Seconda domenica di Pasqua-2009

 

Festa della Divina Misericordia

                                                                                         n. 806

19 aprile 2009

 

 

 "Mio Signore e mio Dio!"

 Ricevete lo SpiritoSanto

 Il Mistero Pasquale del Cristo si manifesta come un tutto nei diversi momenti della sua vita. Giovanni, per esempio, annuncia il dono dello Spirito anche nel momento della Sua morte: "E chinato il capo, consegnò lo spirito" (Gv, 19,30). E la sera della Risurrezione Gesù lo dona agli apostoli riuniti nel Cenacolo: "Alitò su di loro e disse: ricevete lo Spirito Santo" (Gv 20,22). Alitare, significa dare il dono della vita nuova, come fu dado a Adamo (Gn 2,7), il soffio di vita. Ricevendo nello stesso tempo anche la missione. Inviando i discepoli, ripete il gesto del Padre che ha inviato Lui. L'invio è fato in unione con lo Spirito che sosterrà nella missione evangelizzatrice e rinnovatrice, poiché essi vanno con il potere di perdonare i peccati, per la grande riconciliazione con Dio e con i fratelli. Ogni manifestazione dello Spirito si indirizza a una necessità della Chiesa: "A chi rimeterete i peccati , saranno rimessi" (Gv. 20,23). Il Risorto è lo stesso che fu crocifisso: "Mostrò loro le mani e il costato". La sua umanità si mostra ora divinizzata con i segni della sua Passione e Morte. Gesù, in questo momento della sua apparizione, dona la pace - Shalom - che significa salvezza totale, riposo in Dio, meta dell'opera redentrice. La presenza del Risorto tra i discepoli è creazione di una nuova comunità che ha Gesù nel suo centro. Tommaso, che dubiterà della testimonianza degli apostoli, nel toccare le sue piaghe, fa la più grande professione di fede che ci si aspetti da un discepolo: "Mio Signore e mio Dio". La fede ci dà la Pace di Dio, la pace e la redenzione.

Un solo cuore e un'anima sola

Luca, raccontandoci la vita della comunità, non vuole farne un ritratto, ma presentare il progetto di Gesù. Credere che Cristo è Risorto è mostrarlo vivo nella comunità attraverso i fruti dell'amore. La comunità continua la testimonianza affinché tutti credano, come fa Giovanni. Anch'essa è un segno. "La moltitudine dei fedeli era un cuore solo e un'anima sola" (At. 4,32). Questa comunione di beni spirituali e materiali sono il primo frutto della fede che ci fa uno con Cristo. E' impossibile avere la comunione dell'anima, senza la comunione dei beni. E' così che si può continuare la missione di riconciliazione universale, poiché la comunità è la semente di questa nuova creazione. Professare la fede nella comunità è costituirla come Corpo di Cristo. Alimentandosi del Corpo del Signore  diventiamo annunciatori. La comunità nasce dallo Spirito Santo, come  per il suo intervento nacque Gesù.

Beati coloro che crederanno senza aver visto

Gesù, nel riprendere Tommaso che credette solo dopo aver visto, proclama beati coloro che crederanno in Lui senza averlo visto. Questa è la fede matura. Noi, cristiani fiacchi, vorremmo vedere per credere, come Tommaso. Desideriamo miracoli, le consolazioni di Dio, successo nei beni materiali, non avere problemi di salute, o finanziari o familiari. Tutto in perfetto stato. Sappiamo che la fede senza false sicurezze è molto più ricca, salutare, risolutoria dei problemi, poiché ci fa appoggiare in Dio. E' per questo che Giovanni scrive: "Beati coloro che crederanno senza aver visto" (Gv 20,29). E' tempo per la comunità di cambiare il proprio modo di vivere la fede in Gesù, accogliendo la sua Vita e la sua Parola. Quando ci riuniamo per celebrare l'Eucaristia,  abbiamo la presenza del Risorto che ci dà lo Spirito e ci rende suo Corpo.

 
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