
Gesù è in cammino verso Gerusalemme per completare la sua missione. Ha già annunciato tre volte la sua Passione e Risurrezione. La sua morte è la realizzazione di tutta la Parola ed è il cammino verso il Padre. Egli è venuto per "dare la vita in riscatto per tutti" (Mc 10,46). La sua missione si realizza come il servizio del servo di tutti (44). Così insegna ai discepoli che desiderano il potere nel "Regno futuro". E' ciò che leggiamo : Giovanni e Giacomo chiedono a Gesù che dia loro i due migliori "ministeri" nel suo futuro Regno. La comunità di Marco aveva questo problema della lotta per il potere. Gesù, con la spiegazione che dà, afferma quale è il senso del potere nel nuovo Regno: "Tra voi non sia così. Chi desidera essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti." (43-44). Il nuovo Regno esclude la tirannia e l'oppressione dei potenti della terra (41). Gesù ha il potere di servire. C'è un capovolgimento nel pensiero del mondo sull'autorità. Se non ci sbarazziamo di questo modo di pensare offriamo un cattivo servizio al Regno. Gesù presenta la redenzione come servizio d'amore. Egli associa a se i due discepoli nella sua consegna al Padre (38-39), che è dare la vita in una morte dolorosa. La sua morte di croce è compresa come servizio che rende giusti tutti gli uomini. Egli caricò su di sè i nostri dolori (Is 53,11). Gesù associa i due discepoli al suo potere di servizio nella sofferenza. Il discepolo deve seguire lo stesso cammino, essere battezzato nella sua morte, non tanto nel martirio, quanto nella disponibilità al servizio. La Chiesa non sta nel mondo per essere un potere come gli altri. Il suo potere sta nel servizio che presta a tutti, anche a coloro che non sono cattolici. E' un invito alle religioni e alle sette a collocarsi al servizio di tutti.
Un dono perso
La lettera agli Ebrei, spiegando il mistero della salvezza, presenta Gesù come il Sommo Sacerdote: "Abbiamo infatti un sommo sacerdote capace di compatire le nostre debolezze, poichè egli stesso fu provato in tutto come noi, eccetto il peccato".(Eb 5,15). La sua esperienza di escluso, comprende i sofferenti e gli esclusi del mondo. Gesù ci dà una lezione molto grande sulla finalità della sofferenza. Nella mente della gente, in generale, la sofferenza è vista come castigo. La sofferenza non è punizione, di un peccato che abbiamo fatto. E' comune ascoltare: "Cosa ho fatto per meritare tutto questo ?", quando incolpiamo Dio di non curarsi di noi. Pensiamo che non dovremmo avere ne sofferenze ne problemi. Gesù non peccò però soffrì. Ma non accusò Dio. La nostra sofferenza deve essere unita alla sofferenza di Gesù. E' così che Egli diventa redentore. Così potremo comprendere quello che soffriamo e superare l'angustia del dolore.
Il servizio della misericordia
"Nel Signore noi speriamo confidenti, perchè Egli è nostro ausilio e protezione" (S. 32,20). Nelle nostre sofferenze possiamo contare sulla misericordia di Dio. E' in Lui che ci possiamo rifugiare. I nostri peccati non chiudono la porta aperta del cuore del Figlio che chiama sempre: "Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò" (Mt 11,28). "Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati nel momento opportuno" (Eb 4,16). Se Dio è misericordioso, dobbiamo avere anche noi misericordia verso gli altri, poichè siamo una estensione della misericordia di Gesù. La Chiesa amministra la misericordia di Dio e non solo la giustizia.
Letture: Isaia 53, 10-11; Salmo 32; Ebrei 4, 14-16; Marco 10, 35.45