nº 1021
Articolo
p. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
La Risurrezione è presente nella Vita
948. Gesu’ è vivo
Se conoscessimo bene le Scritture potremmo riflettere meglio sulla presenza di Gesù nella comunità. Fino ad oggi vediamo, ripetute volte, le stesse scene che videro i discepoli. Le vediamo in un altro modo, ma esse sono sempre le stesse. Non c’è necessità di vedere, perchè crediamo e siamo felici per questo, come diceva Gesù: “Beati coloro che crederanno senza aver visto” (Gv. 20,23). E’ la stessa realtà dei primi cristiani che non videro il Gesù Risorto, ma credettero e furono felici. Credettero nella testimonianza delle persone scelta da Dio per vedere e annunciare (At. 10,41). La partecipazione coerente nella comunità, all’eucarestia, alle celebrazioni, nei lavori apostolici è la testimonianza chiara che noi crediamo. E ce ne rallegriamo. Egli è vivo! Immaginiamo cosa significò per quei poveri uomini angosciati dalla morte di Gesù e timorosi di quello che poteva accadere anche a loro, avere Gesù vivo, lì, essere toccati da lui, mangiare e bere con lui. Erano nella dimensione del risorto e non semplicemente di un ritornato alla vita, come Lazzaro. C’era un’allegria incredibile. (Lc. 24, 41). Erano persone semplici come noi e forse anche più umili di noi. La forza della Risurrezione li trasformò in portentosi annunciatori. Facevano miracoli più grandi di quelli di Gesù. Egli era vivo e questo dava loro vita. A noi manca la comprensione e la capacità di considerare Gesù vivo nelle nostre comunità con la sua forza attuante nelle persone. Un giorno in una messa domandai ai fanciulli quale era la missione di Gesù. Una bambina rispose: “ Egli è venuto a mostrare l’amore del Padre”. Da dove esce questa forza di evangelizzazione tanto pura, se non dalla persona di Gesù? Vediamo delle capacità che superano la condizione umana.
949. Presenza nella comunità
Parliamo delle persone ma Gesù dà molto valore alla comunità. Apparve a molti individualmente, come narrano i vangeli. Ma appariva di preferenza nel primo giorno della settimana, che è , appunto, la domenica. Appariva alla comunità riunita. Per i cristiani, il primo giorno, era quello dopo il sabato giudeo, che non era festivo. Era il giorno del Signore (per questo lo si chiamò domenica, che viene dal latino: dies dominica, giorno del Signore). La comunità riunità è il luogo e il momento di maggiore manifestazione di Gesù attraverso la parola, i simboli sacramentali, la comunione fraterna e la condivisione del pane eucaristico. Non vado a messa per obbligo ma per avere il piacere di stare con il Signore che si manifesta. Non andare alla celebrazione è una ferita per se stessa. E anche per la comunità. Coloro che sono impediti di andare alla celebrazione la possono accompagnare , anche con grande frutto, attraverso i mezzi di comunicazione.
950. Stimolo ad annunciare
Nell’incontrare Gesù vivo nella comunità, possiamo avere la certezza di quello che annunciamo. Quando vediamo alcuni luoghi dove si fanno miracoli, in essi andiamo a fare i nostri pellegrinaggi e raccontiamo a tutti le meraviglie che vi abbiamo viste. É meraviglioso anche poter, dopo una celebrazione, raccontare non solo le cose belle, ma la gioia di sentire la pace, la serenità, la forza per affrontare le difficoltà, la soluzione di tanti problemi che abbiamo. Non c’è bisogno di dare spettacolo per essere buoni. Abbiamo bisogno di vedere nella semplicità delle nostre celebrazioni, la grandezza di Dio che ci ama e ci invia Gesù. É importante annunciare via via quello che impariamo, il bene che ci fa, la gioia che viviamo. Così le persone si potranno sentire attratte. Ecco la responsabilità di celebrare bene, di avere una coerenza di vita con ciò che si celebra. La testimonianza degli apostoli attrasse tutti. Ed è la stessa cosa che possiamo dare noi.