n. 834 Omelia 17^ domenica tempo ordinario 26 . 07. 2009 p. Luiz Carlos de Oliveira Redentorista Era prossima la festa di Pasqua Il discorso sul Pane di Vita, nel vangelo di san Giovanni, spiega l’Eucaristia. Egli scrive che “era prossima la Pasqua dei giudei” (Gv 6,4). Intanto unisce l’Eucaristia alla Pasqua. Con la narrazione della moltiplicazione dei pani dà il senso dell’Eucaristia. La Pasqua di Gesù smette di essere un rito e sarà una celebrazione in un luogo prescritto, ma volta a essere un momento di liberazione, una proposta di cammino per giungere alla terra promessa. La pasqua non è più ormai solo per un piccolo gruppo profetico, ma sarà per tutto il popolo. Non è un pranzo per un gruppo scelto, ma anche, e in modo abbondante, per tutti gli esclusi. La scena della moltiplicazione dei pani è piena di simboli. Gesù è il maestro che si siede e il popolo discepolo ascolta e impara. Il popolo non stà seduto nell’arido deserto, ma sull’erba. La Chiesa è terra fertile dove si moltiplica il pane. Gesù, il nuovo Mosè, si preoccupa delle necessità del popolo. Anche sapendo quello che avrebbe fatto, coinvolge gli apostoli. Andrea, nome che significa umano, presenta la sua soluzione: “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani e due pesci. Ma cos’è questo per tanta gente? “ (Gv 6,9). Cinque è il simbolo della fragilità. La parola pesce, in greco, dà l’acrostico della frase: “Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore” . La soluzione non è solamente umana ma è anche di fede. Nella Storia della Salvezza sono i fragili che aprono un nuovo corso, per esempio: la sorella di Mosè, il piccolo Samuele, David il pastorello, il giovane Geremia, la giovane Maria e oggi, noi. La Pasqua di Gesù è fortezza per i deboli. La fede in Gesù ci introduce nella Pasqua del vero Pane. Gesù dà la sua carne come alimento. L’amore pasquale moltiplica Il pane eucaristico è il Corpo del Signore. Esso è spezzato e ripartito come realizzazione della salvezza e modello che dobbiamo seguire per realizzarla nella nostra vita. Questo è la Pasqua. Gesù rende grazia e ripartisce. Così facciamo nella Messa. I 12 cesti significano l’abbondanza. Anche fragili, come l’Eucaristia, possiamo realizzare l’abbondanza che è sgorgata dalla condivisione del poco. Gesù moltiplica i pani in un gesto di amore misericordioso. Attualmente c’è una crisi alimentare nel mondo. Siamo fragili davanti ad essa. Non la risolveremo con il miracolo di avere molto, ma condividendo il poco. La Messa ben celebrata insegna a condividere. Accogliere la Pasqua di Gesù è saper condividere. Pasqua non è solo la festa, Messa non è solo rito, è una vita che trasforma il mondo. Se c’è fame in qualche parrocchia è perché lì le Messe sono celebrate male. Non basta fare un rito, c’è bisogno di ripetere il gesto di Gesù: fate questo in memoria di me. Il ritualismo è un modo facile di non affrontare i problemi. E’ necessaria la forza educatrice dell’Eucaristia. Pasqua e l’Eucaristia messe nello stesso piatto. "Digeriremo" se avremo coscienza cristiana dei problemi. Camminare in accordo con la vocazione La vocazione cristiana è generare l'unità e fuggire l’egoismo. Essa esige che si viva in pace nel servizio fraterno, sopportando i pesi dei fratelli. Il peso della croce di Gesù non era solo una quantità di chili, ma il peso di tutti i fratelli che Egli si caricava sulle spalle. Paolo raccomanda le virtù della mansuetudine, della umiltà, della pazienza, dell’amore, della unità. Esse rieccheggiano lo spirito delle Beatitudini. Nel riflettere sulla Pasqua ricordiamo la nostra devozione eucaristica che non è solo stare davanti al Santissimo in adorazione, ma scoprire il volto di Cristo nel fratello che è nel bisogno e realizzare per lui la moltiplicazione del Pane che dà la vita. La spiritualità senza l’azione è morta, l'azione senza spiritualità può uccidere. Letture: 2 Re 4, 42-44; Salmo 144; Efesini 4,1; Giovanni 6, 1-15
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