nº 1017
Articolo
p. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
Se Cristo non fosse risorto
942. Vana sarebbe la nostra fede
Le sofferenze di Gesù nella sua Passione e Morte ci toccano profondamente. Spesso però viviamo tutto sotto l’aspetto sentimentale e quando questo svanisce se ne va anche la prospettiva di un’autentica conversione. S. Alfonso afferma che se accogliessimo l’amore col quale Cristo ha vissuto la sua Passione, la nostra conversione sarebbe veramente sincera. Dobbiamo assumere la Resurrezione come salvezza. Sottolineare l’importanza della Risurrezione, nel mistero Pasquale, non vuol dire diminuire l’importanza del mistero della morte. Questo mistero non appare come un avvenimento passato… la morte è eternizzata (cfr.p. Durwell). Quello che successe a Gesù una volta, rimane per sempre, non come un fatto che si ripete, bensì come presenza salvifica e reale. Noi non siamo abituati a vivere la Risurrezione. Lo si vede bene anche nella tradizione del popolo. Il punto più alto della Settimana Santa , infatti, è considerato la processione del Venerdì Santo. E tutto sembra finire lì. Nessuno ne ha colpa. È una realtà nata già molti secoli fa, quando venne a mancare la formazione per la gente. La catechesi che ne è rimasta è stata la contemplazione dei misteri del dolore. Questi sono più facili da capire. Siamo chiamati ad approfondire nella nostra vita, invece , il mistero della Risurrezione. La nostra fragilità nella fede viene proprio dal misconoscimento del Mistero Pasquale di Cristo. “Se Cristo non è risorto, scrive Paolo, vana è la nostra fede” (1 Cor. 15,17). Non veniamo salvati solo dal sacrificio della croce, ma dalla vittoria del Risorto. Come far passare il senso di questo mistero, nella nostra vita? La Morte e la Risurrezione di Gesù perdonano i nostri peccati e ci danno la vita. Egli lo ha fatto “una volta per tutte” ed è il massimo che poteva fare per noi. Manca ora la nostra adesione personale e della nostra vita alla Sua Persona. Questo potremo farlo vivendo il Vangelo e la vita della Chiesa nei sacramenti.
943. Una religione senza Gesù vivo
Fede in Gesù è comunione alle sue sofferenze e partecipazione alla sua risurrezione. E’ essere in comunione con Lui. Ma possiamo essere molto religiosi ed avere poca fede. Lo vediamo quando come cristiani creiamo una “cappa religiosa” ma il Vangelo non illumina e non traspare nella nostra vita e nei nostri cammini. Occorre vivere la propria vita “in odore” di vangelo! Gesù non è un santo solo perché soddisfa le nostre richieste, perseguita i sacerdoti, parla di tutto, vuole imporre il suo modo di vedere. Senza l’ adesione a Gesù, possiamo essere buoni amministratori ma non lasciare trasparire Gesù dalla nostra vita e dalla nostra azione. Chi ha lasciato la sua impronta nel mondo è stato solo chi ha vissuto e annunciato con forza la Vita e la Missione di Gesù. Non basta avere la religione cattolica, è necessario avere la fede cristiana. “Se siete risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù… la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio” (Col 3,1).
944. Rinnovare le energie
La forza di Gesù Risorto invade il mondo. Il mistero di Dio non è una religione in più. Egli ci vivifica nello Spirito per condurci a vivere la sua vita. Il mistero Pasquale è mistero di filiazione. La nostra forza sta nell’unione con Gesù che è unito al Padre. “Se qualcuno mi ama custodirà la mia parola, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui, e faremo dimora presso di lui” (Gv 14,23). Rimaniamo in lui con la fede, attraverso i sacramenti, nell’amore, attraverso la sofferenza vissuta con Lui, testimoniando il Vangelo. Rinnovati possiamo vivere più intensamente il Mistero di Gesù nella nostra vita. Spiritualità non è un concetto, ma la vita. Spiritualità vuol dire decidersi e compromettersi per Cristo.