n. 826 p. Luiz Carlos de Oliveira Redentorista
(28.6.2009) “Pietro e Paolo, una corona” Uomini dello Spirito Preghiamo nella Colletta della messa: “O Dio, oggi ci concedi la gioia di festeggiare S. Pietro e S. Paolo… apostoli che ci hanno donato le primizie della fede”. La Chiesa riconosce l’unità della loro fede che vivevano nella diversità della loro missione. Lo Spirito lavorò i loro cuori in modo tale che poterono dire “Per me, il vivere è Cristo” (Fil.1,21). Pietro, poi, ha fatto la prima professione di fede dicendo: “Tu sei il Messia, il Figlio del Dio Vivo” (Mt 16,16). Io ho la tentazione di vedere Pietro più legato alla tradizione e Paolo come un tipo più avanzato e ribelle. Ma i due erano simili. Vediamo Pietro rompere con la tradizione giudaica ed entrare nella casa di pagani cosciente che non si doveva chiamare niente impuro di quello che Dio dichiarava puro (At. 10,15). Pietro apre le porte del paganesimo al vangelo, nel Concilio di Gerusalemme, tacciando la tradizione giudaica come un gioco impossibile da sopportare (At 15,10). Era una grande liberazione che faceva in se stesso sotto l’azione dello Spirito. Questa posizione liberò la Chiesa. Poi c'è quell’ atto di libertà totale dato a Paolo per evangelizzare i pagani (v. 12). E Paolo così libero, eppure mantiene tradizioni giudaiche come tagliare i capelli per compiere un voto (At 18,18) e, a causa dei giudei, far circoncidere Timoteo che aveva padre greco (At. 16,3). La fede professata da Pietro si esprime in un momento cruciale della vita di Gesù, e Lo anima a seguire la direzione della Passione. Pietro riceve una benedizione: “Beato te, Simone, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli” (Mt 16, 17). Ottiene il dono di essere pietra angolare sopra la quale Gesù costruirà la sua Chiesa e gli dà il potere di legare e sciogliere (Mt 16, 17-19). Paolo riconosce l’azione dello Spirito: “Ho combattuto il buon combattimento, ho terminato la corsa, ho conservato la fede” (2 Tim. 4,7). Uniti dalla corona del martirio Daranno la vita per la Chiesa e per Cristo. Preghiamo nel prefazio: “Uniti dalla corona del martirio, ricevono uguale venerazione”. Essi ebbero coscienza durante la loro vita che ciò che hanno dovuto soffrire era a causa del Vangelo. Erode scatenò la persecuzione sulla Chiesa; uccise Giacomo e catturò Pietro per presentarlo al popolo per ucciderlo. Ma Pietro fu liberato dalla prigione da un angelo (At 12,1-11). Paolo ha consapevolezza della sua fine: “il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele”. (2 Tim 4, 6). Entrambi fanno l’esperienza di essere protetti dal Signore: “il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza” (v. 17); Pietro riconosce: “Ora so che il Signore ha inviato il suo angelo per liberarmi dal potere di Erode e da tutto quello che speravano i giudei” (v. 11). Una Chiesa che cresce L’insegnamento di questa festa per la Chiesa è l’apertura alla tradizione e all’accoglimento della novità per essere fedeli. La Chiesa deve sempre rivolgersi al dinamismo di questi due uomini che danno la vita per il vangelo. Essi ci sono maestri. Non possiamo restare alla superficialità e celebrare senza riflettere ciò che è stato grande. Essi non sono solo colonne della fede, ma danno anche la direzione verso il futuro. Viviamo tempi nei quali si ha la tendenza a prendere la tradizione per la tradizione e la novità per la novità . Si deve invece partire dalla fede che professiamo in ogni celebrazione. Ho sentito il padre Vitor Coelho (redentorista di Aparecida , di cui è aperta la causa di santificazione - ndt) pregare sulla Chiesa dicendo che ha bisogno di rami nuovi per crescere, e del tronco per sorreggersi. Essa, diceva, non è di bronzo che si arrugginisce, Essa invece possiede la vita. Letture: Atti 12, 1-11; Salmo 33; 2 Tim 4, 6-8.17-18; Matteo 16, 13-19
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