nº 1013
Articolo
p. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista
“Fate questo in memoria di me
936. la memoria che salva
Gesù, nell’Ultima Cena, ha aperto completamente i serbatoi della bontà di Dio, donandosi come alimento. Disse: prendete e mangiate “questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me… questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, tutte le volte che ne berrete, in memoria di me” ( 1 Cor 11, 24-25). Con queste parole, Gesù stava indicando ciò che dovevamo fare e cosa significava quello che stava facendo. Dovevamo fare ciò che aveva fatto lui con lo stesso senso che aveva dato Lui. Per comprendere la parola “memoria” dobbiamo cercare nella cena pasquale ebraica l’ordine dato da Dio a Mosé in Egitto nell’istituire la Pasqua: “Questo giorno sarà per voi un memoriale” (Es. 12,14). Quando vi domanderanno cosa significa questo gesto, risponderete: “E’ il sacrificio della Pasqua del Signore, che passò oltre le case dei figli d’Israele in Egitto, quando colpì l’Egitto e risparmiò le nostre case” (Es. 12, 27). Gesù celebrò la cena pasquale ed in essa fece la sua Pasqua. Ciò che facciamo noi è memoria dell’ultima Cena, ricordando quello che fece Gesù. Il messale Romano nell’orazione della festa del Corpus Domini ci ricorda questo: “Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell’Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua”. Ciò, però, non è soltanto una commemorazione. Ma pochi si interessano di approfondirlo. Diciamo semplicemente che “facciamo memoria”. La memoria di Dio non è un semplice ricordarsi, ma è, prima di tutto, un comportamento di Dio che interviene nella realtà storica…. che viene, così, permeata della sua azione. Facciamo memoria del passato. E siccome è Dio che lo ha realizzato, rimane per sempre. In questo modo, siamo presenti allo stesso avvenimento, non come fatto storico, ma ad una realtà permanente. Ciò che Dio fa, rimane, ed è messo a disposizione di tutti coloro che lo celebrano. E’ il memoriale di un’azione salvifica. Il fatto avvenuto rivela la sua presenza. La cena pasquale è una memoria del presente, del passato e del futuro. Rendendo sempre viva e feconda la salvezza pasquale. E’ l’oggi di Dio che vuole salvare e per questo si rende sempre presente.
937. Ricordati, o Signore!
Gli atti liturgici che celebriamo hanno anche, come finalità, di chiedere a Dio che Egli si ricordi e realizzi le stesse meraviglie che ha operato nel tempo antico. Tante volte i profeti e i salmi pregavano così: “Ricordati dell’alleanza che hai stipulato con i nostri padri”. Ricordiamo le meraviglie e chiediamo che Dio si ricordi di farle di nuovo. Stiamo come azionando la memoria di Dio. Noi proclamiamo la presenza di Dio che salva e comunica il suo Spirito affinché formiamo con Cristo un solo corpo. Lo Spirito realizza la comunione e la presenza della salvezza.
938. Memoria viva
Noi proclamiamo, con la nostra presenza e con le parole, il Mistero Pasquale di Cristo, e cioè la sua Vita, Morte , Risurrezione. Così ci uniamo alla sua Vita e al suo Mistero, che sono la sua azione per noi. In questa partecipazione siamo trasformati in un memoriale vivo. Mostriamo con la nostra vita, corpo e azioni, che Gesù continua a salvare tutti gli uomini e le donne. Ogni sacramento ha, in sé, una dimensione di questo mistero. Ogni volta che lo celebriamo, Dio si rende presente come salvezza. Quando lo rinnoviamo nei riti delle celebrazioni, approfondiamo la nostra apertura a Dio e viviamo più intensamente la sua grazia redentrice. Possiamo proclamare che Gesù è morto e risorto per noi. Quanto più faremo memoria di Cristo, tanto più lo percepiremo presente nelle nostre stesse celebrazioni.