Religione pura

 

 

 

n. 844 - Omelia
22^ Domenica tempo ordinario
30.08.2009

p.Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista

 

Purezza di cuore

 

Ritorniamo al Vangelo di Marco, dopo la riflessione sul capitolo 6 di Giovanni. Continuiamo la conoscenza della persona e della dottrina di Gesù. Egli è la nostra pace, ci lascia la pace, orientandoci in mezzo ai conflitti che incontriamo nella Chiesa.  Una parte del problema è la relazione che c’è tra la fede e la tradizione, tra l’insegnamento divino e l’insegnamento umano. Leggiamo nel vangelo di Marco (7, 1-23) che i farisei accusavano i discepoli di mangiare con le mani impure, senza  averle lavate (v. 2). La purezza, a cosa si riferisce, non alla pulizia o all’igiene personale, ma alla purezza rituale,  quella esteriore destinata al culto. I giudeo-cristiani erano nella tensione tra la tradizione e la religione basata sulla purezza di cuore presentata da Gesù. Egli non è contro la legge, ma contro la mentalità  degli anziani nella interpretazione della legge che distrugge la fede pura. Gesù critica  coloro che annullano il comandamento di Dio con la tradizione (Mt 15,6). Il libro del Deuteronomio ci comanda di non stabilire altri comandamenti (Dt 4,2). Ma la tradizione pesa molto. E’ lo stesso che accade nella Chiesa. Molte volte diamo più valore al rito e alle norme secondarie  rispetto a ciò che è fondamentale. E' molto comune  tra la gente sentir dire : “si è fatto sempre così”. La morale che presenta Gesù è  l’opzione per Lui e non per i riti che stanno fuori della parola di Dio. Gesù non è contro il rito, ma contro il ritualismo. Settori della Chiesa si sono legati a questo. E così si mette a rischio lo slancio che avrebbe potuto aiutarci a crescere. Giacomo fa l’invito a una religione pura, della solidarietà e non del ritualismo che acquieta la nostra coscienza ma non mette in pratica la Parola.

 

Dio vicino

 

Il popolo sapeva di essere il popolo scelto da Dio , come leggiamo nel Deuteronomio: “Quale è quella grande nazione che abbia gli dei così vicini come il Signore nostro Dio è vicino  a noi quando lo invochiamo?” (Dt 4,7). La Legge di Dio è la grande testimonianza della sapienza del popolo. E’ l’espressione della sua volontà che è giustizia (v. 8). Questa presenza di Dio rende il popolo missionario, promotore della giustizia tra gli altri popoli. E’ una scuola per i popoli. La sapienza giustifica la sua esistenza come popolo. La religione  deve solo manifestare la presenza di questo Dio e lo fa con la pratica di leggi giuste che rispettino il diritto. La Chiesa anche se non ha potere internazionale, per la sua vita e missione, può educare i popoli alla creazione di una coscienza di giustizia, di promozione della persona e della presenza di Dio.

 

Praticanti della Parola

 

Giacomo  insegna che  l’accoglimento della Parola è principio di Salvezza, perché essa si identifica con Colui che la comunica: “Accogliete con mansuetudine la parola seminata in voi, che ha la forza di salvare le vostre anime. Siate esecutori della parola e non ascoltatori soltanto, ingannando voi stessi” (Gc 1,21-22) . Mettere in pratica la Parola si traduce nella cura che abbiamo dei bisognosi: “Questa è la religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre: visitare gli orfani e le vedove nella loro afflizione, custodire se stesso immune dal contagio del mondo” (Gc 1,27).. la Parola sarà sempre orientatrice della vera religione, insegnerà a non dar valore alle tradizioni che annullano la Verità e stimolerà la pratica della solidarietà.  Essa forma il cuore affinchè da esso escano non impurità, ma le opere dell’amore. Sacrificare la pratica dell’amore per le tradizioni egoiste non corrisponde al progetto di Gesù.

 

Letture: Deuteronomio 4, 1-2. 6-8; Salmo 14; Giacomo 1, 17-18.21b.22.27; Marco 7, 1-8.14-15.21-23

 

 

 
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