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Omelia Prima Domenica Avvento 2010
 
Vegliate
l'Avvento ci pone di fronte al Signore che verrà

 

n. 974
Omelia 1^ Domenica Avvento
28.11.2010
p. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista

 

Vigilate

 La fine del mondo per i figli

 Con  l’Avvento iniziamo un nuovo Anno Liturgico, l’Anno di  Grazia del Signore.  Esso è un sacramento che mostra la volontà di Dio e la realizza nella nostra vita con pienezza. L’Avvento ha due temi: la fine dei tempi, con la venuta del Figlio di Dio, e la celebrazione della Sua prima venuta nel Natale. Il tema delle  prime tre domeniche dell’Avvento riguarda le realtà ultime della vita e del mondo. L’Avvento è un tempo forte dello Spirito che ci prepara all’incontro del Signore. La speranza ci fortifica nella fede. Resta l’impressione che l’arrivo repentino del Signore ci farà spaventare, quando sarà? Non possiamo avere questa preoccupazione. Basta ascoltare le parole di Gesù: “Vegliate, perché non sapete in quale giorno verrà il Signore” (Mt 24, 37-44). Così Gesù ci previene  e sostiene la fragilità della comunità davanti alle insicurezze del futuro. La futura venuta non fa parte delle nostre preoccupazioni. Certo se ci lasciamo anestetizzare saremo impreparati. Il tempo dell’Avvento ci  pone di fronte al Signore che verrà.  C’è differenza tra la fine per i figli e la fine per coloro che vivono come al tempo di Noè: “Mangiavano, bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell’Arca e non si accorsero di nulla finchè venne il diluvio e inghiottì tutti” (Mt 24, 38-39). L’espressione: “mangiavano, bevevano si sposavano…” è una maniera semitica per esprimere il materialismo  della vita senza Dio e senza senso. Costruire l’arca era un avvertimento della Parola di Dio che non fu ascoltata. La parola “vigilare” fa ricordare le diverse parabole sulla vigilanza, come quella delle 10 vergini. Non si riferisce a paura o a insicurezza, ma indica la vita della fede operante nella carità, come spiega Paolo.

Indossiamo le armi della luce (Rm 13,12)

 I Sacramenti aiutano a vivere il giorno della speranza. In ogni Eucaristia invochiamo: “Vieni, Signore Gesù!”. Ne anticipiamo la venuta e ci assumiamo la missione di costruire.  Rivestiti di Cristo, siamo pronti ad andare con Lui e allo stesso tempo a costruire il mondo nuovo, come proclama il profeta Isaia: “i popoli forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo…. Lasciamoci guidare nella luce del  Signore” (Is 2, 4-5). Una fede che non penetra il sociale, deve domandarsi se è vera fede o teoria. Il giudizio finale sarà sopra questa dimensione. Rivestirsi del Signore Gesù è vivere la Sua Vita e attuarla nella società rinnovata. Rivestirsi è il cammino per la divinizzazione. Paolo raccomanda di evitare la concupiscenza della carne (Rm 13,13)

 

E’ tempo di svegliarsi

 La preghiera ci avverte su ciò che nella vita è fondamentale: “Amare ciò che è del cielo. E, camminando tra le cose che passano, abbracciare le cose che non passano” (dopo comunione). Paolo dicendo che “ora la salvezza è più vicina di quando diventammo credenti”, ci stimola a restare vigilanti poiché “ è ora di svegliarsi dal sonno” (Rm 13,11). Noè era sveglio e fece l’arca, anche davanti all’incredulità dei suoi concittadini. Stare sveglio è l’atteggiamento del figlio che ha la certezza di essere cercato dal Padre. Il Regno di Dio è aperto a tutti coloro che desiderano  conoscere i cammini di Dio. Il Salmo canta: “Che gioia quando mi dissero: andremo alla casa del Signore!” Celebrare la venuta del Signore nel Natale e alla fine dei tempi è assumere il compito di costruire un mondo nuovo.

 

Letture: Isaia 2, 1-5; Salmo 121; Romani 13, 11-14;
Vangelo: Matteo 24, 37-44

 

 

 
 
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