Quinta Domenica di Pasqua

 

 

n. 812
10 maggio 2009

 

 

"RIMANETE IN ME"

 

 Restare in Cristo è produrre frutti

 Con la Risurrezione riceviamo la vita nella nostra unione a Lui. Gesù ce lo spiega attraverso il paragone della vite. Questo esempio era comune nell'Antico Testamento. Il popolo è la vite che Dio  " ha divelto dall'Egitto ed ha espulso nazioni per trapiantarla" (Sl 80,8). Il popolo era paragonato alla vite. Gesù applica il paragone a se stesso: "Io sono la vera vite e mio Padre è il vignaiolo" (Gv 15,1). IO SONO, stà sempre a indicare la divinità che Egli possiede con il Padre e che dona anche a noi. Partecipiamo a questa Sua Vita Divina, come il tralcio di vite partecipa della vitalità dalla pianta. Il ramo produce frutto solo se resta unito alla pianta, e muore se viene tagliato. Accettare Gesù è  rimanere uniti. Notiamo anche che la pianta produce i frutti dai rami. Questo è il senso della comunicazione della vita divina che è la finalità della Vita, Morte e Risurrezione di Gesù.  Dio si comunica attraverso il Figlio e ci conduce a partecipare alla sua Vita attraverso il Figlio. Rimanere in Cristo è amare, come vedremo nella prossima Domenica. La Santissima Trinità è la fonte di questo amore. La nostra vita cristiana dipende da questa unione: "Senza di me non potete far nulla" (Gv15,5), così, i frutti che produciamo vengono dalla nostra unione a Cristo. Notiamo che la vita spirituale è una vita che nasce da Dio e solo dopo produce frutto. Abbiamo questa vita perchè custodiamo il comandamento di Dio che è credere in Gesù e amare i fratelli: "Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio rimane in Lui. Che Egli rimane con noi, lo sappiamo per lo Spirico che ci ha dato" (1 Gv3,24). Lo Spirito, che è Vita, ci garantisce. Se rimaniamo uniti a questa Vita, siamo attenti alla nostra preghiera perchèci viene detto: "Chiedete quello che volete e vi sarà fatto" (Gv 15,7). Paolo è l'esempio del frutto di questa unione con Cristo. In Lui la fede in Gesù ha prodotto grandi frutti. (At. 9, 26-31).

 

Non restare uniti è morire
 
 "Chi non rimane in me, sarà gettato via e seccherà. Questi rami saranno raccolti e gettati nel fuoco e bruciati" (Gv 15,6). Questa unione a Cristo è questione di vita, poiché in lui abbiamo la fonte di ogni energia. Rimanere è stare nella grazia di Dio. Restare unito è produrre frutto. Non produrre è segnale di morte. La questione del peccato non sta nelle mancanze che commettiamo, ma nel male che ci fa stare separati da Cristo. La nostra passione per Lui ci porterà a fare di tutto per non perderlo. Per questo c'è bisogno di osare, di avere il coraggio di amare per vivere nell'unità tra Lui e noi. Amare, non solamente con le parole e con la bocca, ma con le azioni e con la verità (1 Gv 3,18). Religione non è dire, ma fare le opere della fede che è amore. Gesù chiede che siamo uniti anche tra noi, e questo è il frutto dell'amore (Gv 17,21).
 
 
Colui che produce è potato
 
Chi ama soffre, perché l'amore esige rinuncia. E' perdere per guadagnare. Per questo Gesù mostra che per restare uniti a Lui occorre essere potati, ed è questa la condizione per produrre molti frutti. La potatura è grazia. La potatura taglia i rami secchi, che non servono più, per dar spazio alla purezza dei nuovi germogli. Non preoccupiamoci di perdere anche le cose buone, poiché lo Spirito conduce la mano del potatore. Dio ama e si rallegra con i figli, per questo li educa. Possiamo stare tranquilli, poiché "se il nostro cuore ci accusa, Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa" (1 Gv 3,20). Se desideriamo crescere abbiamo bisogno di questa conversione.

 

 

 

 

 
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