La Comunità è il luogo privilegiato della
presenza di Gesù. Essa si fonda nell’amore
che viene dalla fede
nº 1018
2^ Domenica di Pasqua
della Divina Misericordia
(01.05.2011)
Pe. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
Cristo Risorto in mezzo a noi
Come seguire Gesù
La comunità, che “era assidua nell’insegnamento degli Apostoli, nella unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere”, si domandava come avrebbe vissuto dopo la Risurezione e senza Gesù. I discepoli erano anche terrorizzati dalle persecuzioni, e come successe agli apostoli che si sentivano persi senza Gesù, così ora si sentivano loro. Si diceva, come avremmo detto noi oggi: Ah! Se avessimo avuto ancora tra noi la presenza di Gesù risorto, sarebbe stato tutto diverso! Questo vangelo di oggi ci garantisce però che Gesù è presente. Noi non Lo vediamo ma crediamo anche senza toccarlo con le mani, come voleva fare Tommaso. La professione di fede, accoglie la testimonianza di coloro che videro il Signore, e proclama la sua presenza. La presenza del Risorto garantisce la risposta della fede. E come loro siamo felici. Il Risorto viene sempre ed è sempre presente. Egli è lo stesso, per questo mostra le mani e il costato, segni della sua morte. Nelle nostre celebrazioni abbiamo la stessa presenza di Gesù e con la stessa forza. Egli continua ad elargire lo Spirito e a inviare per la missione della riconciliazione (Gv 20, 21-23). Per questo riceviamo da Gesù l’affermazione: “ Beati coloro che crederanno senza aver visto”. E come Tommaso possiamo fare una grande professione di fede: “Mio Signore e mio Dio” (Gv 20, 27-29).
Comunità, presenza del Risorto
L’apparizione di Gesù al suo gruppo riunito, dopo la risurrezione, avviene di domenica. La comunità fraterna che , ora, spezza il pane, ascolta la Parola , è il luogo privilegiato della presenza di Gesù. “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, Io sarò in mezzo a loro” (Mt 18,20). La comunità si fonda sull’unione d’amore prodotta dalla fede. Tommaso è esortato a credere senza vedere, perchè la fede è dono dello Spirito che è dato alla comunità per la riconciliazione. Con lo Spirito manteniamo viva la fede che è la condizione per la pace, lo Shalom di Dio. Il Battesimo ci rende eredi, anche in mezzo alle prove. La fede è vissuta nella comunità. Coloro che avevano abbracciato la fede vivevano insieme. La comunità diventa testimonianza della presenza del Risorto quando vive nell’unità, quando ha tutto in comune, quando è assidua nell’ascolto della Parola di Dio, nella fraternità, nella partecipazione alla celebrazione e nel dedicarsi alla preghiera. Il mistero cristiano sarà una bendizione e un annuncio per il mondo nella misura in cui il Risorto trasparirà dalla nostra vita. Così potremo testimoniare una fede che porterà altri a credere che Lui è vivo, senza bisogno di toccare.
Come il Padre ha inviato me
L’apparizione di Gesù non è soltanto un conforto per i discepoli impauriti che stavano con le porte chiuse, ma è una missione. Egli li invia, come Lui stesso fu inviato. Per questo dona lo Spirito Santo. E’ il tempo dello Spirito. Oggi siamo noi gli inviati. E’ il mistero della redenzione che continua la sua azione, quella stessa che ha realizzato Gesù, con lo stesso vigore della salvezza. Gesù alita sopra i discepoli: soffio che crea l’uomo, lo cura, lo risuscita dai morti, come in Ezechiele, fa dei discepoli nuove creature. Lo Spirito è soffio di vita che crea l’uomo nuovo fatto a immagine di Cristo. Siamo inviati per la riconciliazione e per il perdono. Questa è la grande realizzazione di Dio nell’umanità. Il Vangelo non si riferisce solo a una comunità terrena, ma ad una che continua, nel possesso dell’eredità incorruttibile nei cieli (1 Pt 1,4). La nostra missione è mostrare la speranza che ci anima e la gioia di sapere che Gesù sta fra di noi.
Letture: Atti 2, 42-47; S. 117; 1 Pt. 1, 3-9;
Vangelo: Giovanni 20, 19-31