nº 1029
Articolo
p. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
“In alto i cuori!”
Spiritualità dell’Ascensione
Nel prefazio della Messa, preghiamo: “In alto i nostri cuori”; e rispondiamo: “sono rivolti al Signore!”.E’ questo il segno che siamo uniti a Dio nella nostra preghiera. Ma c’è qualcosa che disturba. Quando avvenne l’Ascensione di Gesù al Cielo, gli Angeli dissero agli apostili che stavano guardando in alto verso dove Gesù era salito: “Perchè ve ne state guardando verso il cielo?”. Ci sono due dimensioni della stessa realtà. Avere il cuore in alto, dove sta Gesù assiso alla destra del Padre, e avere gli occhi rivolti alla terra, dove sta la nostra missione. La spiritualità dell’Ascensione mostra la forza della vita cristiana: unione a Dio e servizio agli uomini, tanto nelle cose spirituali quanto in quelle materiali. Noi continuiamo la missione che fu data agli uomini nel Paradiso Terrestre: “Crescete e moltiplicatevi, riempite la terra e dominatela” (Gen. 1,28). Il Verbo “dominare” ha il senso di avviare alla piena realizzazione, e San Paolo al riguardo ci ricorda che anche la creazione aspetta di essere liberata dalla schiavitù del male a cui è stata sottoposta dal peccato dell’uomo (cfr. Rm 8,22). Il peccato non fa il bene. Quando ci lasciamo portare dalle tentazioni che ci vengono presentate dal male, mettiamo in pericolo sia noi stessi che il mondo. Quando siamo portati dalla grazia di Dio, viviamo invece la nostra dimensione completa e allo stesso tempo eleviamo il mondo. Dio non ostacola la vita del mondo. Con l’Ascensione, i cristiani subirono la tentazione di sentire l’assenza di Gesù e di pensare che niente avrebbe più funzionato. Per questo fu data l’assicurazione che: Egli sarebbe tornato, non solo alla fine del mondo, ma, sarà sempre con noi come scrive Matteo: starò con voi tutti i giorni fino alla fine dei tempi. La Sua è una presenza, che fisicamente è assenza, e tuttavia è pienamente viva nella realtà. Gesù continua ad agire in noi e attraverso di noi. Egli ha detto “Farete opere più grandi di quelle che ho fatto io!”. La spiritualità dell’Ascensione contiene l’universo.
961. Preghiamo con Cristo
La spiritualità dell’Ascensione ci insegna il mistero del culto cristiano. Cristo è ritornato al Padre, non per allontanarsi da noi, ma per esercitare la sua missione fondamentale: prestare al Padre il culto perfetto nell’adorazione, nella offerta e nell’azione di Grazie. Egli intercede sempre per noi, poiché il culto possiede una dimensione di carità che è portare i fratelli a Dio. Nella definizione della liturgia Cristo è presentato come Colui che glorifica Dio in modo perfetto. Quello che Cristo fa davanti al Padre, noi lo facciamo in terra attraverso i segni sensibili dei sacramenti. La celebrazione della liturgia realizza l’ unione, come Corpo di Cristo (capo e membra) che presta il culto pubblico integrale. Pertanto, qualsiasi celebrazione liturgica è opera di Cristo sacerdote e del suo Corpo che è la Chiesa (SC 7). Perciò nell’unione a Cristo noi continuiamo il suo sacerdozio come popolo di Dio sacerdotale, condotto dai ministri ordinati.
962. Architettura dell’ascensione
Celebriamo il culto in spirito e verità, ma anche riuniti nelle chiese. Queste ci devono condurre a Dio, a partire dalla comunità. È importante l’edificio, ma più importanti sono coloro che lo abitano. Per questo l’architettura deve condurre la comunità verso Dio. Nel costruire una chiesa, dovremmo vedere il progetto del Cielo ed in esso rispecchiare il nostro. Senza questo costruiamo solo dei garages. Dio ha detto a Mosè: “Guarda e fa’ secondo il progetto che tu hai visto là sul monte”, nell’incontro con Dio (Es 25, 40). Le pietre pregano con noi, quando facciamo un edificio liturgico. Siamo condotti a Dio dalla simbologia della stessa Chiesa. Come un’icona orientale si fa solo dopo che si è pregato e digiunato, così le chiese dovrebbero nascere dalla preghiera della comunità. È un’opera creata dal popolo sacerdotale per servire Dio.