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Cos'è il Cristianesimo



Cos’è il Cristianesimo

Non è meditazione orientale                         È preghiera

                                                                      È incontro con un Tu (il Dio in noi)

Non è atletismo del corpo                             Ma è atletismo dello spirito

Il cristiano è un alpinista dello spirito, non un collezionista di medaglie. E la vita ascetica del cristiano e del Cristianesimo, non sale, bensì scende. Speleologi e alpinisti per percorrere le vie profonde dello spirito umano, a cominciare dal proprio.

È la via della Croce, non del successo, al fine di “prendere in carico l’umanità”, a cominciare da chi ho vicino, qui e adesso. Il “contagio” cattolico si fa da persona a persona, e non si tratta di proselitismo.

La meditazione trascendentale è sforzo dell’uomo verso l’alto, fino ad arrivare all’armonia di sé stesso, all’equilibrio interiore , alla quiete. Ma il cristianesimo non è questo.

Lo sforzo ascetico delle tecniche meditative orientali: Zen, Yoga, Induismo, Buddismo…. Sono sforzo verso l’alto, elevazione certo, la cui vetta però rimane chiusa. Non oltrepassa il creato, resta all’interno di esso. In effetti non è solo il nostro sforzo ascetico che può condurci a Dio. In questo caso non ci sarebbe stato bisogno della Incarnazione di Gesù, Lo sforzo ascetico ci vuole certamente, ma nel Cristianesimo questo sforzo-impegno dell’uomo verso Dio non è fare ginnastica o respirazioni, bensì è un qualcosa d’altro.

Semmai è impegno nel vivere le virtù. È farsi amiche le 7 sorelle: Prudenza, fortezza, giustizia, temperanza; Fede , Speranza, Carità! Cioè le Virtù cardinali e le Virtù teologali

È rispondere al Dio che parla (Rivelazione) , rispondendo con la Fede.

Più che meditazione il Cristianesimo può parlare di DIALOGO. Incontro dell’io umano con il Tu Divino. È impegnarsi con l’esercizio delle virtù a fare dentro di noi un posto affinché questo Dio Trascendente, possa venire ad abitare in noi:

“Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà

e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” – nel suo cuore - (Gv 14, 23-29)

Questo si realizza nel cristiano non con la meditazione trascendentale, che può essere un aiuto al rilassamento e quindi anche al raccoglimento, ma con la “Collaborazione alla Grazia” che ci viene dai  Sacramenti e  dalla conoscenza  della Rivelazione .  Sacramenti e Dottrina-catechesi dunque.

Se Dio ci ha creati senza di noi, non ci salva senza di noi. Perché ci ha creati liberi. E da quando ci ha creati donandoci l’essere, quel nostro particolare modo d’essere: “unico e irripetibile”, diveniamo anche collaboratori di Dio nel creare noi stessi. Diventiamo con Lui: con-creatori di noi stessi. Nel senso di portare a compimento proprio noi stessi insieme al progetto di Dio su di noi, nella fusione dello spirito e della volontà con quelli di Dio.

Ricordiamo che la ragione umana è fatta per esprimere l’essere, non un vago monismo-indefinito, ma l’Essere Infinito, che parla per primo all’uomo e l’uomo con le sue facoltà (che per analogia lo imparentano con tale Essere Sussistente), può capire e rispondere, e in questo lavoro c’è la realizzazione stessa dell’uomo. Questo è il fine della preghiera umana: accogliere la nostra creaturalità  (come esseri provenienti da Qualcuno) e nella preghiera, che diventa dialogo quotidiano, rimanere in contatto con Dio, fin da ora e poi per l’Eternità. Realizziamo così , per connaturalità, il nostro essere “a immagine e somiglianza” di Dio (in virtù dell’analogia dell’Essere) ed entriamo nella preghiera continua.

L’anelito di Gesù non è avere dei bravi meditatori ma di abitare nel tabernacolo vivente che è il cuore umano. Egli è a casa sua nel cuore degli altri! Per questo l’uomo può dire: l’io (il mio me) è un Altro! Perché Dio è in noi, come “musica silenziosa”, che attende di essere ascoltata, scoperta.

Un po’ quello che Teresa d’Avila chiamava: il Castello interiore. Gesù stesso, con l’Eucaristia, vive in ciascuno di noi dal di dentro, allo scopo di condurci a noi stessi. Ed è nella cattedrale del nostro cuore in cui il Regno di Dio può veramente espandersi e attuarsi. Ed è per questo che entrare dentro di noi è veramente molto difficile, quasi più difficile che scalare l’Everest. Perché “legioni” di demoni si accampano contro di noi per impedirci di inoltrarci in questo cammino in profondità dentro noi stessi, invitandoci a restare solo alla superficie.

Alla meditazione orientale  a noi cattolici viene proposto il pellegrinaggio dentro noi stessi. Pellegrinaggio al luogo del cuore per incontrare l’uomo nascosto del cuore, il vero noi stessi, quella persona che è in grado di incontrare il suo Dio dentro di sé e di dialogare con lui. Questo è il vero santo viaggio e pellegrinaggio da intraprendere. Non un pellegrinaggio in lungo, verso i santuari di questo mondo, ma un pellegrinaggio in profondità verso noi stessi e verso il nostro Dio che vuole incontrarci proprio al centro:  di noi stessi, del nostro cuore, della nostra anima, della nostra intelligenza.

Ame. 15.7.2023

Leggi per approfondire l’argomentazione il documento della : Congregazione per la Dottrina della Fede dal titolo: “Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica su alcuni aspetti della Meditazione Cristiana” (15.10.1989) in:

https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19891015_meditazione-cristiana_it.html#VI._METODI_PSICOFISICI-CORPOREI




 
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