Un autore, Tommaso Frederici, spiegando la professione di fede di Pietro, dice che Gesù giunto al centro della sua missione ha l'impressione di aver fallito tutto. Egli è la con un gruppetto di discepoli e il popolo non sa chi Egli è: “Chi dice la gente che io sia?” Essi rispondono: “Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia e altri ancora uno dei profeti (Mc 8, 27). Il Messia atteso è praticamente uno sconosciuto. Non sanno chi sia veramente. Questo episodio succede fuori dal territorio di Israele, alle sorgenti del Giordano. Lì, mi spiegò un sacerdote che è di quella regione, c’era un tempio pagano al Figlio di Dio. San Matteo (16,16) aggiunge al titolo di Messia quello di Figlio di Dio. La risposta di Pietro condensa tutta l'attesa nel Messia futuro: Messia (in ebraico) è la stessa parola di Cristo (in greco) e significa l’Unigenito di Dio: Egli è il discendente di David, in lui si aspetta il dono divino della giustizia, della libertà, della prosperità, si aspetta il Regno di Dio. Tutta la storia del popolo acquista significato nell’attesa del messia. Non c’è altro Figlio dell’Uomo da aspettarsi. Notiamo che la professione di fede di Pietro conferma Gesù nella sua missione, poiché c’era gente che non credeva in Gesù. Perché Gesù proibisce che dicano che Lui è il Messia? Egli sa che il popolo aspetta un messia politico. Per evitare questo comanda che non commentino con nessuno (v. 30). Il Messia, come Gesù intende, doveva soffrire molto, morire e risuscitare. Marco va oltre là sofferenza di Gesù e spiega che il discepolo deve passare per lo stesso cammino del Gesù-messia: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua, poiché chi vuole salvare la sua vita, la perderà, ma chi perderà la sua vita per causa mia e del vangelo, la salverà” (Mc 8, 34). Chi accetta Gesù accetta di partecipare alla sua stessa vita, con la promessa di partecipare della sua risurrezione. Gesù rifiuta qualsiasi cambiamento nel suo modo di essere Messia.
La fede senza le opere è morta
La lettera di Giacomo affronta un problema serio nelle comunità: la fede slegata dalla vita. Paolo nell'affermare che il "giusto vivrà di fede" (Rm 1,17) e che "l'uomo è giustificato per mezzo della fede, senza le opere della legge" (Rm 3,28), può aver provocato nei cristiani uno slegamento tra le opere e la fede. Ma egli stesso affermerà anche che "la fede opera mediante la carità" (Gal. 5,6). Giacomo risponde che "la fede se non ha le opere, per se stessa è morta" (Gc 2,17). La professione di fede comporta di seguire Gesù in modo totale, mettendo in pratica il comandamento dell'amore. Giacomo scrive: "Mostrami la tua fede senza le opere e io ti mostrerò la fede partendo dalle mie opere" (Gc 2,18). Allo stesso modo anche Paolo afferma la fede attraverso la carità. La fede salva, ma non senza le opere.
Allontanati, satana!
Strano il comportamento di Gesù quando nell'annuncio della passione, riprende Pietro. Gesù è stato molto duro: "Allontanati da me, satana! Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini" (Mc 8,33). Satana significa il nemico, ed è colui che tenta Gesù nel deserto. Gesù dicendo queste parole guarda i discepoli (v. 33). Questo guardare vuole dire che lo stesso comando riguarda anche i discepoli che credono in Lui. La professione di fede nella Eucaristia è il momento per riaffermare la nostra chiara adesione a Gesù. Molti hanno piacere di stare con Gesù, ma non a modo Suo. Molti usano Gesù per i loro fini e non accettano come Egli è. Chi sà chi è Gesù, ha un comportamento coerente con il Suo e non con quello degli uomini.
Letture: Isaia 50, 5-9a; Giacomo 2, 14-18; Salmo 114: Marco 8, 27-35