§ - Maria concepita senza peccato originale
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E’ verità di fede, solennemente definita da Pio IX, l’8 dicembre 1854.
Secondo i termini del dogma, Maria SS.ma fin dal primo istante del suo concepimento, per singolare privilegio di Dio e in previsione dei meriti di Cristo, è stata preservata immune da ogni macchia del peccato originale. Questa la definizione del Magistero, che ha riassunto ed espresso la fede, sia pure implicita, di tutte le generazioni dei credenti (Pio IX, Ineffabilis , DS 2803).
Nel processo della sua esplicitazione storica possiamo distinguere quattro periodi:
1)    prima e dopo il Concilio Niceno, si intravede il privilegio di Maria nel parallelismo tra Eva, madre dell’umanità decaduta, e Lei, madre dell’umanità redenta. Dopo questo Concilio è esaltata come “santa”, “innocente”, “immacolata” (S. Efrem, Carmina Nisibena, 27,8: S. Ambrogio Exp. In Ps. 118, serm 22,30; S. Agostino, De natura et gratia, 36,42).
2)    Dal IV all’XI secolo –le idee si fanno sempre più distinte, perché Padri e Scrittori ecclesiastici celebrano Maria in termini sempre più favorevoli al dogma poi definito: Ella ha conservato la giustizia originale. La sua festa, senza una precisa indicazione del suo oggetto, ricorre in Oriente fin dal VIII secolo e in Inghilterra dal secolo XI per poi propagarsi in Spagna, Francia, Germania.
3)    Dal Mille al 1439-data del Concilio di Basilea, dove si agitano controversie sollevate in Inghilterra e Francia, non essendo ancora del tutto chiare le idee sul peccato originale e la verità oggettiva del concepimento e dell’animazione del feto. S. Anselmo è ambiguo, S. Bonaventura decisamente contrario; e tutt’altro che certo e inequivocabile è il pensiero di S. Tommaso d’Aquino, S. Alberto Magno, Alessandro di Hales, Giovanni de la Rochelle, Guglielmo di Melitona, Pietro di Tarantasia, Enrico di Gand, Egidio Romano… Ma alla fine del 1200, comincia la reazione sostenuta da S. Pietro Pascasio, Raimondo Lullo, G. Gersone, N. Cusano, Pietro di Bolis e soprattutto Duns Scoto, seguito dalla Scuola francescana e da numerosi e valenti teologi di altri Ordini, tra cui i futuri Benedetto XII e Clemente VI.
4)    Dal secolo XV in poi si apre l’ultimo periodo del pieno trionfo della dottrina sull’Immacolata nella devozione dei fedeli, nelle elaborazioni dei teologi, nei documenti del Magistero:
a.     Sisto IV, nel 1476 e 1483 ne approva la festa e ne spiega l’oggetto, proibisce ai contrari di ritenerla eretica (Cum praeexcelsa, DS 1400);
b.    Innocenzo VIII nel 1489, approva l’invocazione della Vergine sotto il titolo dell’Immacolata
c.    Il Concilio di Trento, esclude Maria dal decreto sul peccato originale e rimanda ai documenti emanati da Sisto IV (DS. 1516)
d.    S. Pio V, nel 1567 condanna una proposizione di Michele Baio contraria all’Immacolata, e ne inserisce la festa nel Breviaro Romano (DS 1973).
e.     Paolo V, nel 1616 proibisce di sostenere in pubblico la sentenza teologica contraria (Regis pacifici, Bull. Rom 12).
f.      Gregorio XV nel 1622 comanda l’uso del termine concezione, destinato a sostituire quello di santificazione, derimendo vecchie controversie (Bull. Rom., 12, 658-0)
g.    Alessandro VII, nel 1661 dichiara che oggetto del culto è la concezione di Maria, precisando tutti gli elementi della futura definizione dogmatica (sollicitudo omnium ecclesia rum, DS 2015).
h.    Clemente XI, nel 1708, estende a tutta la Chiesa la festa di precetto in onore dell’Immacolata
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Si giunge così alla solenne proclamazione di Pio IX (DS 2803). Su 603 vescovi interrogati dal papa nel 1849 con l’encicl. Ubi unum, 546 di essi si dichiarano favorevoli. In realtà i tempi erano più che maturi: dal XV al XVII secolo avevano aderito alla dottrina mariana 150 università , 50 delle quali si obbligarono con giuramento a sostenere il singolare privilegio di Maria. Agli antichi Ordini si erano associati tutti gli altri fondato dopo il Concilio di Trento, compresi i teologi domenicani, tra cui lo stesso Tommaso Campanella. Al riguardo furono eloquenti i Catechismo del Canisio, del Bellarmino, del Bosuet, ecc. Perciò la definizione di Pio IX, segnò l’ultima tappa del lungo processo di chiarificazione, da parte della Chiesa docente e discente, di una verità scaturita dal Mistero della salvezza. Nel 1439 era stata preceduta da un’altra sostanzialmente identica, formulata dalla sessione 36.ma del Concilio di Basilea, a cui non si riconobbe alcun Valore dogmatico unicamente perché il Concilio era scismatico; ma essa documenta che fin d’allora i tempi potevano ritenersi maturi.
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