nº 1023
Articolo
p. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
Vedere con il cuore
951. i vostri occhi vedranno
Nel tempo liturgico pasquale, leggiamo il vangelo che riguarda il Buon Pastore. La parabola di Gesù sul pastore e le pecore ha un aggancio profondo con la Scrittura. Dio è chiamato Pastore del popolo. Essa ci insegna che il seguire Gesù va al di là di un semplice “andare dietro” come le pecore. Questa sequela deve raggiungere l’intimo dell’essere umano nella sua relazione con il Pastore che è Gesù. La fede in Gesù coinvolge tutto il nostro essere, perchè riguarda tutti i nostri sensi. Entra in questione soprattutto il vedere, l’udire e il comprendere. Giovanni scrive nella sua lettera: “colui che abbiamo sentito, colui che abbiamo veduto con i nostri occhi, colui che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato, cioè il Verbo della vita....noi ve lo annunciamo affinchè voi abbiate comunione con noi . la nostra comunione è con il Padre e con suo Figlio Gesù Cristo” (1 Gv. 1, 1-3). C’è un crescendo nell’accoglimento della Parola di Dio: videro, udirono e sentirono con il cuore, entrarono in comunione. Gesù, citando Isaia , dice che parlava in parabole perchè vedendo non vedono e udendo non odono né comprendono” (Is 6, 9-10; Mt 13,13). Le pecore vedono, odono il pastore, lo conoscono e lo seguono. Nel libro del Deuteronomio Dio richiama l’attenzione del popolo “I vostri occhi hanno visto le grandi opere che ha fatto il Signore” (Dt. 11,7). Il popolo ha verificato con i propri occhi le meraviglie di Dio. Le pecore vedono il pastore. Gli occhi captano tutto e lo portano dentro di noi. Dio si è fatto vedere nella persona di suo Figlio. Dio si è manifestato. Coloro che videro Gesù fisicamente hanno potuto fare la scelta del pastore. Gesù afferma: “Beati i vostri occhi che vedono, le vostre orecchie che odono, poichè in verità vi dico che molti profeti e giusti desiderarono vedere ciò che voi vedete e non videro, udire ciò che voi udite e non l’udirono! (Mt 13,16). Nella Chiesa c’è ancora la necessità di un annuncio che soddisfi anche gli occhi. Da cui ecco l’importanza dell’uso dei mezzi di comunicazione che sono necessari per l’evangelizzazione. La bellezza evangelizza, come contempliamo nella trasfigurazione di Gesù.
952. Ascoltare la voce.
Beati coloro che ascoltano. Ascoltare è un senso che ci riguarda profondamente. Di solito noi selezioniamo ciò che desideriamo ascoltare. Ogni senso ha una finalità differente. Gesù ha usato la parola come mezzo per la trasmissione della sua verità. Diceva sempre: “chi ha orecchie per ascoltare, ascolti!” (Lc. 8.8). Fa uso della similitudine del seme gettato nella terra. È necessario germinare. Le pecore ascoltano la voce del pastore. Tutti i mezzi sono utili, ma la predicazione è indispensabile. La Parola è seminata e produce il suo frutto come la semente. Accogliere è ciò che Dio aspetta da noi. Quanto più siamo terra buona più frutto produrremo, perchè ascolta e intende (Mt 13,23) dice la parola.
953. Conoscere con il cuore
Maria custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore (Lc 2,19). La meta di tutta la rivelazione è andare al cuore che è centro della scelta di Dio e della parola di Gesù. Lì si fa la scelta di quello che si è visto e udito. Diciamo che è il luogo dell’amore. I nostri sentimenti e la nostra intelligenza ci portano a scegliere ciò che è buono per noi. Gesù già nella sua nascita si presenta come segno di contraddizione: sceglierlo o no (Lc 2,34). Non è possibile restare indifferenti davanti al mistero del Figlio di Dio che si rivela. “Egli venne per i suoi ma i suoi non l’hanno accolto. A coloro che lo hanno accolta ha dato il potere di diventare figli di Dio” (Gv. 1, 11-12). I discepoli videro, udirono e accolsero. Apriamo il nostro cuore all’amore di Dio per avere il senso della vita e per annunciare la Vita.