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Omelia Seconda Domenica Quaresima 2010

 

 

vivere da trasfigurati vuol dire
vivere atteggiamenti coerenti con la fede

N. 896
Omelia
Seconda Domenica Quaresima
28.02.2010
P. Luiz Carlos de Oliveira
Redentorista

 

“E’ bello per noi stare qui”

Ascoltate ciò che Egli dice

Luce e tenebre! Vita e morte! Sono parole che si incontrano nel mistero di Cristo e nel cammino del discepolo.  In questo inizio della  Quaresima contempliamo Cristo nella sua tentazione, momento di tenebre e luce. Siamo  presi nell’angustia della fragilità e del peccato. Per comprendere questa situazione e superare lo scandalo della Croce, dobbiamo contemplare Gesù nella  sua realtà di Risorto annunciata dalla Trasfigurazione. Avremo così la speranza nella vittoria della Risurrezione di Gesù e della nostra in Lui. La Trasfigurazione di Gesù non può essere vista solo come una  bella scena che Pietro ricorda, nella sua lettera, con argomenti forti: “Infatti, non per essere andati dietro a favole artificiosamente inventate vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza …mentre eravamo con lui sul santo monte” (2 Pt. 1,16-18). Sul Tabor, infatti, c’è un insegnamento fondamentale per i discepoli: “La Legge e i Profeti fino a Giovanni; da allora in poi viene annunziato il Regno di Dio e ognuno si sforza per entrarvi” (Lc 16,16). Gesù si trasfigura e, accanto a Lui appaiono Mosè ed Elia, simbolizzanti l’Antico Testamento, la Legge e i Profeti, e mentre questi se ne vanno Pietro fa a Gesù la proposta di costruire tre tende per mantenere quella bellezza (Lc 9,33). Questa è la tentazione di voler  continuare con l’Antico Testamento, senza assumere la novità del Regno. In Gesù la Legge e la Profezia arrivano alla loro perfezione e terminano la loro funzione. La voce del Padre è chiara indicando chi è la Legge e chi è il Profeta: “Questo è il Figlio mio, l’eletto, ascoltatelo” (35). Nella Nuova Alleanza è Gesù  che parla, parla la Parola del Padre. Entrare nella nuvola vuol dire entrare alla presenza di Dio. Ricorda la teofania (manifestazione di Dio) del Sinai. Avendo così mostrato la Gloria, può ora discendere dalla montagna e continuare il cammino verso Gerusalemme dove si realizzerà il disegno di Dio della Morte e Risurrezione. La comunità non dispensa dalla Legge e dai Profeti ma li comprende attraverso Gesù.

 

Promessa di una terra

In questa Quaresima riflettiamo sull’alleanza di Dio con il suo popolo. Dio sceglie e fa alleanza con Abramo. Questi riceve la promessa di diventare un grande popolo  e di possedere  una terra, come leggiamo : “Guarda verso il cielo e conta le stelle se ci riesci… così sarà la tua discendenza. Alla tua discendenza darò questa terra” (Gn 15, 5.18).  L’Alleanza di Dio con Abramo avviene con un rituale  particolare nel quale vengono uccisi degli animali e ogni metà posta di fronte all'altra.  Abramo passerà in mezzo ad esse pronunciando le maledizioni rituali.  Il patriarca entra poi  in un profondo torpore e terrore, segnali della presenza di Dio. Dio, come una torcia di fuoco, compie la stessa cosa, passando in mezzo agli animali consumando il sacrificio. Dio fa con lui l’alleanza della terra. Dio è fedele. Questa alleanza sarà completa  con la nuova portata da Cristo, attraverso il suo corpo ferito. Gesù è fedele  a questa nuova alleanza e associa a se tutti coloro che credono in Lui. A noi sta essere fedeli.

 

Siamo cittadini del cielo

La Trasfigurazione di Gesù è una meta per ogni cristiano: saremo anche noi trasfigurati: “Egli trasformerà il nostro corpo umiliato e lo renderà somigliante al suo corpo glorioso” (Fil 3,21), perché siamo cittadini del Cielo (20). Abramo  è stato il padre del popolo, ha ottenuto la terra, avuto una discendenza che è arrivata alla sua meta: manifestare al mondo il Figlio di Dio che in se unisce tutti i popoli come unico popolo. La trasfigurazione è anche un cammino per la vita: vivere da trasfigurati vuol dire vivere atteggiamenti coerenti con la fede.

 

Letture: Genesi 15, 5-12.17-18; Salmo 26; Filippesi 3, 17-4,1;
Luca 9, 28b-36

 

 
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