n. 850
25^ domenica del Tempo Ordinario
20 settembre 2009
P. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
La giustizia di Gesù
Gesù insegnava agli apostoli con parole semplici, facendo vedere che, al di là delle sue parole, l'insegnamento più vero era la sua Persona. Dirà: "Io sono la via, la verità e la vita" (Gv 14,6). Camminando per la Galilea, Gesù fà il secondo annuncio della sua Passione: "Il Figlio dell'Uomo sarà consegnato nelle mani degli uomini che lo uccideranno. Ma, ucciso, dopo tre giorni risorgerà" (Mc 9,31). Essi "non compresero tali parole e avevano paura di interrogarlo" (Mc 9, 32). Una volta tornati a casa, domandò di che cosa discutevano lungo il cammino. Essi però tacevano poichè avevano discusso su chi fosse il più grande tra loro. Allora Egli diede l'insegnamento su chi è veramente il più grande: è colui che si fa ultimo e servo di tutti. Gesù è il più grande, poichè la sua vita, passione, morte e risurrezione sono un servizio. Egli ha amato fino alla fine (Gv 13,1). Nell'ultima cena Gesù esemplifica la sua missione e opera di redenzione lavando i piedi agli apostili che è servizio da schiavo (Gv 14, 1-20). La giustizia di Gesù è la coerenza con l'amore che serve e accoglie i semplici. Ma la necessità della Passione e Morte di Gesù è scomoda. E' uno scandalo: perchè passare per tutto questo? C'era bisogno di tanta sofferenza? Dio consegna suo Figlio all'umanità. Il Figlio continua questa missione ricevuta. Ma la consegna è anche accoglienza. E' per questo che chiama i discepoli ad accogliere i piccoli. Ed in questo modo accolgono Lui e, per Lui, il Padre. Egli è il bambino aperto al Padre e ai fratelli. Accogliere i piccoli e servire è ciò che fa grande il discepolo. Il discepolo partecipa del servizio del Maestro. L'annuncio che possiamo fare all' umanità è il servizio, è dare la vita e dandola con il prezzo di questo gesto. Questa è la giustizia di Gesù. per essa siamo giustificati e santificati.
Tendiamo insidie al giusto
Il comportamento del giusto è una accusa per coloro che praticano l'ingiustizia (Sap. 2,12). Viviamo tempi in cui la verità è vista come errore e l'errore come verità. In una società di ingiusti, la presenza di coloro che praticano la giustizia e sono coerenti con la verità non fa comodo. Vengono criticati e accusati falsamente. Si arriva fino al crimine, vengono torturati e uccisi: "mettiamolo alla prova con oltraggi e tormenti, per conoscere la sua mitezza ed esaminare la sua sopportazione del male, condanniamolo ad una morte vergognosa, perché, secondo le sue parole, Dio si prenderà cura di lui" (Sap. 2, 19-20). Ed è quello che è successo a Gesù. La Chiesa continua in se stessa la sofferenza del Maestro. Essa è sempre la prima vittima. Mezzi di comunicazione, senza conoscere la verità, accusano e poi non smentiscono. Il male hai suoi seguaci. Incontriamo tutto questo anche nelle nostre case e Chiese. Anche Gesù fu incompreso e tradito da uno dei suoi.
Da dove nascono le passioni?
San Giacomo, sempre molto pratico, mostra dov'è la fonte della malvagità: "Da dove vengono le guerre e le battaglie tra di voi? Non provengono forse dalle vostre bramosie di piacere, che si combattono tra loro nelle vostre membra?" (Gc 4,1). Queste malvagità mostrano in noi l'effetto della preghiera : "chiedete, ma non ottenete perchè chiedete male con l'intento di dilapidare seguendo le vostre bramosie" (v. 3). L'ingiusto ha un problema dentro di se. Il male sta dentro di noi e deve essere lavorato perchè ci sia una coerenza spirituale e umana, psicologicamente e spiritualmente sana. In questo modo possiamo incarnare consegna e accoglienza. Partecipare alla Eucaristia è il momento per apprendere la giustizia grazie alla capacità di comunione che tutti abbiamo.
Letture: Sapienza 2, 12.17-20; Salmo 53; Giacomo 3, 16-4,3; Marco 9, 30-37