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Decimo Giorno

 

 

 

DECIMO GIORNO

 

§ Maria vera Madre di Dio – art. 2

 

Allora sorge la domanda se il Verbo, nascendo da Maria, come uomo, ha contratto con Lei un rapporto di dipendenza che Lo ha modificato come Figlio?

 

Bisogna distinguere. Il rapporto tra il Verbo e Maria è reale solo in Maria, divenuta Madre di Dio; mentre è soltanto di ragione (cioè fondato sul nostro modo umano di intendere) nel Verbo, rimasto inalterato, pur cominciando a dirsi “figlio naturale di Maria”; ciò che, per analogia, si verifica per Dio, che, nel produrre il mondo dal nulla, diventa (così a noi sembra) il Creatore e Signore del medesimo, senza acquistare nulla di nuovo, essendo l’Atto Puro, assolutamente indivenibile.

Maria dunque, dando al Verbo un corpo umano, ha ricevuto l’onore della divina maternità; mentre il Verbo “ricevendo quel corpo”, ha dato a Maria l’insigne onore di rendersi suo figlio. In altri termini: il Verbo essendo TUTTO, perché Dio, può avere soltanto dato; Maria invece, come creatura, essendo per sé nulla, può avere solo ricevuto, restando Figlia di suo Figlio (Conc. II Costant. DS. 422, 427: Conc. Later. Iv 503; Conc. III Costant., iv. 554; Pio IV, iv. 1880; Conc. Vat. II, LG 55; Paolo VI, Professione di fede; Cat. 495; S.Th, III, q. 35, a.4)

 

La divina maternità di Maria non si riduce ad un fatto biologico, ma suppone e rimanda a qualcosa di ineffabilmente superiore. In raltà, si tratta di una maternità perfetta, ricca di tutte le componenti psicologiche e morali naturali e soprannaturali, che ne fanno la prima di tutte  le prerogative di Maria. Infatti, quando ne fu avvertita dall’Angelo, era già piena di grazia, ossia spiritualmente matura, santa in grado assolutamente unico, pienamente consapevole della dignità a cui era destinata, incondizionatamente disposta a realizzare il piano della salvezza. Perciò , il concepimento fisico del Verbo era stato preceduto e preparato da quello spirituale e soprannaturale a Lei possibile nella fede e nell’amore; per cui, perfettamente trasformata nel Padre, poté collaborare con lui, restare feconda in virtù di tutto il suo Amore (= lo Spirito Santo), dare alla luce il Capolavoro di Dio, meritare la venerazione e la gratitudine di tutte le genti (Innocenzo III, Sermo 12, PL 127,506; Leone XIII, Iucunda semper, AAS 27, p. 178; S. Th., III q. 30, a.4).

 


 

 

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