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Il riposo eterno- Celebrazione dei Defunti
 
 

n. 967
articolo
p. Luiz Carlos deOliveira
Redentorista

 

“Dona loro il riposo eterno”

 

864. Una tradizione cristiana

 La celebrazione dei Defunti è sorta dopo  quella di Tutti i Santi, nell’Abbazia di Cluny nel 998. l’Abbate S. Odilon  ordinò che si celebrasse questo giorno nei monasteri posti sotto la sua giurisdizione. La preghiera per i morti è presente nella Chiesa dai primordi, seguendo la tradizione di tutti i popoli. Pregare per i defunti, fare le tombe, portar loro dei fiori (o altre offerte conformi alla cultura), significa credere che essi vivono e sono in comunione con noi. Nella sepoltura di Gesù abbiamo visto che c’erano dei riti stabiliti, che dovevano essere completati dopo il sabato. Nella tradizione romana si celebravano i refrigerium ,  che erano dei pranzi in occasione delle sepolture. Erano pasti nei quali si riunivano i familiari nel 3°, 7°, 30° giorno. Lentamente  la celebrazione Eucaristica sostituì questi rinfreschi. Santa Monica, disse una volta ai suoi figli, e tra loro Agostino: “Vi chiedo solo che vi ricordiate di me all’altare di Dio, ovunque vi troviate” . Perché ricordarsene al momento dell’Eucaristia? Già c’era nella tradizione antica l’uso di  chiedere preghiere  per l’anima dei defunti. L’Eucaristia è celebrazione a Dio per i vivi e per i morti. Le Catacombe sono meravigliose testimonianze di orazione per i defunti. Lì sono scritte frasi e disegnati simboli di preghiera. Nella celebrazione dei funerali, si incontra ciò che si pensa della morte e del destino dei morti. Dal dolore  e dal disgusto dei pagani, si passa al clima della risurrezione che troviamo nei testi liturgici. Nel periodo medievale   si usava un linguaggio un po’ troppo tetro, che è stato cambiato nei nuovi riti alla luce della risurrezione.

 

865. La morte sul mio cammino

 Nella spiritualità, piena di luce e di vita, che abbiamo sempre cercato di capire, incontriamo il momento della morte. Il dolore, il pianto, le lacrime e la nostalgia non sono un male. Tutto questo è umano. La società rifiuta i  segni della morte, i simboli del lutto e  i ricordi dolorosi. E il dolore è vissuto nella solitudine. Celebrare il giorno dei defunti è avere l’opportunità di vedere il nostro futuro. Tutti moriremo. La morte fa parte della vita e la vita, diceva un biologo, sono le forze che resistono  alla morte. Dio vuole che tutti vivano intensamente e, nel momento della nostra partenza, ci troviamo pronti per andare all’incontro con Lui in allegria. La gioia si coltiva nella fede nella risurrezione. “Per coloro che credono in Voi, la vita non è tolta, ma trasformata” (Prefazio dei defunti). La fede in Gesù ci unisce alla sua Risurrezione.

 

866. Orazione per i  defunti

 Preghiamo sempre per i morti. Ci sono gruppi religiosi che negano il valore di questa preghiera. Negano che fanno parte del Corpo di Cristo, come insegna san Paolo: “Se un membro  del corpo soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui” (1 Cor 12,26).  Coloro che vivono nella Gloria, coloro che sono nel pellegrinaggio terreno  e coloro che passano dalla purificazione definitiva che chiamiamo Purgatorio, sono parte uno degli altri. Siamo parte di un solo corpo. I morti non possono fare più niente per sé, poiché è passato il tempo del merito. Ed è per questo che, in ogni messa, ci si ricorda sempre dei defunti: “Ricordati, anche dei nostri fratelli che sono morti nella speranza della risurrezione: accoglili nella luce del tuo volto”, (liturgia). Celebrare per loro  è avvicinarli ogni volta di più alla Luce e alla Pace. E’ bene pregare per i morti, poiché un giorno pregheranno per noi. In ogni eucaristia preghiamo per tutti, non solo per coloro che sono ricordati.

 

 

 
 
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