nº 828 Omelia della 14^ Domenica del Tempo ordinario (04.07.09) Pe. Luiz Carlos de Oliveira Redentorista
Parlare in nome di Dio
San Giovanni scrive nell’Apocalisse: “Devi profetizzare ancora su molti popoli, nazioni e re”. (Ap. 10,11). Anche in mezzo alle persecuzioni. Questa è stata la missione di Gesù. Il discepolo continua questa missione e soffre lo stesso rifiuto che Gesù ricevette dal suo popolo. Il rifiuto che subisce a Nazareth è provocato dalla non accoglienza della Parola di Dio da parte della gente del posto. Essi davano credito solamente alle persone che conoscevano. Dicevano: “Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? Non è costui il carpentiere, il Figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Joses, di Giuda e di Simone…”(Mc 6,2-3).cfr nota- I suoi conterranei non furono capaci di percepire Dio che agiva in Gesù. Questa loro incapacità ci fa intendere che Gesù non era una stella. Era come gli altri. Ma come si dice: non si può rifiutare un libro solo dal titolo, senza averne aperto le pagine. Essi affermavano di conoscere chi era Gesù e perciò non poteva essere così sapiente. Ma… “chi è da Dio ascolta le parole di Dio” (Gv 8,47). Solo costui è colui che sa incontrarla. Il rifiuto viene dall’invidia. Conosciamo i nostri fratelli, ma non conosciamo la profondità della loro esistenza e della loro missione. L’importante è desiderare ascoltare Dio che parla. La comunità di Marco attraversa lo stesso problema di vedere rifiutato Gesù solo perché era umano. E così sono rifiutati anche loro. Il profeta Ezechiele passa anch’egli per la stessa difficoltà di veder rifiutata la parola di Dio: “Figlio dell’uomo, io ti mando agli Israeliti, a un popolo di ribelli che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri hanno peccato contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: Dice il Signore Dio. Ascoltino o non ascoltino – perché sono una genia di ribelli – sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro” (Ez 2, 3-5).Il rifiuto è a Dio che parla attraverso il profeta. Per questo è importante ascoltare la verità e non guardare da dove arriva. E la storia della mula di Balam (Num. 24,22 ss.).
Rifiuto, attitudine pericolosa Viviamo le stesse difficoltà di Gesù e dei suoi discepoli. Siamo profeti inascoltati. Perché è tanto difficile accettare la Parola di Dio? Accettare stupidaggini è tanto facile! Gesù è stato rifiutato da coloro che avrebbero dovuto appoggiarlo. Il rifiuto è il risultato della mancanza di fede. Paolo manifesta a Dio il fastidio di avere “una spina nella carne” . Non si tratta di peccato, di malattia o tentazione. Si tratta del rifiuto satanico dei falsi fratelli nell’opera apostolica. Il profeta non si deve scoraggiare, poiché la Parola è di Dio ed essa lo rende forte. La potenza viene dalla debolezza. “quando sono debole è allora che sono forte” (2 Cor 12,10). Compiamo la missione a consegniamo a Dio il risultato. “Gesù si meravigliava della loro incredulità” (Mc 6,6). Peggio ancora è rifiutare di ascoltare la Parola di Dio per non convertirsi. Il problema non è il rifiuto ai profeti ma la mancanza di fede. Questo è il male del mondo moderno.
Ti basti la mia grazia Anche noi abbiamo le nostre “spine” nella carne, e queste sono le difficoltà che ci perseguono per tutto il tempo della vita. La debolezza non è la cosa più importante. E’ necessario sapere che anche nella fragilità si stà con Dio. Preghiamo nel salmo: “non si addormenta, non prende sonno, il custode d’Israele” (S. 121,4). Nella nostra debolezza sta la forza di Dio. Questo basta. Gesù è l’esempio della fragilità che vince. Egli ha tutto per non andare contro il rifiuto della sua persona e della sua predicazione. Qui si incontra il grande mistero della spiritualità cristiana: la forza nella debolezza. Quando più siamo deboli, più ci lanciamo nelle braccia del Padre, poiché è da lui che viene la forza. Alla mia ordinazione sacerdotale ho avuto paura, ma la parola “ti basti la mia grazia”, mi ha dato animo e mi anima. In ogni Eucaristia ascoltiamo la Parola e partecipiamo alla comunione. Possiamo, in questo sacramento cercare la forza e curare la “spina” che ci ferisce la carne.
Letture: Ezechiele 2, 2-5; Salmo 122; 2 Cor 12, 7-10; Marco 6, 1-6 Nota. Da articolo n. 110 di Riflettendo la Parola Fratelli di Gesù Nella cultura ebraica, e credo semitica in generale, il termine fratello è molto più ampio di quello delle nostre lingue, poiché si riferisce anche ai cugini e ai familiari più prossimi. Possiamo provarlo con Genesi 12,5 e 13,8 quando Abramo sta per separarsi da Lot e dice: “Che non ci siano discussioni tra te e me, tra i miei pastori e i tuoi, poiché siamo fratelli”. Lot invece era suo nipote. Quando io vivevo in Angola, ho potuto comprendere bene questo, perché per loro primo cugino è fratello. Il nostro giardiniere mi disse: è arrivato mio fratello! Domandati: Filippo, figlio di suo padre e di sua madre? No è figlio di mio zio. Per cui i cosiddetti fratelli di Gesù sono i cugini. Leggiamo Marco nel capitolo 15,40: Stavano lì alcune donne, guardando di lontano. Tra loro, Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo, di Giuseppe e di Salome. In Matteo si dice in 27,56, che la madre di Giacomo e di Giuseppe si chiamava Maria. Giovanni in 19,25 ci dice che “Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala” . Ancora, quando Matteo (13, 55-56), parlando della visita di Gesù a Nazareth dice: “Sua Madre non si chiama Maria,e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe , Simone e Giuda e le sorelle non stanno tutte tra noi?” Si tratta di parenti, figli di un’altra Maria che probabilmente non era sorella di Maria, madre di Gesù, poiché nei Vangeli apocrifi (ma questo non è una verità di fede) appaiono i genitori di Maria con i nomi di Gioacchino e Anna che avevano solamente Maria come figlia. Questi tali fratelli e sorelle potrebbero essere anche cugini di secondo grado.
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